19 febbraio 2022

‘Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia” a Palazzo della Albere, Trento

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Firmata dal filosofo e presidente del MUSE Stefano Zecchi e curata da Beatrice Mosca, la mostra in corso a Palazzo delle Albere fino al 5 giugno indaga il rapporto tra scienza e filosofia in un percorso espositivo multimediale. Ne abbiamo con Stefano Zecchi e Beatrice Mosca

Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia, exhibition view © Palazzo delle Albere , Trento

“Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia” è un progetto nato da un’idea di Stefano Zecchi e curato da Beatrice Mosca, che nelle sale al primo piano del Palazzo delle Albere di Trento – polo di interconnessione tra Scienze e Humanitas del MUSE – «apre al visitatore le porte della conoscenza attraverso un sorprendente cammino nel tempo […] dove la bellezza e l’amore ritornano come eterno richiamo per riflettere sul senso della vita dell’uomo. Dalle simbologie del mito e dal logos alle origini della filosofia, all’incanto della fede, all’armonia dell’umanesimo sino alla nascita della scienza moderna e al cosmo con i grandi interrogativi contemporanei sullo spazio e sul tempo. Un viaggio meraviglioso, quello della nostra conoscenza, che dalle straordinarie narrazioni mitiche che raccontano il senso della vita e della morte, del divino e dell’umano giunge fino a noi, ai nostri tempi», ha spiegato il museo. 

«La ricerca scientifica contemporanea – ha proseguito – apre scenari che sollecitano interrogativi sul destino dell’uomo e sul pianeta da lui abitato: obbliga a domandarsi se lo sviluppo a cui il suo sapere l’ha portato, oltre a migliorare la qualità della vita, non stia compromettendo lo spazio naturale e, infine, anche la socialità. La vita. Sono domande scientifiche che interrogano la filosofia, la sua millenaria riflessione sulla verità dell’essere nel mondo».  

Il progetto espositivo – di cui, nell’intervista qui sotto, abbiamo parlato con Stefano Zecchi, filosofo e presidente del MUSE, e Beatrice Mosca, curatrice della mostra – è stato concepito come «una messa in scena come opera totale, pensata e costruita in leggerezza e trasparenza mediante le scenografie, curate dall’architetto Silvio de Ponte, in armonia con il court métrage teatrale, per la regia di Cesare Cicardini e la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano».

L’esterno del Palazzo delle Albere, Trento © Palazzo delle Albere
Come è nato il progetto “Il viaggio meraviglioso”? Come si colloca nella progettualità del MUSE? Quali saranno i prossimi progetti espositivi del MUSE?

Stefano Zecchi: «“Il viaggio meraviglioso. Tra scienza e filosofia” nasce dal mio desiderio di portare un contributo all’attività scientifica del MUSE. La mia formazione è umanistica, e poco sembra coniugarsi con le esposizioni e la ricerca scientifica del museo. Ma nella mia concezione filosofica, pensiero umanistico e sapere scientifico non sono separati. Nella nostra civiltà occidentale si sono incontrati, si sono separati, si sono ritrovati in una dinamica dialettica che ha costruito i fondamenti della nostra società.
Questo visione è sempre presente nei miei libri, in cui il tema della conoscenza è connesso alla problematicità dello sviluppo delle scienze. Mio desiderio era portare questo modelle di pensiero nel MUSE senza, ovviamente, snaturare la sua identità.
Il Palazzo delle Albere, una struttura che si affianca “spazialmente” all’area del Muse, poco e saltuariamente utilizzata, mi è parso potesse essere un’ottima sede espositiva per avviare un percorso in cui il dialogo tra scienza e filosofia (nell’insieme cultura umanistica) potesse trovare il suo luogo privilegiato.
Dunque, se queste erano le intenzioni, diventava necessario dare una rappresentazione visiva, plastica a quel dialogo: ecco l’idea del “Viaggio meraviglioso”. Un progetto che vorrei avesse un seguito originale di sviluppo, conservando la finalità culturale che ho indicato. E in questa direzione si sta lavorando per proporre una nuova idea espositiva.

Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia, exhibition view © Palazzo delle Albere , Trento
Quale rapporto tra scienza e filosofia indaga, in particolare, questo progetto?

