Lo Spazio CRAC di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, inaugura la stagione con le opere dell’artista reggiana Micol Muratori, in una serie inedita ispirata al tema della figura umana in movimento. Tramite una striscia di fogli di dimensioni variabili viene proposto un insieme di figure in tensione, i cui ritagli e contorni appena abbozzati suggeriscono il libero gioco di animazione e dinamizzazione delle immagini. Un collage di forme vivaci e volatili il cui aspetto non finito tende a completare e armonizzare le contraddizioni proprie alle più complesse sfaccettature del sentimento interiore. La mostra, curata da Alessandro Mescoli, Giorgia Cantelli, Massimiliano Piccinini, sarà fruibile fino al 6 ottobre. Accompagna l’esposizione una nota critica della stessa Micol Muratori.
L’allestimento rimanda subito a un impatto visivo luminoso e aperto, con le opere disposte da un lato all’altro della parete prospiciente la vetrata a formare una curva montante al centro, accentuandone così una percezione dinamica. Le figure paiono anch’esse dissolversi nel bianco dell’intonaco, la cornice e i contorni sfumano nei ritagli delle fenditure composte in mezzo a pose improbabili, l’articolazione e lo slancio degli arti, all’interno di un groviglio di corpi che non può non far pensare al segno del suo stesso processo ideativo. Una coreografia, questa, pensata a partire dall’archivio personale di immagini proprio dell’artista, che spazia dalla scultura di Michelangelo a quella barocca, fino a fotografie tratte dalla danza moderna e il teatro contemporaneo.
In particolare le figure sono esito di un processo che Muratori riempie proprio di un’inquietudine “barocca”, secondo quei canoni che lo storico dell’arte Heinrich Wölfflin non avrebbe esitato a indicare in apertura e molteplicità dell’opera. Da una matrice originale impressa su fogli successivi sono ricavate nuove forme, in un proseguo di continua interdipendenza reciproca. Il ritaglio interessa le immagini più complesse, percepite appunto come animate, mentre l’acquerello interviene a segnare le pieghe del sentimento, penne e matite acquerellabili ne rivelano forme e anatomie in grado di essere continuamente ripensate e composte. Le loro torsioni e contorsioni indicano piuttosto uno stato di scoramento, dove il corpo diventa sintomo dell’interiorità, secondo le modalità di linguaggi espressivi affini, proprio come nelle manifestazioni del saggio di danza moderna.
Le figure disposte nello spazio sono così solo all’apparenza il frutto di una attività spontanea e scevra di leggi e disposizioni, se pur più libere e diverse dalle regole dello spazio geometrico, anche se ad esse dipendenti. Si tratta in effetti di ricercare il motivo di forme che sembrano casuali, ma che nella pratica artistica si comportano alla stregua del linguaggio, che fornisce mezzi finiti, presentando al contempo infinite possibilità di espressione. Una forma di creatività che, senza queste regole, sarebbe vuota e ineffettiva, inesplicabile, in definitiva priva di significato, proprio come il nostro proferir parola: semplice flatus vocis. Nel turbine e nei vortici di questa coreografia di corpi si scorge piuttosto l’anelito verso posizioni di equilibrio e a uno stato di armonia, secondo la tendenza all’accordo di quella Stimmung, o “atmosfera emotiva”, che tanto li pervade.
Proprio come nella musica, dove il piacere che se ne prova è veicolato da una struttura di norme e regole che rimane però sullo sfondo dell’esperienza estetica. Un quasi-linguaggio fatto di rappresentazioni che danno adito al pensiero, senza che un qualunque pensiero o concetto preciso possa essere ad esse adeguato, e nessuna lingua possa perfettamente esprimerle e farle comprensibili. Le idee estetiche di Immanuel Kant sembrano animare proprio queste figure volatili e dal carattere effimero, che la stessa Muratori vuole come «sospese tra il tempo e l’eternità».
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