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“Luca Giordano o il trionfo della pittura napoletana”, in esposizione al Petit Palais di Parigi fino al 23 febbraio 2020 e poi al Museo di Capodimonte, a Napoli – istituzione con la quale l’esposizione è stata realizzata – è una vera scoperta per la Francia, sebbene alcune opere di Giordano siano presenti al Louvre, allo stesso Petit Palais e in alcuni musei del Paese.
Luca Giordano al Petit Palais: una sfida per i francesi
«Abbiamo deciso di fare una mostra su Luca Giordano a Parigi perché non era mai stata fatta. Si tratta della prima volta che il pubblico francese ha la possibilità di ammirare tante opere di quello che è probabilmente il maggiore pittore barocco italiano e forse europeo del secondo Seicento. Il direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger e Christophe Leribault hanno realmente osato una carta molto alta: perché questi sono anni in cui è soprattutto Caravaggio (e il realismo caravaggesco) ciò che appare davvero di moda (salvo, naturalmente, i nomi “sempreverdi”). Vedremo come reagirà il pubblico francese, che pure il barocco non ha mai amato o spinto troppo. In mostra sono visibili opere straordinarie provenienti da chiese e musei napoletani, oltre che da istituzioni francesi», ci ha raccontato Stefano Causa, curatore scientifico dell’esposizione.
Giordano ha tutte le qualità per piacere oltralpe. Artista precocissimo, nel 1645, a soli 13 anni, fu a Roma, dove collaborò con Pietro da Cortona. Copiò i grandi maestri: Raffaello, Michelangelo, i Carracci. Dopo viaggi a Bologna, Parma e Venezia (dove vide le opere di Tintoretto e Veronese), nel 1651 dipinse a Napoli un San Luca per la chiesa di S. Marta. Da allora la carriera di “Luca fa presto” (così fu effettivamente soprannominato) fu un vero tourbillon: Napoli (chiese di S. Pietro ad Aram e S. Teresa a Chiaia), Venezia (Salute), Padova (S. Giustina), Firenze (dove decorò il soffitto del salone di palazzo Medici-Riccardi).
Poi l’exploit internazionale, alla corte di Spagna (1692-1702), chiamato da Carlo II: dipinse all’Escorial, nel Palazzo Reale di Madrid, nella cattedrale di Toledo. Nel 1702, a causa della guerra di successione spagnola in seguito alla morte del re, Giordano fece ritorno a Napoli, passando per Genova e qui sue opere sono in palazzo Balbi, poi Reale.
Ma la magia di Napoli a Parigi non finisce qui
Fino al 26 gennaio 2020, il Petit Palais, sempre in collaborazione con il Museo di Capodimonte, ospita anche una retrospettiva dello scultore partenopeo Vincenzo Gemito (1852-1929), anch’egli enfant prodige che, a soli 17 anni, creò un’opera di mirabile realismo, il Giocatore, talmente bella da essere acquistata dalla casa reale. Seguirono i busti a grandezza naturale di personaggi celebri, tra cui quello di Giuseppe Verdi.
Ma bellissimi anche i disegni, grazie ai quali, dopo un periodo di grande difficoltà, quest’anima tormentata si riavvicinò alla grande arte scultorea. Le sue opere, di grande vivezza naturalistica – tra cui spiccano le figure in terracotta di bambini, pescatori e popolani, riscossero ampio successo anche ai Salon (1876-77) di Parigi.