È il 13 novembre 1872 quando Claude Monet dipinge “Impression, soleil levant” dalla sua finestra nell’Hotel a Le Havre, rappresentando il porto immerso nella foschia. Sarà proprio quest’opera a ispirare il critico Louis Leroy a coniare il nuovo termine “Impressionista”, identificando così il gruppo formato da Monet e i suoi amici.
Albrecht Dürer, Luca Giordano, Pierre-Paul Rubens, Claude Gellée conosciuto come Le Lorrain, Joseph Vernet, Mallord William Turner, Gaspar David Friedrich, Gustave Courbet, Eugène Boudin, Camille Pissarro, Paul Signac, André Derain, Maurice Denis, Félix Vallotton, Laurits Tuxen, Edvard Munch, Otto Dix, Otto Freundlich, Sonia Delaunay, Wladimir Baranov-Rossiné, Joan Miró, Alexander Calder, Otto Piene, Gérard Fromanger e Vicky Colombet, sono solo alcuni nomi dei grandi maestri che saranno presenti alla mostra “Facing the Sun: The Celestial Body in the Arts“, dal 21 settembre 2022 al 29 gennaio 2023 al Musée Marmottan di Parigi, dedicata alle migliori albe rappresentate nella storia dell’arte.
L’esposizone, attraverso più di 100 opere, vuole ripercorrere le modalità attraverso le quali il sole è stato rappresentato, partendo dall’antichità e arrivando ai giorni nostri. Un insieme di disegni, dipinti, fotografie e strumenti di misurazione dall’Osservatorio parigino, illustrano lo sviluppo nel campo dell’astronomia nei secoli, in armonia con l’evoluzione della pittura di paesaggio.
Si parte dalle rappresentazioni degli Egizi, il sole come un’orbita rossa, a quelle greche con Elio, Apollo e Febo e il Dio-Sole nella Roma antica, per aprire la mostra. A seguire, ci saranno opere realizzate tra il Medioevo e il Rinascimento, dimostrando come la rappresentazione del sole è cambiata nei secoli. Una volta che il monoteismo Cristiano fissò le proprie radici, il corpo celeste perse d’importanza. Il sole non fu più inteso come creatore ma come creazione di Dio e, insieme alla luna, divenne lo sfondo perfetto per temi come la crocifissione.
La caduta di Icaro e del suo carro, rappresentato nel XVII secolo dall’italiano Saraceni (Museo Capodimonte, Napoli) e l’olandese Goltzius (BNF, Parigi) e ancora nel XVIII secolo dal francese Henri-Antoine de Favanne (Museo delle Belle Arti, Tours) testimoniano la durabilità dei temi mitologici che divennero una caratteristica dei principali regnanti dell’epoca, come ad esempio il Re Sole, Luigi XIV.
Lo stesso monarca fondò l’Osservatorio Astronomico di Parigi nel 1667, che divenne poi un importante centro di ricerca scientifica. Fu proprio grazie alla scoperta di Copernico, ovvero la dimostrazione del fatto che la Terra giri sul proprio asse e intorno al sole e non il contrario, che permise di elevare la posizione dell’astronomo come professione, portavoce di una rivoluzione autentica. Ciò influenzò anche la sfera artistica, spinta dal desiderio di rappresentare il mondo così com’era. “Impression, soleil levant” di Monet è tra i più conosciuti esempi di questo cambiamento, in aggiunta ad altri artisti come Pierre-Paul Rubens (Museo del Louvre, Paris), Claude Lorrain (Museo del Louvre, Parigi), Joseph Vernet (Dulwich Picture Gallery, Londra), William Turner, Caspar David Friedrich, Gustave Courbet e Eugène Bou- din.
Gli anni tra il 1880 e il 1914 segnano una nuova fase. Dopo le scoperte scientifiche dell’astronomia, arrivò l’astrofisica che permise lo studio della natura fisica dei corpi celestiali. Questi studi scientifici permisero di ampliare le conoscenze del sole, scoprendone i composti chimici. Per molti artisti il sole divenne interesse di studio, non dipingendo semplicemente un paesaggio dominato dalla presenza del sole, ma il sole vero e proprio.
Ciascun movimento artistico offrì la propria visione del corpo celeste: naturalista e armonioso secondo gli artisti nordici Valdemar Schønheyder Møller, Laurit Tuxen, Anna Ancher; simbolico per Félix Vallotton; poetico per l’artista fauvista André Derain, Orphist Delaunay, e il futurista Wladimir Baranov-Rossiné, ma anche espressionisti come Albert Trachsel, Otto Dix e Edvard Munch.
Nel 1920, con la Teoria della relatività di Einstein, avvenne un ulteriore cambiamento. Essa stabiliva che l’Universo fosse in perpetua espansione e ciò sconvolse il confronto artistico con il sole. In uno spazio che sembrava crescere a dismisura, il sole non era altro che una stella, ancora abbagliante nei lavori di Richard Warren Poussette-Dart o destinata a scomparire con Piene. “L’Impression soleil levant” di Gérard Fromanger riflette in maniera precisa questo cambiamento, spostando il punto di vista offerto da Monet 150 anni prima. Ed è proprio quest’opera che conclude la mostra “Facing the Sun: The Celestial Body in the Arts”.
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