29 giugno 2020

I 300 anni di Piranesi: le incisioni ai Musei Civici di Bassano

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Ai Musei Civici di Bassano una grande mostra con le incisioni di Giambattista Piranesi. Pierluigi Panza, co-curatore della mostra, ci ha raccontato la mostra e l'eredità di Piranesi oggi

Giambattista Piranesi, Arco di Costantino, acquaforte 47,7 x 71,2 cm, courtesy Musei Civici di Bassano

Con la mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, a cura di Chiara Casarin e Pierluigi Panza, i Musei Civici di Bassano del Grappa (Vicenza) celebrano il trecentesimo anniversario della nascita, il 4 ottobre 1720, di uno dei maggiori incisori della storia: Giambattista Piranesi (1720-1778), il cui lavoro ha influenzato enormemente l’immaginario dei suoi contemporanei e il cui fascino giunge intatto fino ad oggi, ispirando cinema e architettura, come ci racconta Pierluigi Panza nell’intervista qui sotto.

La mostra

Per la prima volta nella loro storia i Musei Civici di Bassano espongono al pubblico il corpus completo di incisioni piranesiane, circa 570, presenti nelle collezioni permanenti cittadine, e appartenute, tra gli altri, ad Antonio Canova.
Allestita nelle sale di Palazzo Sturm, “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo” sarà visitabile fino al 19 ottobre, e «propone tutti i capolavori grafici di Giambattista Piranesi patrimonio delle raccolte bassanesi. Un corpus completo che comprende incisioni sciolte e molte altre racchiuse in volumi ai quali si aggiunge la serie completa delle Carceri d’Invenzione proveniente dalle collezioni della Fondazione Giorgio Cini di Venezia», si legge nel comunicato stampa.

La mostra si colloca nella serie di approfondimenti sulla storia dell’incisione che i Musei Civici di Bassano hanno iniziato lo scorso anno con “Albrecht Dürer. La collezione Remondini“, dedicata alle incisioni del maestro tedesco.

Abbiamo approfondito alcuni aspetti della figura di Piranesi e della mostra con il co-curatore, Pierlugi Panza.

In che modo l’opera di Piranesi ha influenzato i suoi i contemporanei e le generazioni successive, dall’incisione alla pittura, fino al teatro e persino alla musica?

«La bottega di incisioni e scultura all’antica di Piranesi, come quelle di altri contemporanei, vendevano soprattutto ai nobili viaggiatori del Grand Tour. Questo favorì la diffusione del gusto Piranesi in tutta Europa, sia attraverso i Pensionari dell’Accademia di Francia a Roma sia attraverso gli inglesi, specie i fratelli architetti Adam che portarono il suo gusto in Inghilterra. Si ritrova Piranesi nei Capricci di Hubert Robert nei disegni di Joseph Gandy e sir John Soane, la cui dimora londinese è uno scrigno del gusto Piranesi. La forza ispiratrice delle visioni piranesiane attraversò la lettura inglese e francese, da Walpole, Beckford e De Quincy, da Balzac, Hugo, De Musset, Baudelaire e Proust sino a Marguerite Yurcenar, che scrisse le Memorie di Adriano dopo aver comprato alcune stampe di Piranesi.

Anche cinema e teatro guardarono a lui. Sergej Ėjzenštejn è un appassionato delle Carceri di Piranesi, alcuni scorci di Ottobre sono usciti dall’opera di Piranesi. Una citazione dichiarata è nella città di Gotham City nel film Batman di Tim Burton. Gli scenografi contemporanei pongono attenzione alle Carceri per trovare ispirazione per il Fidelio di Beethoven: Werner Herzog fa disegnare a Ezio Frigerio una imponente prospettiva della prigione chiaramente ispirata a Piranesi; nel Ring con la regia di Chereau a Bayreuth del 2005, Peduzzi disegna lo spazio trasformando la scena medioevale in una moderna immagine che guarda a Piranesi e lo si è rivisto anche nel Tristano del 2015 messo in scena a Bayreuth da Katharina Wagner».

Piranesi Bassano
Giambattista Piranesi, Resti dell’acquedotto neroniano, acquaforte 58,6 x 85,4 cm, courtesy Musei Civici di Bassano
L’opera di Piranesi gode di un’enorme notorietà, qual è secondo Lei il giusto approccio per poter comprendere l’unicità e la portata del suo lavoro? In quali aspetti risiede, ancora oggi, l’attualità del lavoro di Piranesi?

