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Il mondo di Tim Burton in mostra al Museo Nazionale del Cinema di Torino
Mostre
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita, fino al 7 aprile 2024, la mostra Il mondo di Tim Burton. Suddivisa in 9 tematiche, nell’evento sono osservabili diverse sue opere originali che hanno accompagnato la vita di Burton. Da queste, è possibile ricostruire la mentalità e lo stile dell’artista, irrequieti e forgiatori di una identità rivoluzionaria per il mondo di ieri ed oggi.
Un malinconico ribelle. La mentalità di Tim Burton è germogliata negli anni ’60 in un bimbo recluso di Burbank, California. Da piccolo trascorreva il suo tempo da solo, disegnando o giocando in un modesto cimitero dietro casa. Difficilmente leggeva ma guardava film di mostri che presto divennero i suoi nuovi amici, in quanto più sinceri di molte persone, poiché simboli di un’idea reale ma con una interpretazione diversa. I suoi disegni infatti erano la sua risposta al mondo apatico che lo circondava e che lo faceva sentire incompreso ed emarginato. Fu proprio da questa sensazione che Burton a 16 anni decise di lasciare la sua famiglia, sposando la solitudine e mantenendo gli studi lavorando in un ristorante. Nel tempo libero Tim trovava rifugio nella musica punk e nel cinema, identificandosi nei film di Roger Corman, con Vincent Price.
La sua passione per il disegno lo portò poi all’Institute for Arts, una scuola fondata dalla Walt Disney. Qui partecipò a progetti come Red e Toby, nemiciamici o Taron e la pentola magic. Questo fu per Tim una vera tortura e gli provocò una crisi interiore molto forte. Sentiva di essere entrato in un mondo inchiodato, fotogramma per fotogramma. Fece cose strambe in quel periodo, come strapparsi un dente del giudizio a mani nude. Si ritrovava in uno stato letargico, rinchiuso in uno sgabuzzino o addormentato con la matita in mano.
Gli venne data in seguito la possibilità dai dirigenti di promuovere il suo primo corto, Vincent, ed a seguire Hansel e Gretel dei fratelli Grimm e Frankenwennie. Furono lavori incredibili, intreccio tra Edgar Allan Poe, espressionismo tedesco degli anni ‘20, filosofia burtoniana e insieme di collaborazioni eccezionali e anche durature, quali quella con Vincent Price.
Ciò nonostante la sua carriera alla Disney iniziò a traballare, al punto tale che il suo lavoro finì per essere classificato per la sua atmosfera come Parental Guidance, cioè per minori accompagnati dai genitori. Fu un trauma, fu esattamente il suo punto di rottura.
Lasciata la Disney, da quel momento la carriera di Burton fu un susseguirsi di nuove coincidenze, opportunità e sfide, che aumentarono la fiducia in se stesso e nella sua passione per il lavoro. I suoi film hanno la capacità di intrecciare tematiche quali l’amore, la morte e la solitudine con un umorismo spettrale, creando personaggi malinconici ma dalla dolcezza profonda. Artista visionario ed eccezionale, Tim Burton continua a regalarci pellicole indimenticabili, che danzano tra il fiabesco ed il gotico, tra la disperazione e l’humour, facendolo divenire oggi uno dei maestri del cinema contemporaneo.
All’interno di una struttura eccezionale come la Mole, Il mondo di Tim Burton offre la possibilità di calarsi nella visione del celebre artista. Ogni sua produzione è stata parte del suo processo di crescita interiore. La sua ribellione, il tormento giovanile e la frustrazione per il lavorare in un ambiente che non gli apparteneva, infatti divennero il suo nucleo creativo. I suoi personaggi di fatto sono dei piccoli Timothy, prigionieri ma allo stesso tempo combattenti dell’ipocrisia di tutta quella massa di persone che dall’alto della loro mediocrità, banalità e supponenza, si prende la libertà di giudicare, di imporre regole e stabilire inique gerarchie sociali. L’essenza burtoniana è oggi monito costante per tutti coloro che non vogliono mollare, in nome della propria unicità.
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino espone Il mondo di Tim Burton. All’interno della Mole Antonelliana è stata allestita la mostra, pensata e co-curata da Jenny He, con il contributo di Tim Burton stesso e il patrocinio della Città di Torino ed è stata, inoltre, accomodata da Domenico De Gaetano per il Museo.