Categorie: Mostre

Il Museo delle Arti del Castello di Nocciano ospita la rassegna CORPO.doc

di - 1 Giugno 2023

Play, sing and dance ׀ non è la performance è il titolo della 13a edizione di CORPO.doc performance e arti visive, festival dedicato all’approfondimento della performing art.
La rassegna, organizzata dall’istituto di ricerca CAPPA (Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art), si compone di tre sezioni, documenti, orizzonti e community dedicate rispettivamente alla raccolta e testimonianza delle esperienze storiche di rilievo, alla scoperta del lavoro di giovani performer e alla creazione di una rete attraverso il coinvolgimento di numerose partnership. La visione che anima questa edizione decide di situarsi ai confini.

I confini analizzati, dalla indubbia portata identitaria, sono quelli della performance. Da qui, play, sing and dance ׀ non è la performance sembra animarsi da una volontà di operare uno sconfinamento, trascendendo generi e identità e finendo con il rivelare efficacemente quanto questi confini siano costrutti fittizi, valicabili, frangibili. Questa volontà accoglie il pubblico con una forma ben specifica, quella dello spettacolo, con un portamento che si pone tra il serio e il faceto, a partire dall’accostamento che il direttore artistico Ivan D’Alberto mette in atto, sin dal titolo, tra la performance e il programma televisivo Non è la Rai scritto da Gianni Boncompagni in collaborazione con Irene Ghergo.

2) Francesco Impellizzeri, Desfilè mannequin per nient, re-performance, dettaglio
Photo credit e courtesy: CAPPA Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art

Il primo punto di contatto sembra essere la negazione di una rigidità sistematica a favore di una maggiore libertà d’azione. Un’esortazione a sciogliere le rigidità attraverso il movimento. Esercitare l’ironia, in modo lucido.
I linguaggi del canto e del ballo, insieme alla figura dell’avatar, ovvero del corpo preso in prestito, costituiscono ulteriori punti di contatto tra le performance proposte e il programma televisivo. A caratterizzare il taglio delle proposte performative il concetto di autorialità condivisa, la performance è qui proposta non più come un one man show bensì come esperienza collettiva dove il pubblico diventa il vero protagonista, compiendo un passaggio dal display al play.

Il riferimento storico che ci fa da guida è la spinta warholiana verso una fruizione dell’opera d’arte attraverso attitudini ludiche e collettive lontane dall’esperienza contemplativa. La rassegna apre infatti le prime due giornate con la partecipazione del pubblico alla re-performance Desfilè mannequin per nient di Francesco Impellizzeri e al performative workshop Attemp of a poem di Filippo Riniolo.

3) Filippo Riniolo, Attemp of a poem, performative workshop
Photo credit e courtesy: CAPPA Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art

Il lavoro di Francesco Impellizzeri racchiude puntualmente la visione di questa edizione, occupandosi dalla metà degli anni ’80 e per tutti gli anni ’90, della relazione tra performance, musica, danze e canto. Condivide con Non è la Rai, il rapporto con la cultura pop di quel periodo espressa nel look e nella scelta dei brani musicali, si caratterizza per il tono ironico e l’atteggiamento istrionico, espresso formalmente nell’utilizzo del travestimento in chiave sapientemente kitsch, ma l’intenzione è critica. Desfilè mannequin per nient, mette in scena il format della sfilata di moda dove strani personaggi dall’aria aliena ma pacifica, non suscitano perturbamento ma curiosità, sfilano uno dopo l’altro indossando enormi copricapi simili a nuvole di zucchero filato e decorati con ogni sorta di oggetto colorato, mostrandosi in pose plastiche e divertenti, il tutto a ritmo di musica mentre il pubblico incuriosito li riprende con il cellulare.