«Piranesi è stato un padre nobile della Postmodernità e della Decostruzione. Il suo gusto per la complessità, il bricolage, la citazione, il Capriccio, la sua visione – errata e deformata – della Storia dell’Arte, il suo gusto per la polemiche, l’invettiva contro i committenti lo rendono un personaggio contemporaneo negli atteggiamenti. In recenti Biennali di Architettura sia Peter Eisenmann che Rem Koolhaas hanno citato il suo lavoro: Eisenmann ha presentato un’interpretazione del Campo Marzio, opera nella quale, nel 1762, Piranesi aveva inciso un’Urbe immaginaria dell’età imperiale. Koolhaas nella stanza dedicata al “focolare domestico” ha riesposto l’elaborazione di un camino piranesiano realizzata nel 2010 dalla Fondazione Cini nella mostra “Piranesi designer” curata da John Wilton Ely.

Se questo dimostra la sua attualità, un approccio corretto non può prescindere dai dati emersi anche dalla mia ricerca Museo Piranesi del 2017: il nostro era immaginifico nelle composizioni ma dettagliato nei singoli pezzi che, il più delle volte, riproducevano vasi, candelabri, cippi, lapidi che conservava nel suo museo domestico e assemblava in Capricci da vendere ai viaggiatori”».

Giambattista Piranesi, Tempio di Minerva Medica, acquaforte 47,5 x 70,4 cm, courtesy Musei Civici di Bassano
I materiali in mostra provengono dal fondo Piranesi della Biblioteca Civica di Bassano. Che cosa rappresenta questo fondo per lo studio dell’opera di Piranesi?

«È una bella scoperta per due aspetti. Delle circa 570 stampe custodite a Bassano alcune sono sciolte ma la più parte è in volumi che appartennero al papa veneziano Clemente XIII Rezzonico, colui che favorì l’ascesa di Piranesi a Roma e lo fece diventare architetto, attività alla quale aspirava. Tra il 1764 e il 1767 ricostruì la Chiesa di Santa Maria del Priorato all’Aventino e l’anno seguente gli fu conferita dal pontefice l’onorificenza dello Speron d’oro. Alla sua scomparsa, il Papa lasciò questi volumi in eredità al nipote Abbondio il quale, a sua volta, li donò a Canova ed entrarono a far parte della raccolta dei Libri d’arte del grande scultore. Furono così ereditati dal fratellastro Giovan Battista Sartori che lasciò tutto a Bassano e Possagno.

Un secondo aspetto riguarda i rapporti tra il figlio di Giambattista, Francesco Piranesi, e la calcografia Remondini di Bassano. Sono in mostra una serie di lettere che la calcografia degli eredi Piranesi scrisse alla più potente Remondini, nota in tutto il mondo. In mostra anche delle vedute colorate che i Remondini realizzarono da alcune Vedute di Roma di Piranesi».

Giambattista Piranesi, Piramide di Caio Cestio, acquaforte 45,5 x 57,3 cm, courtesy Musei Civici di Bassano
Con quali criteri avete selezionato il materiale e organizzato il percorso espositivo?

«Chiara Casarin, in accordo con i musei civici di Bassano del Grappa, ha disposto un percorso espositivo molto chiaro. All’ingresso si trova un’opera d’arte contemporanea di Luca Pignatelli che nella sua serie Icons riprende il lavoro di Piranesi: quest’opera inedita è una rielaborazione della Veduta del Castello dell’Acqua Felice. Ai piani superiori abbiamo prima l’esposizione del Piranesi archeologo e vedutista, poi abbiamo la possibilità di vedere in video tutte le 570 stampe presenti a Bassano; infine, all’ultimo piano dominano le 16 tavole delle Carceri del 1761 e un filmato fornito dalla Fondazione Cini che ci consente di vederle in terza dimensione».

Giambattista Piranesi, Tempio della Sibilla a Tivoli, acquaforte 51,9 x 68,6 cm, courtesy Musei Civici di Bassano
Perché è stato importante fare in modo che la serie de le Carceri, in prestito dalla Fondazione Cini, fosse presente nel percorso espositivo?  

«Perché le Carceri rappresentano la sua opera più immaginifica, e il tema del fantastico in Piranesi è molto importante. Inoltre, sono l’opera che più affascina i contemporanei. Tuttavia, bisogna ricordare che Piranesi – chiamato il “Cavaliere pasticci” dai suoi contemporanei – fu anche meticoloso studioso di antichità romane, sia architettoniche sia di manufatti antichi, che fu uno straordinario vedutista, uno storico d’arte, un polemista e, infine, architetto e art dealer, restauratore e venditore di pezzi all’antica».

Palazzo Sturm
Palazzo Sturm, sede della mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa
Veduta della mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa
Palazzo Sturm
Veduta della mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa

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