14 gennaio 2025

How to Go On? dopo 30 anni dalla guerra dei Balcani

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Il Museo d'Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM) di Lubiana ospita la mostra collettiva How to Go On?, fino al 20 febbraio 2025, una selezione di opere della galleria moderna Arteast 2000+, la prima collezione museale dedicata all’avanguardia artistica del dopo guerra dell’Europa dell’Est, e delle collezioni nazionali slovene

How to Go On?. Installation view, Museo d'Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM), Lubiana

Dopo trent’anni è ancora difficile parlare delle cause e delle azioni messe in atto durante la guerra che ha tragicamente modificato l’assetto sociale, culturale, economico e politico dei Balcani. In un groviglio di dubbi e tentativi di comprendere le dinamiche di un conflitto che ha devastato un intero popolo e disintegrato un paese, l’arte cerca a suo modo di colmare l’inesauribile tristezza che pervade lo spirito dell’est. La guerra dei Balcani ha messo in atto dei cambiamenti che hanno completamente stravolto questa parte del mondo, lasciando un territorio depresso in preda a diseguaglianze sociali, corruzione e un generale sentimento di impotenza. Cosa è rimasto dell’idea dell’Europa dell’Est dopo tutto quello che è successo? Come andare avanti? Il progetto espositivo How to Con On? si articola attraverso la compresenza di tre differenti finestre tematiche che, coniugando arte e attivismo politico, raccontano la travagliata storia che ha dato vita al contemporaneo offrendo nuove visioni di giustizia sociale.

How to Go On?. Installation view, Museo d’Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM), Lubiana

Nella prima parte della mostra, gli artisti  Jusuf Hadžifejzović, Igor Grubić, Vlado Martek, Darinka Pop – Mitić, Dan Perjovschi, Tone Stojko, Bálint Szombathy, Škart, Jane Štravs, Slaven Tolj e Konstantin Zvezdochiotov propongono una riflessione sul tema della gerarchia sociale e dei rapporti del potere, indagando lingua, comunità, identità e rapporto con la realtà. Balint Szobathy (Serbia, 1950) esplora il linguaggio e i simboli del socialismo in un esercizio critico di decostruzione della bandiera Jugoslava. Non potendo distruggere una data realtà l’artista crea una nuova dimensione di significato. Mentre Konstantin Zvezdochiotov (Russia, 1958) si questiona sull’accezione della parola “est”, che per ogni paese rappresenta una sfumatura diversa. Nel suo grande quadro ad olio Vseh sedem vzhodnih grehov. Apoteoza / All Seven Eastern Sins. Apotheosis (2004) dipinge, come se si trattasse di una dettagliata vignetta, i sette peccati capitali del suo est. Dello stesso artista è presente l’opera Stolp z uro / Clock Tower (1994), realizzata in seguito agli eventi sociopolitici della Jugoslavia e presentata alla seconda Cetinije Biennale in Montenegro. L’opera, ricreata appositamente per il Metelkova, è un’installazione che rievoca il passato militare del museo, composta da abiti dell’esercito stesi intorno ad un’architettura in miniatura dipinta da colori mimetici.

How to Go On?. Installation view, Museo d’Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM), Lubiana

