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Ikeorah Chisom Chi-FADA: per la prima volta in Italia da Osart Gallery
Mostre
«I paint as I would write a story, unlike writing, painting speaks in a visual language that employs a lot of abstraction and blank spaces to be filled by imaginative ideas». Ikeorah Chisom Chi-FADA dipinge come se stesse scrivendo una storia, ma, a differenza della scrittura, la pittura si esprime con un linguaggio visivo che impiega molta astrazione e spazi vuoti da riempire con idee fantasiose.
La sua prima mostra personale in Italia, When You Lose The Ground Under Your Feet, Will You Stay Here With Me? – che inaugura la collaborazione con Osart Gallery a Milano – instaura tra la storia e le immagini una rivalutazione, che fa rima con rivoluzione, per venirci incontro, vulnerabile, appellandosi alla fragilità dell’esistenza umana e della natura effimera della nostra presenza nel mondo.
In una tensione mistica che si svela un sentito inno alla vita, Ikeorah Chisom Chi-FADA intreccia storie personali ad avvenimenti storici, confrontandosi apertamente e drammaticamente con ombre, conflitti e contraddizioni. Concepita come un viaggio visivo, When You Lose The Ground Under Your Feet, Will You Stay Here With Me? si offre come un immenso nodo di biografie segnate da riferimenti, come il regime militare vissuto in Nigeria (A Journey Through Timeless Sands) e il conflitto del Biafra (While It All Burns Down), ma anche fatalità, limitatezza e desiderio, soprattuto di spazi sicuri e gesti di intimità durante i tempi difficili.
Ciò che distingue When You Lose The Ground Under Your Feet, Will You Stay Here With Me? da una sepmplice biografia è la capacità di Chi-FADA di rendere manifesto l’essenziale. Opere come A Journey Through Timeless Sands e While It All Burns Down pur essendo ispirate a fatti drammatici realmente accaduti e personalmente vissuti, lasciano la possibilità a gesti d’amore, come una carezza tra i capelli o un abbraccio, di imporsi con un valore inestimabile sul colonialismo, la guerra, il pericolo e il trauma. Chi-FADA non critica il passato ma esorta al mutuo sostegno tra le avversità della vita.
The OathKeeper racconta la storia di due fratelli migranti in un paesaggio notturno illuminato da un falò mentre il maggiore cerca di sbucciare una noce di cocco e il minore lo guarda speranzoso e volenteroso di imparare. Questa narrazione è ispirata alla storia di Chi-FADA, primo figlio in una famiglia che, costretta a spostamenti e migrazioni, gli ha trasmesso valori come la fratellanza, la speranza e la responsabilità.
Anche In The Wilderness of the Lost, I am never Alone parla di migrazione, testimoniando la bellezza e la resilienza dello spirito umano. La composizione formale dell’opera, costruita intorno alla figura di due giovani ragazzi, definisce una dimensione emotiva: le stelle scintillano nel buio e un uomo nelle vicinanze, con una chitarre tra le mani, suona una melodia che suggerisce un senso di tranquillità e di fermezza dell’anima che abbraccia la pazienza, la resilienza e la fede di fronte alle avversità.
Ogni dipinto è portatore di questi valori: forza e resilienza attraverso le difficoltà della vita e bellezza interiore e grazia che nascono dalla consapevolezza del proprio destino. Chi-FADA li sintetizza con una semplicità disarmante nell’immagine di una fiammella che arde dolcemente sulle teste di ciascun soggetto ritratto in tutte le dieci opere esposte. Mentre irradia la sua luce nell’ambiente la fiammella – cifra stilistica – divinizza i personaggi creando uno spazio che ne onora la presenza attraverso la cultura e il tempo.
Un tempo fugace, inevitabilmente. L’opera The Lonely Dance of Harmattan In the Arms of February, ispirata da un sogno e tanto familiare quanto sconosciuta, esplora il contrasto tra l’innocenza e l’esperienza, la gioia e la solitudine. Sulla sinistra un uomo sicuro insegna a un ragazzo incerto e vulnerabile a nuotare, sulla destra invece un gruppo di ragazzine gioca, con spensieratezza, in riva al mare sotto un cielo nebuloso e polveroso (per via del vento harmattan, considerato un disastro naturale) che sembra ammonirci – e ammonirle – a proposito della fragilità del mondo, che non è altro il mistero che accompagna la nostra vita.
«Che cosa ha avuto senso nella mia vita? Quali conoscenze ho acquisito? Che cosa mi ha lasciato un’impronta? Che cosa è stato importante nel mio lavoro? E che cosa mi preoccupa ora, in età avanzata?» sono le prime parole di In dialogo con Carl Gustav Jung di Aniela Jaffé.
Nell’opera When The Night Leads Me Astray, ispirata da Highlands di Joel Houston, il ragazzo ritratto è Ikeorah Chisom Chi-FADA, in piedi di spalle su una roccia a ricordarci Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich. Con quest’immagine Chi-FADA, che nel percorso espositivo inserisce anche un omaggio a Lunga Ntila (In Blessed Memory), invita tutti coloro che hanno il cuore spezzato a farsi coraggio e affidarsi per trovare un rifugio sicuro. Perché è possibile, tenendosi per mano.