-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il cielo in una stalla, tra sacro e profano: Giovanni Rossi a Mestre
Mostre
di Luigi Crea
Entrando nella mostra di Giovanni Rossi, i passi vengono attutiti dalla paglia che ricopre completamente il pavimento, un odore forte penetra nelle narici e ci proietta in uno spazio lontano ma, allo stesso tempo, umile e reale. Il titolo dell’esposizione, “Il cielo in una stalla”, una divertente rielaborazione della celebre canzone di Gino Paoli, descrive perfettamente l’allestimento dello spazio, che è a cura di Alessio Vigni. La mostra ha come protagonista la figura iconografica dell’agnello: l’artista sceglie questo animale, evocando il nome della galleria che lo ospita, LAMB, termine che in inglese significa appunto agnello ma che, in realtà, è nato dalla fusione tra la parola Laboratorio (LAB) e il nome di Marina Bastianello (MB), direttrice dell’omonima galleria. “L’animale di Dio” trova la sua consacrazione in ogni opera e nel suo ambiente prediletto, ovvero, la stalla. La mostra, infatti, indaga i temi della spiritualità riportandoci nel luogo ideale, simbolo dell’adorazione cristiana, oggi ricondotto alla contemporaneità.
Tra le opere esposte è sicuramente da citare quella che apre il percorso, Sapone Intimo, una scultura di sapone naturale a base di incenso e olio d’oliva con la quale è possibile lavarsi le mani, seguendo una precisa ritualità. Il sapone ci consente di pulire e cancellare non solo lo sporco esteriore ma anche quello interiore, purificandoci e “togliendo i peccati del mondo”, l’agnello si sacrifica, così come si consuma una saponetta tra le nostre mani.
La figura dell’agnello torna anche nell’opera Agnus Dei, l’installazione composta da un cavalletto ribaltato e una cianotipia, l’antico metodo di stampa dove è la luce a far emergere la figura dell’agnello, come se la tela fosse una “Sindone contemporanea”. Se la mostra vuole essere un tentativo di riflessione sulla spiritualità, curiosa la scelta della canzone di Paoli come titolo dell’esposizione.
Forse, è proprio qui che si può osservare il dialogo tra artista e curatore, un tentativo di tradurre in termini umani la spiritualità che, inevitabilmente, si trasforma in una riflessione su quell’amore umano e terreno, cantato dallo stesso Gino Paoli, e quello sacro e ideale, due facce della stessa medaglia.
Molto interessante la scelta della galleria LAMB di realizzare un magazine per ogni esposizione, uno strumento divulgativo dall’aspetto originale, curato dal collettivo ACIDO LATTICO. Nel numero dedicato alla mostra di Giovanni Rossi, l’artista e il curatore hanno deciso di inserire una rubrica inedita, intitolata “Le Prediche”. Sei professionisti del mondo dell’arte contemporanea, tra cui spiccano i nomi di Nicolas Ballario, Edoardo Monti e Viviana Bertanzetti, sono stati chiamati a scrivere delle vere e proprie critiche nei confronti della mostra e dell’artista. Un’idea originale per porre l’attenzione sull’assenza di critica del mondo artistico contemporaneo.