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Hotel Patria: la mostra di Roberto di Alicudi, fra storie e miti siciliani
Mostre
C’è una frase emblematica che mi ha detto Roberto Di Alicudi durante la nostra chiacchierata: «L’amore non c’è più, ma la casa è rimasta», come a voler sottolineare che è rimasto un punto di connessione, un nodo che lega e che rappresenta un luogo di contatto, ma anche di studio e di abitazione. La casa di cui mi parla Roberto è la sua abitazione ad Alicudi, motivo per cui, non a caso, ha deciso di farne una scelta esistenziale, associando al suo nome “Di Alicudi”, in un senso di appartenenza non solo geografica, bensì sentimentale. Napoletano di origine, Roberto Di Alicudi vive infatti da circa 20 anni sull’omonima isola dell’arcipelago delle Eolie, dove porta avanti i suoi studi sulla cultura e sulla tradizione siciliana, ampliando da autodidatta le proprie abilità nella storica tecnica della pittura su vetro.
“Hotel Patria” – a cura di Valentina Rippa – è il nome della mostra ospitata all’interno della storica ditta Parlato Tessuti nel centro di Palermo, il cui nome riprende il rinomato albergo sorto anticamente nel quartiere Kalsa e di cui l’artista riproduce l’insegna come un dipinto su vetro. La mostra è da intendersi come una vera e propria ode alla Sicilia, rivolta in particolare a Palermo, alla quale l’artista dedica diverse opere, dai vivaci ritratti delle sante Agata, Cristina, Ninfa e Oliva, compatrone della città e che qui simboleggiano i Quattro Canti, il centrale crocevia della città in cui si incrociano le vie principali e che storicamente dividevano Palermo in quattro parti, alla serie di dipinti in cui l’artista raffigura 24 volte la parola “silenzio”, simbolo del caratteristico voto delle monache della Chiesa e Monastero di Santa Caterina.
Dissacranti, religiose e folkloristiche, le visioni di Roberto di Alicudi custodiscono e rendono pubbliche le storie siciliane in cui il mito e le vicende più bizzarre, si fondono a scenari unici e di spaesante poesia, in quella che appare essere ora una pura e genuina rappresentazione paesaggistica, ora un’illusione allucinata. Così, come costellazioni luccicanti, le opere dell’artista campano accendono i sentimenti dell’osservatore, che fra le forme elementari della pittura su vetro, torna ad affascinarsi di quegli scorci spesso ignorati e ad incantarsi di storie in via di sparizione.
Inevitabile non farsi ipnotizzare dai particolari occhi che dipinge l’artista, brillanti come fari e sempre cangianti, a volte sui visi e altre a decorare gli scenari che raffigura, in un tentativo ossessivo di immortalare il genius loci, che secondo l’artista stesso si nasconde nello sguardo di coloro che popolano quest’isola, fondamentale per descriverla nelle sue diversità e nelle sue più disparate sfumature storiche, mitologiche e sociali.
A chiudere la mostra, allo stesso modo in cui è stata aperta, un video – qui riprodotto dietro lenzuoli stesi nel cuore dello storico negozio di tessuti – ritrae scorci incantevoli di Alicudi, in cui l’artista si perde immergendosi fra i dettagli delle strade e i profumi dei paesaggi naturali, avvolgendosi di colori che, come un tessuto morbido e confortevole, rimangono attorno anche all’osservatore che non potrà più fare a meno di notarli attorno a sé e di sentirsene parte.