Categorie: Mostre

I gioielli e la poetica dell’abitare. La lezione di Andrea Branzi in mostra a Milano

di - 21 Dicembre 2024

Dopo aver ospitato il focus sugli ornamenti per il corpo di Pietro Consagra, la Galleria di 10 Corso Como continua la sua riflessione sui creativi che hanno rivoluzionato il mondo dell’arte, del design, della moda e dell’architettura. È la volta questa di Andrea Branzi, designer, architetto e teorico pluripremiato di fama internazionale, scomparso l’anno scorso. Andrea Branzi. Civilizations without jewels have never existed, a cura di Alessio de’ Navasques con la collaborazione di Nicoletta Morozzi e Lorenza Branzi e con le gallerie Casa Argentaurum e Friedman Benda, restituisce un affresco chiaro ed essenziale della poetica di Branzi a partire dagli anni Ottanta fino alle ultime creazioni del 2023.

10 Corso Como, Andrea Branzi exhibition. Photo credit 10 Corso Como

L’abitare poetico di Andrea Branzi

Fondamentale come sempre è la ricerca d’archivio – in questo caso ancora in fase di costituzione – per attingere ai materiali che sono testimonianza diretta di una progettualità e di una forma mentis duttile e aperta alle contaminazioni. Analogamente si comportano le opere ideate da Branzi, oggetti ibridi che mirano a uscire dai crismi consacrati al design e all’architettura attraverso l’intromissione della natura sotto forma di materia primigenia. L’approccio sembra simile a quello adottato dagli artisti dell’arte povera, che guardano ai materiali poveri, appunto, siano essi industriali o naturali, e alla risignificazione di un linguaggio visivo. Allo stesso modo il designer ragiona in controtendenza alle consolidate politiche promosse dal Bauhaus per riscoprire quel magico simbolismo degli oggetti che creano un poetico abitare.

10 Corso Como, Andrea Branzi exhibition. Photo credit 10 Corso Como

Nel “caveau” di 10 Corso Como, che si sviluppa longitudinalmente terminando in una parete mobile, configurato come uno spazio trasformabile, l’allestimento si prolunga in un flusso continuo di idee. E così alla serie Animali domestici (1983-85), sedute in cui preponderante è l’elemento naturale, si alternano le Wooden lamps, lampade in legno e carta che ricordano e riportano alla dimensione domestica il tepore e il crepitio dei fuochi intorno a cui si radunavano gli antichi. Proprio questa tensione tra primitivo e industriale e tra spazio naturale e spazio domestico trova una felice espressione nelle opere di Branzi, come nel servizio da the che fa parte della serie Silver and Wood (1996), o nelle ceste in argento, che rimandano alla gestualità dell’intrecciare. Il percorso, come suggerisce il curatore, sembra seguire un processo alchemico, che vede il passaggio della materia dal legno alla pietra, dall’argento all’oro, per un design che si tinge dei termini del sacro.

10 Corso Como, Andrea Branzi exhibition. Photo credit 10 Corso Como

I gioielli ornamentali

Ma le vere protagoniste che galleggiano eteree nel vuoto delle teche di protezione, sono le ghirlande in oro e argento, gioielli ornamentali a metà tra il fantastico e i monili delle popolazioni antiche, già esposte nella retrospettiva del 1998 al Design Museum di Gand. Volteggianti linee preziose adornate da foglie o figure umane, avvolgono il capo come aureole o incorniciano magicamente il viso anche nelle fotografie di Malou Swinnen, accostate ai gioielli per dimostrarne la potenza espressiva. Non solo vezzo estetico o decorativo ma teorizzazione antropologica del ruolo del gioiello dall’antichità sino alla contemporaneità, come afferma infatti il designer in un articolo del 2005 per la rivista Interni: «se sono esistite società senza città e senza architettura, non sono mai esistite società senza gioielli; perché essi sono soprattutto il segno evidente di una elaborazione magica della persona umana, e il simbolo della ricerca di un segreto ordine nelle leggi del cosmo».

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