Alberto Garutti, Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora, 2015. Collezione Farnesina
L’istituto italiano di Cultura di Parigi ospita una serie di opere appartenenti alla Collezione Farnesina, la raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutti i passi che ho fatto mi hanno portato qui, ora. Questa è la frase pronunciata dall’opera di Alberto Garutti: una lastra di cemento rossa realizzata nel 2015 e collocata nelle sale della mostra, dove trovano spazio altri lavori provenienti dal nostro Paese. I passi che ci hanno portato a vedere quest’esposizione sono gli stessi che cercano di comprendere come l’arte contemporanea italiana sia percepita all’estero. «Questo evento è stato il tentativo di raccogliere una selezione di opere della Collezione per testimoniare attraverso generazioni e tendenze diverse quanto si è fatto di interessante nell’arte italiana negli ultimi decenni», ci ha spiegato Angela Tecce, curatrice dell’esposizione e membro del comitato scientifico della collezione Farnesina.
Specchio di diverse generazioni e personalità dal dopoguerra a oggi, la Collezione Farnesina, esposta all’interno del Palazzo Sede del Ministero degli Affari Esteri, a Roma, conta più di 470 opere raccolte negli ultimi vent’anni. Da quando nel 2000 il segretario generale Umberto Vattani decise di riunire opere di autori di fama consolidata ed emergenti, valutate da una commissione scientifica e aventi come prerogativa l’italianità.
Ad aprire la mostra all’Istituto italiano di Cultura di Parigi, c’è Elena Bellantoni con The Struggle for power, the fox and the wolf (2014), un video girato nella sala delle riunioni del Ministero in cui una coppia balla un tango indossando delle maschere da volpe e lupo, simbolo di quella seduzione e lotta che si riverbera nelle relazioni di Stato. Procedendo nel percorso espositivo, incontriamo una delle figure che ha rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia 2019: Liliana Moro e la sua opera Chi è fuori e chi è dentro.
L’esposizione continua in maniera eterogenea, tra generazioni e linguaggi: Luca Vittone, con Finestra VII (isola dell’arte) 2004; Ettore Spalletti, con le sue Montagne, appennini 1984; Luigi Ontani con Ossimoro Sorvolante, 2006; Domenico Bianchi, con un argento su tela minimale Senza titolo (blu) 1998. E poi Francesco Impellizzeri, Alberto Di Fabio e Flavio Favelli.
Tra le fotografie emergono le immagini di Mimmo Jodice e Gabriele Basilico, ora in mostra al Palazzo delle Esposizioni. Queste aprono uno sguardo discreto ed eloquente sulla realtà quotidiana e sulla configurazione monumentale di città simbolo come Napoli e Roma. Ironica e originale è poi la composizione tessile di Enrico Baj, Dame de Ninette de Valois del 1974 che si aggiunge al lavoro artistico-geografico di due autori contemporanei come Pietro Ruffo e Domenico Antonio Mancini.
Nonostante l’arte italiana contemporanea stenti ad assumere una fisionomia riconoscibile nel contesto europeo e internazionale, noi consideriamo i passi che ci conducono a vedere l’esposizione come quelli incisi nel cemento rosso di Garutti, appartenenti a un tempo attuale, al qui e ora. Non si tratta solo di percorsi indirizzati a comprendere come la creatività del nostro Paese sia percepita all’estero, ma di passi diretti verso il desiderio di crederci, per rendere conto – e per renderci conto – del valore del nostro lavoro artistico, in continuo rinnovamento.
“La Collezione Farnesina: una finestra aperta sull’arte contemporanea” sarà visitabile all’Istituto italiano di Cultura di Parigi, in rue Varenne 50, fino al 18 febbraio 2020.
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