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Il mondo sospeso nella pittura di Cristiano Pintaldi: la mostra a Treviso
Mostre
A prima vista, potrebbe sembrare una mostra fotografica che propone una serie di immagini, suggestive, che mostrano frammenti noti della storia contemporanea, tra scene di film, immagini di alieni, vulcani, siti storici, fino ad arrivare alla guerra in Ucraina. Ma è solo avvicinandosi all’opera che si svela la “magia” racchiusa in ogni tela. Si, perché di tela si tratta. E di pittura. Frutto di una straordinaria tecnica, grazie alla quale l’artista riesce a riprodurre qualsiasi immagine e colore, utilizzando soltanto tinte di rosso, verde e blu, disposte in milioni di pixel sulla tela, riproducendo a mano la tecnologia che permette alle immagini di comparire su uno schermo televisivo. È questa l’opera unica di Cristiano Pintaldi, tra i maggiori pittori italiani della generazione emersa negli anni ’90, i cui lavori sono attualmente esposti alla 21Gallery di Villorba, Treviso, in una mostra a cura di Costantino D’Orazio dal titolo: “Incontri ravvicinati”.
Gli ufo, gli alieni, e le manifestazioni sono le vere e proprie ossessioni di Cristiano Pintaldi, i cui quadri scavano nella storia e non temono di mostrare quelle minacce che da molti anni il mondo cerca di rimuovere o minimizzare. Pintaldi non le teme, perché in fondo non le considera un pericolo. Sono manifestazioni della complessità del nostro rapporto col mondo. Tentativi di dare corpo alla relazione ineffabile che lega quella che secondo lui è la vera triade a governo del cosmo: Dio, l’Uomo e gli Alieni. Tre manifestazioni dello stesso potere creativo, tre versioni della realtà, che in fondo è soltanto una prigione in cui si racchiude l’esperienza. “Sono convinto che la realtà che ci circonda manifesti sé stessa attraverso simboli e che, come con i sogni, questi simboli sono strutturalmente connessi al nostro qui e ora”, spiega l’artista.
Partendo da questo concetto, le azioni che compiamo di giorno e i fatti che avvengono alla luce del sole vanno considerati alla stregua dei nostri sogni, cioè le immagini che elaboriamo e “vediamo” quando dormiamo. “Se un’immagine con cui entriamo in contatto attraverso uno schermo può determinare le nostre convinzioni, le nostre scelte e le nostre emozioni, così anche i sogni sono pezzi della nostra vita altrettanto reali”, scrive il curatore.
Fin dai suoi esordi, l’artista affascina il pubblico per la sua realizza dipinti unici ed inimitabili che hanno fatto il giro del mondo e sono stati esposti in musei come il MAXXI – che possiede una sua opera nella collezione permanente – il MACRO o la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Le sue opere sono state acquisite nelle collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli (Torino), del MART, nella collezione VAF – Stiftung (Trento), del CAMeC Centro d’Arte Moderna e Contemporanea di La Spezia e sono state esposte su palcoscenici internazionali da Singapore a Londra, fino ad uno degli eventi collaterali della Biennale di Venezia.
Il mondo di Pintaldi nasce e si muove intorno alla televisione e alle immagini che film, serie o notiziari internazionali hanno trasformato in icone. Molto prima dell’esplosione dei social network e del fenomeno delle fake news, l’artista ha iniziato ad esplorare il processo che fa di una notizia o di una storia un pezzo di memoria collettiva, anche se in pochissimi hanno potuto osservarla dal vero.
In particolare, il fenomeno degli avvistamenti di Ufo affascina da sempre l’artista, fino a diventare un motivo ricorrente nel suo lavoro. Nei suoi quadri compaiono volti noti dei film del passato, ma anche frame tratti dalle serie globali come “La Casa di Carta” o “Squid Game”, dove ogni volta lo spettatore si ritrova in dialogo diretto, coinvolto nella scena, che compare soltanto se osserva il dipinto ad una certa distanza. Sorprendente è l’esperienza nella quale la combinazione di pixel rossi, verdi e blu produce un’immagine in bianco e nero.
Quello che differenzia il lavoro di Pintaldi da altri artisti è dunque il modus operandi: il colore scelto, il colore finale che percepisce l’osservatore nel dipinto è a lui invisibile durante il processo. È il risultato di una combinazione di tre colori stesi sulla tela in momenti diversi, sistemati uno vicino all’altro e mai mescolati; il “pennello” è guidato solo dal suo istinto. La natura delle nostre percezioni, il sottile, ineffabile, confine tra realtà e sogno, il rapporto tra anima e natura, verità e illusione, intuizione e progetto: sono temi che già interrogavano i filosofi greci e hanno acceso dibattiti per millenni.
Per questo – suggerisce D’Orazio – possiamo dire che il lavoro di Pintaldi costituisce una tappa all’interno del percorso filosofico universale, un punto di vista che non teme di prendere posizione nella secolare investigazione che cerca di assegnare all’essere umano un posto nel mondo”. E le sue immagini parlano chiaro. Come quella del fulmine che ha colpito il crocifisso sulla cupola di San Pietro durante un temporale alle 17.56 dell’11 febbraio 2013, il giorno in cui Benedetto XVI annunciò le proprie dimissioni; l’attimo in cui un Ufo compare accanto al vulcano Sakurajima, in Costa Rica, mentre erutta; ma anche il momento dell’impatto tra il Boeing 737 della United Airlines e una delle Twin Towers: sono istanti radicati nella nostra anima, che Pintaldi estrae per costringerci a non nasconderli nel cantone più recondito della nostra coscienza, dove non possono fare male a nessuno.
Sono scene che la maggior parte di noi, ma soprattutto l’artista, ha visto soltanto attraverso lo schermo o una proiezione; eppure le avvertiamo concrete e reali, perché a loro sono legate emozioni forti e reazioni individuali, proprio come se le avessimo vissute dal vero. Sono momenti sospesi, fermi nel tempo. E ora in mostra, a Treviso. In un’esposizione che vale la pena visitare.