Sono oltre trenta i taccuini che Orhan Pamuk ha completato negli ultimi dieci anni e dodici di questi sono attualmente esposti al Labirinto della Masone a Fontanellato, in provincia di Parma. Voluto da Franco Maria Ricci, editore e designer, l’intricato percorso composto da canne di bambù ha inaugurato nel 2015. Accanto ad esso, un’imponente collezione d’arte e una vasta biblioteca accolgono il pubblico all’interno delle stesse sale che ospitano la mostra Orhan Pamuk. Parole e Immagini, a cura di Edoardo Pepino con il progetto di NEO (Narrative Environments Operas).
L’impulso creativo non è sicuramente una novità nella vita di Orhan Pamuk. Fin da piccolo ha sentito scorrere «due energie» analoghe ma differenti: l’arte e la letteratura. Come lo scrittore stesso ha raccontato, l’ambizione di una carriera nell’ambito pittorico è stata accantonata dopo l’abbandono della facoltà di Architettura. Dai ventidue anni in poi si è dedicato prevalentemente alla scrittura con l’obiettivo di suscitare nel pubblico delle immagini attraverso il linguaggio letterario, andando a definirsi come «uno scrittore di romanzi visivi». Dopo anni di carriera, precisamente nel 2009, decide di riprendere in mano i pennelli, abbandonati alcuni decenni prima.
All’interno di questi diari di vita predomina la componente legata al reale ma con un accenno onirico: navi, uccelli, finestre, paesaggi e città brulicanti e vive. Tutti gli elementi sono frutto di ciò che lo scrittore ha esperito durante le proprie giornate. Nonostante nella sua vita abbia predominato per anni la scrittura, in queste pagine, testo e immagini sono sullo stesso livello. Nessuna delle due vuole predominare ma coesistere con l’altra in armonia. Come Pamuk stesso ha affermato: «Disegni e dipinti non sono illustrazioni del testo. In alcuni casi le immagini sono prive di spiegazioni, in altri inizio con un’immagine o scrivo qualcosa, poi lo completo negli anni».
La mostra di Orhan Pamuk al Labirinto della Masone non custodisce solo i taccuini con le preziose illustrazioni dello scrittore, ma si propone al pubblico come multimediale. Lo dimostrano i display, utilizzati per ripercorrere cronologicamente le tappe più significative della carriera e della stessa biografia dell’autore dal 2009 ad oggi. Due sale distinte della galleria del Labirinto ospitano rispettivamente un documentario-intervista inedito, in cui il protagonista si racconta, e una serie di proiezioni. L’idea per l’ambientazione risulta profondamente intima e immersiva, grazie alla scelta di accostare tra loro schermi di diverse dimensioni e formati, ai quali si associano anche i tappeti disposti sul pavimento in legno di bambù. All’interno dei display si susseguono immagini e video dello studio di Pamuk nella città di Istanbul, alternandosi con una panoramica dei lavori grafici sapientemente dipinti nei notebook Moleskine.
Sempre quest’anno, la casa editrice Einaudi ha pubblicato Ricordi di montagne lontane, la raccolta dei diari di Pamuk. Peculiare l’impostazione del testo, a metà tra un catalogo e un’autobiografia fuori dal comune. Annotazioni, disegni variopinti e parole sciolte: la quotidianità dell’autore si propone al lettore curioso. In quest’ottica, la decisione è stata quella di non ordinare cronologicamente le pagine, bensì di organizzarle secondo tematiche specifiche. Tra queste figurano i viaggi, i paesaggi, gli spostamenti in India e la cara Istanbul. Chiunque può immergersi nelle illustrazioni attraverso le immagini frutto della rielaborazione personale di Pamuk.
Per l’occasione, Moleskine ha ideato un’edizione limitata dei suoi taccuini. Un «catalogo concettuale» che permette a chiunque di scriverne la storia.
La mostra sarĂ visitabile fino al 17 marzo 2024. Per altre informazioni consultare il sito web.
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