Dürer e gli altri, la cui tematica si pone in ideale continuità con Il Gotico e le Alpi. 1350-1450, la retrospettiva dedicata alla tarda età medievale realizzata nel 2002, è parte delle celebrazioni del centenario del museo all’interno del Castello del Buonconsiglio. «Il centenario è possibilità di rivisitazione della storia di questo antico principato vescovile e si collega al motto “conosci te stesso” – continua la direttrice Laura dal Prà, – che è la chiave interpretativa di quest’anno e della mostra in particolare». Un periodo di incredibile fermento quello tra il 1470 e il 1530, in un luogo, quello della Valle dell’Adige, di altrettanto dinamismo sono affrontati in mostra attraverso una serie di “casi” e momenti ritenuti esemplari. Il palcoscenico rinascimentale di questa “terra tra i monti”, come è suggestivamente chiamata in mostra, è costellato da figure di primo ordine, ma anche di tensioni religiose, incontri diplomatici, scontri bellici che contribuiscono alla genesi di un rinascimento sui generis ancora tutto da scoprire.
Albrecht Dürer non è un personaggio comparso ex machina nel territorio trentino e il percorso espositivo mostra al visitatore non solo le prove della sua presenza fisica, ma anche l’impatto che la traccia del suo passaggio ha lasciato sulla produzione artistica successiva. Il merito va dato anche a questa zona incredibilmente ricettiva, che ha ospitato il passaggio e il soggiorno di maestri che spesso portano con sé un linguaggio personale e un bagaglio culturale maturato in altre esperienze, che potevano essere tedesche o fiamminghe. Come spiega Claudio Salsi, Dürer è il baricentro, colui che con la sua traccia ha condizionato i linguaggi di chi è entrato a contatto con il suo mondo e quindi ha deviato in maniera decisiva gli sviluppi del nostro panorama artistico.
Le sale del castello si riempiono delle opere di artisti che, così come la grande vallata che li ha ospitati, hanno subito una vera e propria damnatio memoriae, dice il curatore Bernard Aikema davanti al celebre acquerello dureriano del Castello del Buonconsiglio, tornato nel suo luogo di origine dopo ben 500 anni. Eppure, «la zona tra Verona e Innsbruck è da sempre stata una vera e propria “autostrada” su cui tutto scorre, personaggi, idee, temi». È un mondo fertile in cui si incontrano “gotico” e “rinascimento”, due termini che è bene usare con prudenza poiché, continua Aikema, «sono termini in fondo convenzionali e inutilizzabili». Per questo Dürer e gli altri più che una convenzionale mostra è il frutto di un vero e proprio laboratorio, in cui si sono ricercate idee, convergenze e concetti nuovi.
Immancabile il focus dedicato a Massimiliano I d’Asburgo, proclamato imperatore proprio nel Duomo di Trento il 4 febbraio 1508, figura chiave della cultura del ‘500, ultimo cavaliere medievale e primo grande sovrano moderno. Fu il primo sovrano a comprendere l’importanza della stampa – per questo è chiamato anche “the paper emperor” – e fu committente di grandi lavori di grafica, come la celebre Porta d’Onore in cui si delinea la sua genealogia. Oltre ai personaggi chiave, nella narrazione di questo periodo incredibilmente sfaccettato, trovano posto anche le microstorie – tra queste la triste vicenda del Simonino -, che si stagliano sullo sfondo delle tensioni religiose del tempo. Così anche l’elemento della montagna, “loca horrida e asperrima”, che incombe nel panorama attorno al Castello, non può certo essere sorvolato. Quella che vedono i nostri occhi è la stessa che a suo tempo aveva visto Albrecht Dürer e la sua forza evocativa ha fatto sì che ci lasciasse un corpus di acquerelli straordinario. Al piano superiore le “frontiere impermeabili” ci accompagnano alla scoperta dell’arte di confine, come i Flügelaltar, gli altari a portelle tipici del Quattrocento trentino, ma anche dell’impatto che le influenze venete e lombarde, oltre a quelle nordiche, hanno avuto sul panorama artistico del territorio. Infine, conclude la mostra con uno sguardo al futuro il ritratto del principe vescovo Bernardo Cles che, committente della costruzione e della decorazione del Magno Palazzo, segna simbolicamente un passo avanti rispetto a Dürer, il cui acquerello in cui immortala la mole di Castelvecchio, ancora isolato, viene così simbolicamente superato guardando a una nuova fase del panorama artistico e culturale.
La mostra è incredibilmente dinamica e si compone di diversi linguaggi artistici, per un totale di circa 90 oggetti, tra opere su carta, quindi stampe, acquerelli e disegni, ma anche dipinti, sculture e arti applicate nelle varie tecniche. Tra questi si ricorda nuovamente l’acquerello dureriano, in prestito dal British Museum di Londra, oltre che dipinti, sculture, disegni, incisioni di importanti artisti come Dürer, Alvise Vivarini , Bartolomeo Dill Riemenschneider, Jörg Artzt, Marx Reichlich, Michael Pacher, il Maestro di Uttenheim, Hans Klocker, Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso Dossi, gli Olivieri e altri ancora, provenienti da grandi istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Correr, il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, i Musei di Strada Nuova di Genova e la Pinacoteca Nazionale di Siena.
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Centenario non significa "compiere cento anni"!!!!!!!!! Inoltre bisogna mettera avanti "quinto", "sesto" ecc.
Prima di scrivere consultate un dizionario!!!!!!!
Giorgio Bonomi