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Il Mirino fertile di Marta Scavone nello Spazio Musa di Torino
Mostre
Performance, fashion design e fotografia sono i principali mezzi che Marta Scavone utilizza per la creazione delle sue immagini. In un’atmosfera onirica, in bilico tra surreale e concettuale, l’artista crea delle composizioni fotografiche in cui ogni oggetto ritratto ha un significato ben preciso e diventa la tappa di un rebus che spiega un’idea più complessa.
Nell’inedita serie Vegetazione fertile, il progetto più maturo della giovane fotografa, sei immagini realizzate con la pratica della staged photography narrano le fasi della maternità. In un immaginario vivace e ben costruito, con i colori idilliaci di un verde prato e azzurro cielo, Marta Scavone riflette le sue idee con spregiudicatezza e ironia, lottando contro l’aspettativa sociale.
La donna, nell’apogeo della propria fertilità, assume l’aspetto della Venere con la mela (1805) di Bertel Thorvaldsen (1770-1844), ma al posto del frutto tiene in mano un test di gravidanza e i suoi fianchi sono avvolti da un metro da sarta. L’opera allude alle problematiche psicologiche relative all’aumento di peso che affliggono le donne della nostra epoca, in particolare durante la gravidanza. L’artista afferma di partire da “idee viscerali” e di sfruttare quella carica emotiva che in prima persona la suggestiona. In Obiettivi perdenti (2023) è evidente questo suo tratto, il palese turbamento di Scavone è indirizzato con efficacia e perspicacia nel bersaglio della composizione dove alcune frecce perforano una placenta, provocandone la “rottura delle acque”. Con questo simbolismo rappresenta un duplice significato, la nascita del bambino e la propria realizzazione personale. L’opera Pignatta cesarea (2023) riflette invece sull’immaturità delle madri troppo giovani, per certi aspetti ancora infantili, attraverso un manichino di donna con un taglio cesareo da cui escono dolci colorati. Le elaborate composizioni appaiono come dei manifesti intenti a sradicare pensieri anacronistici, domandando di adeguarsi alle esigenze del presente.
Con il progetto Vegetazione fertile Marta Scavone ha offerto una brillante riflessione su una complessa tematica contemporanea, spesso elusa dalle donne. “Back in five”, modo di dire inglese tradotto in “vediamoci presto”, è scritto sarcasticamente sulla culla dell’immagine che rappresenta l’ultimo stadio della maternità. Il progetto si chiude con un lieto fine in cui la vittoria è aver superato l’aspettativa di accontentare gli altri. La scenografia utilizzata per scattare la fotografia è allestita sotto forma di installazione in una delle sale, per condividere con il pubblico una parte del processo creativo.
Parallelamente Marta Scavone utilizza la performance teatrale per divenire il soggetto principale dei suoi scatti fotografici. Lo Spazio Musa presenta diversi esperimenti di autoritratto in cui l’artista affronta tematiche come il cyber bullismo, fotografandosi oppressa da un fitto reticolato soffocante, e relazioni tossiche, trasformando glitter a forma di cuore applicati sul suo petto in metaforici fori di proiettile. Le sue immagini sono rielaborate digitalmente e per l’artista lo sfondo bianco del set è come una tela bianca in cui creare infinite possibilità.
Il terzo progetto fotografico è Moda pandemica, concepito durante l’emergenza sanitaria degli scorsi anni come progetto di tesi, unendo fashion design e fotografia. Soggetto dei suoi stessi scatti, l’artista indossa una moltitudine di abiti pop creati a mano con alcuni degli oggetti più acquistati su internet. In un’idea di moda sostenibile a basso impatto ecologico, il materiale utilizzato è stato ricavato da scarti e rimanenze. Marta Scavone vuole creare immagini che facciano riflettere, anelando al contempo al cambiamento positivo della società. Mirino fertile allo Spazio Musa è una mostra originale e intelligente capace di affrontare tematiche importanti, riportando l’arte ad una concezione sociale. La visione della giovane fotografa rientra nella prospettiva di utilizzare la pratica creativa per abituare le menti a riflettere, accompagnandole nella comprensione e rieducazione alla contemporaneità.