14 luglio 2023

Il Cliffhanger di Runo B, giovani talenti internazionali alla galleria Matèria di Roma

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Alla galleria Matèria di Roma, va in scena la prima personale europea del giovane artista di origini cinesi Runo B: una ventata di freschezza per la pittura, tra immaginario pop e rimandi alla tradizione

Runo B, Cliffhanger, Matèria.
Runo B, Cliffhanger, 2021. Rabbit skin glue, pigment, coffee, sand, spray, oil on canvas, 140x170cm.

Dopo la mostra di Bekhbaatar Enkhtur, che la galleria porterà ad Artissima quest’anno nella sezione “Present Future”, Matèria presenta il lavoro di Runo B. Altro talento selezionato dalla galleria nella sua costante ricerca sul lavoro di giovani artisti internazionali. A cura di Ornella Paglialonga, la mostra “Cliffhanger” mette insieme una serie di dipinti e una nuova, inedita, produzione di ceramiche. Runo B modella un immaginario originale che guarda alla dimensione sociale, all’estetica contemporanea e alla storia dell’arte. Originario di JiangSu (Cina) e di base a Venezia, dove fa parte dell’artist-run studio zolforosso, è presente anche nell’attuale mostra di Monitor a Roma “Venice Time Case”.

Il disincanto del cliffhanger a Matèria

“Cliffhanger” è una situazione di agitazione o eccitazione di fronte all’impossibilità di immaginare o di sapere cosa sta per accadere. Il tipico momento, per esempio in un film, in cui un personaggio si trova in bilico, appeso a un precipizio, sul punto di cadere. La mostra di Runo B a Matèria prende il nome dal suo Cliffhanger (2021): un trittico dove al posto di un macho pronto a ogni sfida (come il Sylvester Stallone del film omonimo) troviamo invece un fool. Uno “spostato”, un personaggio all’apparenza goffo e impacciato ma allo stesso tempo determinato nella sfida. I fools: «Un po’ vagabondi, un po’ reietti, saggiamente stupidi, credibilmente sapienti nella loro idiozia – in fin dei conti più veri di tanti ipocriti (…)», così li descrive la curatrice.

I fools di Runo B sono delle vittime che cercano sgraziatamente di trarsi in salvo da una situazione di disagio. Testimoni di una miseria esistenziale ma anche delle difficoltà di un sistema anch’esso “spostato”: quello di incidenti e cadute virali nei video sui social, della spettacolarizzazione del dramma. Una specie di evoluzione 2.0 dei personaggi maldestri e un po’ sfigati dei caratteri della commedia dell’arte, sempre protagonisti di situazioni spiacevoli o incresciose che regalano una risata dolceamara. Una tipizzazione che l’artista a Matèria ci ripropone nel protagonista dei suoi dipinti che è sempre lo “spostato”, il fool.

Runo B: pittura tra pop e tradizione

In “Cliffhanger”, la reiterazione del personaggio sposa l’attitudine pop del lavoro di Runo B nella serialità delle 36 carte di monotipo a tecnica mista di A day in heaven, a yeah on earth (2022). Il volto del fool si ripete in quest’opera, cambiando colori ed espressioni in una successione di mimiche facciali diverse. Si pensa così alla maschera: strumento per celare l’identità, sganciarsi dalle convenzioni sociali e avere la libertà di essere. La maschera, quell’elemento tanto radicato nella tradizione cinese come in quella italiana. Da quest’ultima Runo B trae la citazione storico-artistica del San Sebastiano in Tree man II (2023) e quella letteraria del Decameron nel trittico Cliffhanger.  

Pop e tradizione si incontrano negli oggetti fluttuanti come il pomodoro, il fusillo, la Peroni, la bistecca, la salsiccia, che campeggiano sullo sfondo un po’ come le caramelline di Candy Crush, però liberi dall’ordine regolare della griglia. Un effetto 3d che l’artista restituisce anche grazie all’impiego di tecniche miste che danno forma a linee nette su fondi più sfumati: acrilico, collage, olio e spray. Runo B attinge a piene mani al mondo delle immagini dell’Internet e di questo mutua anche una nuova espressività, al di là della maschera.

Come nelle mele di Forbidden fruit (2023), dell’ultima produzione ceramica dell’artista realizzata appositamente per l’esposizione a Matèria. Le mele in ceramica se da una parte ricordano l’immaginario vignettistico – come i fools – dall’altra ci fanno pensare all’emoticon. Sono mele un po’ pazze e sghignazzanti che ridono, chissà, delle fatiche di Sisifo dei fools il cui disagio finisce solo quando sono KO. Come il Common Saint (2022) che giace steso a faccia in giù in un prato, facendo il gesto di un “ok”. È la santificazione del perdente, di quell’antieroe al limite tra normalità e marginalizzazione che ci racconta Runo B.

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