Qui l’azione si gioca sul guardare e l’essere guardati, ed è ciò che accade al pubblico quando improvvisamente diviene oggetto degli sguardi e immortalato dagli scatti fotografici delle mannequin. La moda quale manifestazione del sentire contemporaneo espressa nel binomio stile-identità viene utilizzata dall’artista attraverso la messa in scena della sfilata per operare uno scambio di ruoli e ripiegare su sé stessi lo sguardo critico, le vere mannequin, le bambole oggetto portatrici dei valori della società contemporanea, sono ora tra il pubblico. Una critica messa in atto in maniera puntuale e senza asprezza.

4) Archivio Fabrizio Garghetti, Susanne Linke, fotografia
Photo credit e courtesy: CAPPA Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art

Il performative workshop di Filippo Riniolo affonda invece le sue radici nel tema del nostos, il viaggio di ritorno ed in particolare propone la riscrittura del poema epico L’Iliade e l’utilizzo del canto come strumento di salvezza. Partendo dagli aspetti che condussero al collasso della civiltà del bronzo, quali il cambiamento climatico, la guerra, le migrazioni, le epidemie, inevitabilmente la riflessione è condotta al presente. Filippo Riniolo invita i partecipanti a scrivere un canto perché, a suo dire: “ci vuole un canto per fondare un popolo”. Potentemente coesivo e liturgico è risultato il momento recitativo del canto collettivo.

Oltre lo spettacolo. La sezione document, che costituisce il corpo espositivo del festival, accoglie il visitatore con una personale del già citato Francesco Impellizzeri, il cui lavoro, legato al mondo dello show, affronta temi legati all’identità, al genere, alla fluidità attraverso il linguaggio del video, della fotografia, della scultura e l’installazione artistica.
Segue la mostra documentaria di Fabrizio Garghetti. Un’ampia raccolta fotografica che testimonia attraverso il lavoro del fotografo diverse esperienze in ambito performativo legate al movimento FLUXUS, al Lettrismo e alla poesia visiva internazionale. All’interno della raccolta, le fotografie dedicate alle prime esibizioni di danzatori e coreografi, tra cui uno dei più celebri Stück di Pina Bausch, fondatrice del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, Cafè Müller. A conclusione due video-performance, un omaggio a Carlo Crivelli e Michelangelo Pistoletto, Sinfonia Specchiante e un omaggio a Giuseppe Chiari La strada e la musica, un concerto a improvvisazione libera realizzato il 30 marzo 1997 presso il MuSpAC di L’Aquila. A parlarne, in un dibattito, la direttrice del MuSpAc, Martina Sconci.

5) Archivio Fabrizio Garghetti, La Monte Young, fotografia
Photo credit e courtesy: CAPPA Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art

Un gesto duchampiano quello di Giuseppe Chiari che sceglie un oggetto, in questo caso un pianoforte, e lo eleva ad opera d’arte. Un gesto trasformativo che si compie verso un oggetto trascendendone il determinismo dato dal rapporto forma-funzione per aprirsi alla casualità. L’artista partecipa con tutto il corpo, arrivando a comporre musica d’azione, dove lo strumento diventa la tela e il processo, l’opera d’arte. Il suono composto dalla casualità diventa performance.
L’intera rassegna si muove dunque lungo i bordi del linguaggio performativo, approfondendo quelle pratiche storiche che si pongono al confine tra la performing art e discipline quali la musica e la danza, offrendone un’analisi critica attraverso momenti di riflessione condivisa durante i talk e dibattiti con artisti ed esperti del settore. Parafrasando il titolo, l’affermazione suonare, cantare, ballare non è la performance appare ora meno dogmatica. Probabilmente non ha mai avuto la pretesa di esserlo. Ma mentre riflettiamo su cosa sia o meno la performance, lo spettacolo continua. Il festival chiude sabato 10 giugno, con uno spettacolo di musica performativa e dj set a cura di Giorgio Falcone, alias Curehead-k e uno spettacolo di danza-body painting a cura di Mirco Mascitelli.

INFORMAZIONI

play, sing and dance ׀ non è la performance
A cura di Ivan D’Alberto
Museo delle Arti – Castello di Nocciano Visitabile su appuntamento fino al 10 giugno 2023 Info: cappa.artecontemporanea@gmail.com

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