Organizzata dal Brooklyn Museum di New York e promossa da Fondazione Bano in collaborazione col Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, Palazzo Zabarella ospita Da MONET a MATISSE. French Moderns, 1850–1950 fino al 12 maggio 2024.
Come afferma Federico Bano, nata dal proposito di «allargare il punto di vista a una visione più internazionale», la mostra si compone di cinquantanove opere appartenenti alla collezione europea del Brooklyn Museum. Caratterizzata da sculture e dipinti di artisti tra cui Pierre Bonnard, William Bouguereau, Gustave Caillebotte, Paul Cézanne, Marc Chagall, Jean-Baptiste-Camille Corot, Gustave Courbet, Edgar Degas, Fernand Léger, Henri Matisse, Claude Monet, Berthe Morisot, Gabriele Münter, Pierre-Auguste Renoir, Odilon Redon, Yves Tanguy, Édouard Vuillard, Auguste Rodin e molti altri, Da MONET a MATISSE. French Moderns, 1850–1950 mette in luce ben quarantacinque maestri protagonisti della scena parigina del periodo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Sede di Fondazione Bano, che mira a promuovere e valorizzare il patrimonio artistico nazionale e transnazionale, gli spazi di Palazzo Zabarella tornano a disposizione per accogliere uno spaccato del progetto del Brooklyn Museum, il secondo museo più grande di New York nato nel 1823 come Brooklyn Apprentices’ Library Association e che ad oggi conta una collezione permanente di oltre centoquarantamila opere dai reperti dell’antico Egitto ai manufatti dei Nativi d’America, dalle opere d’arte del Giappone a quelle provenienti dalle isole del Pacifico, dall’arte europea a quella del mondo islamico. All’interno di questa estesa raccolta spicca per riscontro globale la pittura europea dei modernisti francesi, di cui, dopo un decennio di curatela delle acquisizioni e donazioni iniziate nel 1923, ne possiamo osservare una parte trasferita nell’occasione di questa mostra.
“Questa è la prima mostra in Italia e la prima mostra a Padova dopo trent’anni del Brooklyn Museum.” Kimberly Panicek Trueblood, Presidente e COO del museo americano, introduce così il percorso espositivo curato da Richard Aste, ex curatore di arte europea presso il Brooklyn Museum e attualmente direttore del McNay Art Museum, e Lisa Small, ex curatrice dell’American Federation of Arts e ora curatrice di arte europea presso il museo statunitense.
Così come il Brooklyn Museum nacque col proposito di diventare un luogo di aggregazione culturale per delle minoranze etniche di immigranti e alimentare un miglioramento sociale e culturale, lo stesso principio si applica alla mostra ospitata da Palazzo Zabarella. La curatrice Lisa Small, infatti, puntualizza che “la missione del Brooklyn Museum e di questa mostra è quella di condividere l’arte con il pubblico e con chiunque voglia visitarla” al fine di ricreare un’associazione culturale. Viene promossa, quindi, un’arte “di rottura” che si lega ai principi delle avanguardie ed esprime il concetto di liberazione dai canoni accademici di cui gli artisti e le rispettive opere in mostra sono simbolo.
A questo proposito, l’inclusione di movimenti artistici quali realismo, impressionismo, post-impressionismo, simbolismo, fauvismo, cubismo e surrealismo, mira a dare corpo al filo conduttore che enfatizza la necessità degli artisti di questo periodo di interiorizzare la natura, promuovendo la sensibilità personale e la rivisitazione dei soggetti secondo una propria visione, e la considerazione della Francia come centro artistico del modernismo internazionale.
Articolata in quattro sezioni, paesaggio, natura morta, ritratti e figure, e il nudo, la mostra illustra l’evoluzione dei diversi tipi di soggetti – dipinti, disegni e sculture – che artisti originari del luogo o di formazione francese hanno voluto raffigurare tra il 1850 e il 1950. L’accurato allestimento si sviluppa in un armonico percorso cromatico scandito dalle quattro tematiche. A mettere in risalto i soggetti rappresentati è, inoltre, l’orientamento delle luci sapientemente studiato. L’atmosfera che si crea è dunque un intreccio di realtà, sogno e rappresentazione, che sollecita a una proiezione dell’anima in ciò che lo sguardo incrocia. La mutazione della storia dell’arte si accompagna a una sensibilità maggiore nei confronti della sfera emotiva, dando spazio e potere alla percezione che ora sovrasta la canonica replica.
L’apertura della forma che si libera dagli schemi come sintomo di una realtà soggettiva è il manifesto di cui il percorso espositivo si fa portavoce, un passaggio formale e concettuale dalla rappresentazione del pittorico all’evocazione dell’idea, da un focus sul naturalismo all’ascesa dell’astrazione. Dal realismo di Gérôme e Bouguereau che aprono la finestra della prima sala, il carattere tradizionale dei soggetti viene sfumato dalle pennellate più fluide e libere di Millet e Boudin che ci consentono di ammirare le spiagge della Normandia e i contadini con i loro greggi nei dintorni di Parigi. La metamorfosi continua con il tocco sperimentale e innovativo del primo modernismo, in cui troviamo i lavori di Sisley e Pisarro. Lo spirito di ricerca, fallimento e deviazione assume, poi, i colori vivaci veicolati dagli impressionisti Monet, Renoir, Cézanne e Degas per catturare istanti fugaci. Infine, il processo di transizione verso un’arte rivolta all’espressione di uno stato interiore trova la sua dimensione nell’intensità delle pennellate di Matisse, Bonnard, Chagall e molti altri, rivoluzionando la realtà oggettiva anche attraverso le opere di Degas e Rodin, dalla superficie pittorica al volume scultoreo.
Nella sezione natura morta si possono ammirare opere come Fiori di Henri Matisse, Composizione in rosso e blu di Fernand Léger e Natura morta con tazza blu di Pierre-Auguste Renoir. Una visione en plein air del paesaggio si può riscontrare, invece, ne La salita di Camille Pissarro, Ville-d’Avray di Jean-Baptiste-Camille Corot e ancora Alta marea a Pourville di Claude Monet, per passare successivamente al nudo di Auguste Rodin, Edgar Degas e Fernand Léger, rispettivamente con L’Età del bronzo, Donna nuda che si asciuga e Les Plongeurs Polychromes. Nella sezione dedicata ai ritratti si trovano scorci della vita quotidiana come Pastore che cura il suo gregge di Jean-François Millet che evidenzia la dura realtà contadina, Berthe Morisot con Madame Boursier e sua figlia, e Marc Chagall con Il musicista che rimembra i suoi primi anni di vita. A chiudere la mostra, insieme ai sopracitati maestri francesi, l’ultima sala presenta opere di artisti internazionali naturalizzati a Parigi, come Giacobbe lotta con l’angelo di Odilon Redon, Ritratto di signora di Giovanni Boldini e W. S. Davenport di Kees van Dongen.
Il Prof. Fernando Mazzocca, alla Direzione Culturale di Fondazione Bano, ribadisce che il contenuto di questa mostra consiste in “una carrellata di capolavori francesi vista dall’occhio particolare del collezionismo americano” invitando il pubblico a “godere senza pensare troppo questa straordinaria avventura visiva”. “La popolarità e l’originalità di questa mostra sono una sorta di testamento alla visione e al duro lavoro dei curatori della mostra Richard Aste e Lisa Small che hanno fatto un ottimo lavoro”, il ringraziamento conclusivo di KP Trueblood che invita all’esplorazione del frutto di molti anni di ricerca.
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