Da una parte patriarcato, corpo e media e dall’altra ideologia e guerra, sono queste le due tematiche principali che contraddistinguono la selezione di lavori della seconda parte della mostra a cura di Bojana Piškur e Siniša Ilić. Le artiste Marina Abramović, Vlasta Delimar, Alla Georgieva, Katalin Ladik e Natalia LL, Maja Bajević, Jenny Holzer, Sanja Iveković, Zofia Kulik, Goranka Matić e Milica Tomić si esprimono apertamente denunciando qualsiasi forma di dominazione e discriminazione, che si tratti di patriarcato, sessismo, militarismo e nazionalismo di alcun genere. Le loro opere sono volte a disturbare gli ingranaggi di un assetto sociale radicato al potere, mettendo in discussione sovrastanti le sovrastanti ideologie e convinzioni. La violenza, in qualsiasi forma, viene condannata e resa pubblica dalle azioni performative ribelli di donne che intendono mostrarne la crudeltà senza mezzi termini. Ne sono un esempio i 72 oggetti utilizzati nell’iconica performance Rhthm 0 (1974) di Marina Abramović (Serbia, 1946), disposti su un tavolo. Sono esplicite, nero su bianco, le istruzioni dell’artista che invita ad utilizzare liberamente gli oggetti da lei predisposti sul suo corpo che, utilizzato come un oggetto, è divenuto testimonianza dell’espressione più violenta e cupa dell’animo umano. Durante quelle famose sei ore i partecipanti della performance sono stati capaci di varcare la soglia della sua dignità personale interpretando spregiudicatamente la libertà da lei concessa, giustificati dal suo consenso per compiere deliberatamente atti immorali sul suo corpo.

Lustmord (1993-1994) è la prima opera in cui Jenny Holzer (USA, 1950) utilizza il corpo umano come mezzo di espressione. Il titolo è preso dalla parola tedesca composta dai termini “desiderio” e “omicidio” ed è stato scelto per una serie di fotografie che, disposte come fossero un mosaico, descrivono la violenza sessuale. Delle frasi, incise con inchiostro sulla pelle, mostrano le diverse prospettive coinvolte in questo atto. Da una parte l’osservatore, dall’altra il responsabile e infine la vittima. L’opera è realizzata per denunciare i crimini della guerra in Bosnia ed Erzegovina dei primi anni Novanta in cui lo stupro era utilizzato come un’arma strategica.

How to Go On?. Installation view, Museo d’Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM), Lubiana

Una terza parte della mostra è dedicata invece al gruppo avanguardista OHO, nato in Jugoslavia alla fine degli anni Sessanta da Marko Pogačnik (Slovenia, 1944) e Iztok Geister (Slovenia, 1945), composto in seguito anche da David Nez, Mlenko Matanović, Andrez Salamun e altri. Seguendo una filosofia anticonformista, nell’ambito dei movimenti di controcultura del ‘68, mettono in crisi la visione antropocentrica. Liberandosi concettualmente dalle catene culturali del tempo si lasciando guidare dalla nozione di “reismo”, azzerando ogni significato e sviluppando nuove relazioni. Gli artisti del gruppo OHO, interagendo con la dimensione ambientale, ideano un modello di pura autonomia attraverso cui poter esprimere la propria identità, questionando il sistema socio-politico dell’epoca.

In mostra è presente il corto Revolution (1975), diretto dal pionere del cinema moderno sloveno  Boštjan Hladnik e basato sul fumetto The light of Darkness di Pogačnik e Geister. Nell’opera video gli oggetti che utilizziamo ogni giorno si ribellano al consueto scopo per cui sono stati creati, stravolgendo la realtà. Intelligente, irriverente e assurdo il film invita ad avere un’attitudine quotidiana consapevole. In mostra sono presenti anche le opere di Yuri Avvakumov, Manca Bajec, György Galántai, Igor Grubić, Dejan Habicht, Sanja Iveković, Vladimir Kupriyanov, Siniša Labrović, David Maljković, Slavko Matković, New Collectivism e il Nonument Group (Martin Bricelj Baraga, Nika Grabar, Miloš Kosec, Neja Tomšič).

A meno di 100 km dal confine italiano è possibile rileggere la storia a cui siamo abituati da un punto di vista differente. Le opere degli artisti scelti per la grande collettiva, diventano le voci di un resoconto complesso e doloroso che lascia trasparire la grande ferita di un popolo che, oggi diviso, cerca di ricostruire la propria identità pensando ad una moltitudine di alternative e strade differenti per determinare un nuovo futuro. Le loro testimonianze e rielaborazioni della realtà diventano parte di un discorso che continua a ripetersi affinché venga ascoltato.

How to Go On?. Installation view, Museo d’Arte Contemporanea Metelkova (+MSUM), Lubiana

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