-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gli esperimenti di Roberto Orlando per pensare una società unita
Mostre
Polluzione è il titolo della mostra di Roberto Orlando curata da Vito Chiaramonte e che fino al 25 giugno 2024 sarà visitabile negli spazi della Giuseppe Veniero Project a Palermo.
La mostra, che prende il nome dall’atto involontario di eiaculare durante il sonno, reinterpretato dall’artista come tentativo involontario di riprodursi, si articola sostanzialmente in due stanze comunicanti, nelle quali si identificano rispettivamente un salotto e un giardino d’inverno di stampo Liberty. È proprio quest’ultimo, che nell’ottica di Orlando assume la configurazione di una serra-laboratorio, dove le diverse specie vegetali in essa presenti entrano in contatto tra loro per mezzo del polline che si sposta nell’aria, ad essere il fulcro in cui si condensa l’ossessiva ricerca scientifica dell’artista palermitano.
Immaginando una personale mimesi con la figura ormai persa dell’estrattore di resina, Roberto Orlando entra in contatto non soltanto con il polline – qui inteso come universale mezzo di contatto – che investe lui e gli altri elementi naturali presenti nel suo laboratorio, ma anche con i propri strumenti di lavoro, che si validano in qualità di opere d’arte per via dell’estetica che li caratterizza, che ragiona sul fluido e sul contatto, diventando elementi installativi con i quali l’artista permette di accedere al proprio immaginario.
Le ambientazioni della pittura di Orlando, pura ed essenziale nell’equilibrio instaurato tra i volumi e le forme che la compongono, sono spesso caratterizzate da architetture di ispirazione lecorbuseriana tipicamente aperte e connesse al paesaggio, avvolte da nubi di granuli coloratissimi di polline in movimento, da cui si sviluppano vegetazioni ibride al limite tra la natura e il design. A fare da insegna a tali atmosfere talvolta è un’apparente decorazione in chiaro stile Liberty, nella quale l’artista, ispirandosi alla particolare fluidità della resina, inserisce con un approccio calligrafico riflessioni, annotazioni e poesie surreali che svelano le limitazioni dell’Uomo e il suggerimento di prendere in esempio il mondo vegetale.
Le architetture, il polline e le vegetazioni, diventano intelligenti pretesti per parlare di una comunità aperta, perennemente in contatto e priva di limitazioni verso l’altro. «I miei esperimenti sono un modo per avvicinarmi ad un mondo perfetto, in cui è possibile ibridarsi, toccarsi, fare parte di ognuno e permettere agli altri di fare parte di te». Così l’artista descrive la propria ricerca e il suo interesse verso la costruzione di una società realmente coesa, applicando una critica lucida ai contemporanei rifiuti verso ogni individuo ritenuto diverso, aggiungendo «Le piante sono molto più avanti dell’Uomo per quanto riguarda le relazioni. Fin quando l’Uomo baserà le sue società sulle distinzioni etniche, religiose e di genere, vivrà nel fallimento».
Polluzione, tra i suoi sottofondi erotici, propone un indirizzo più scientifico al comune tema del confronto uomo-natura, individuando nella ricerca riferimenti puntuali per esaminare le criticità della società contemporanea e proporre soluzioni romantiche alle fratture che lo stesso Uomo produce nel genere umano.