“Hic sunt dracones” è un dialogo tra due percorsi artistici differenti, quello della scultrice Chiara Camoni (Piacenza, 1974) e quello del collettivo Atelier dell’Errore, nato nel 2015 e guidato da Luca Santiago Mora, con l’intento di valorizzare la produzione artistica di giovani provenienti dalla neuropsichiatria infantile dell’Azienda Sanitaria Locale di Reggio Emilia. La curatrice Elena Volpato, dopo la precedente mostra dal titolo “Sul principio di contraddizione“, si concentra su una variante della contraddizione stessa, ovvero la metamorfosi. Decide così di ricercare il pensiero metamorfico nell’arte contemporanea «Nei suoi territori più fertili, quelli distesi a cavallo del suo confine estremo, dove i cartografi un tempo avrebbero scritto il loro avvertimento e disegnato draghi d’ogni specie e forma».
La produzione creativa degli artisti presenti in questa mostra è accomunata da un forte primitivismo della forma con tangenze sciamaniche, improntata sulla rappresentazione degli esseri viventi, spesso ibridi e poliformi, «che rifuggono da ogni tipo di classificazione». Chiara Camoni ha lavorato per alcuni anni con l’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali di Napoli, mentre il collettivo artistico emiliano ha pubblicato nel 2016 l’”Atlante di zoologia profetica”. La loro interpretazione del mondo naturale è accomunata da una sorta di alterità: da una parte, per conto dell’AdE, è espressa attraverso un’innata predisposizione alla ribellione, conosciuta come la follia; dall’altra la Camoni sceglie di rievocare le tradizioni ancestrali in contrapposizione alla conformità dei principi attuali, volgendo il mondo al femminile.
All’entrata della mostra si incontra la “Serpentessa”, una scultura in legno di mimosa di Chiara Camoni che accoglie i visitatori, insieme al video “Black Atlas” di Atelier dell’Errore composto da una serie di disegni di animali semi fantastici. Questi due lavori aprono le porte della metamorfosi tra la dimensione reale e l’allucinazione per dare inizio ad un viaggio attraverso grandi disegni, sculture e installazioni appartenenti ad un nuovo immaginario da esplorare, oltre i confini segnati dai leoni.
Negli spazi della GAM è possibile visitare anche la mostra su Jannis Kounellis, ultimo appuntamento di un ciclo di esposizioni dedicate alla storia del video d’artista italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, in collaborazione con la Biennale di Venezia. La mostra è composta da “No title”, l’unico video che Kounellis abbia mai realizzato, e tre grandi fotografie che ritraggono l’artista con delle maschere rappresentanti tre diverse manifestazioni del dio Apollo.
Infine è possibile visitare “Ottocento” fino all’11 aprile, una mostra che valorizza la collezione del XIX secolo della Gam, con opere di Sartorio, Pellizza da Volpedo, Gastaldi, Fontanesi e Grosso.
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