Stefano Zecchi: «Innanzitutto era importante il linguaggio da utilizzare nell’esposizione. Ho voluto che fosse suggestivo, esprimesse sentimenti non solo concetti. E poi era essenziale proporre uno sguardo d’insieme del rapporto scienza e filosofia, perché limitarsi a un momento particolare della storia culturale occidentale poteva richiedere una specificità che squilibrava l’insieme della narrazione. D’altra parte, era inattuabile e sbagliato fare un libro visivo di storia della filosofia. Era necessaria una sintesi che suggerisse l’analisi dei problemi trattati.
Ho così suddiviso il percorso della mostra in sei capitoli che rispecchiassero il cammino della nostra cultura occidentale dalle sue origini: il mito; la nascita del pensiero filosofico, il logos; la riflessione sulla conoscenza di Dio e della creazione: i grandi temi teologici; l’umanesimo con la sua nuova visione del rapporto tra i saperi; la nascita della scienza moderna con Galilei, Newton e Cartesio; la scienza contemporanea con la sua problematicità del rapporto tra tecnologia ed essenza dell’uomo.
Al visitatore dell’esposizione non sfuggirà il costante legame dello sviluppo del pensiero con il significato della bellezza e dell’amore. Della bellezza, perché essa è quella tensione creativa, progettuale, utopica, mai reattiva, dissolutiva, nichilista, che ha accompagnato l’impegno dell’uomo a testimoniare con le sue opere il senso della vita e della morte su questa terra. E l’amore che porta a oltrepassare l’esistente in un desiderio di aprirsi all’altro, senza temere d’incontrare il mistero, l’assoluto che avvolge la nostra vita.
Per approfondire gli argomenti dell’esposizione, è stata allestita una saletta in cui è possibile riprendere con sistematicità storica e teorica le suggestioni culturali di cui ha fatto esperienza il visitatore.

Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia, exhibition view © Palazzo delle Albere , Trento
Quali sono gli elementi caratterizzanti l’allestimento della mostra

Beatrice Mosca: «Il percorso della mostra trasforma gli ambienti espositivi in luoghi immaginari e simbolici, con una messa in scena allestita in leggerezza, luce, lievità, dove le scenografie, in armonia con il testo e la sceneggiatura, diventano ora simboli dei capitoli del viaggio ora espedienti scenici per proiettare le scene del cortometraggio, le immagini di contributo, le frasi simbolo del cammino della conoscenza, accompagnando gli spettatori, anche attraverso le voci fuori campo e un’inedita colonna sonora, in una visita immersiva  e suggestiva.  La visione del cortometraggio dialoga armoniosamente con l’allestimento, ed è proiettato non soltanto sulle pareti delle stanze, ma anche sulle soluzioni scenografiche, tutte caratterizzate da una cifra comune: contemporaneità e leggerezza. Dall’ingresso, trasformato in un tunnel di luce e ricamato nell’intreccio di surreale anemoni, agli elementi scenici trasparenti, teli e garze sovrapposte che diventano  ora schermi verticali ora forme spaziali, come le nuvole sospese della stanza del mito e l’universo del cosmo contemporaneo, trapassato dalla luce che filtra nella rete materica di filamenti aerei. Sino al termine del percorso dove i personaggi della scena finale, eterei, quasi ologrammi, vengono proiettati su una “non parete” di fitti e sottili fili scenografici che i visitatori attraversano per uscire dalla mostra. L’ alternanza di punti di vista delle proiezioni, la scomposizione delle scene, tra luci, ombre, materia e suoni, rende il percorso dinamico, mai scontato». 

Il Viaggio Meraviglioso. Tra scienza e filosofia, exhibition view © Palazzo delle Albere , Trento
Il cortometraggio al centro del percorso multimediale ha coinvolto molte professionalità ed è stato realizzato in diverse location. Potete raccontarci, in estrema sintesi, la sua realizzazione?

Beatrice Mosca: «Dettagli, inquadrature, voci fuori campo, soluzioni di montaggio evocative, oltre il realismo pur senza scadere nella dimensione estremamente astratta, caratterizzano l’originale cortometraggio. Dal sogno alla realtà e viceversa, dove anche l’assenza del colore diventa pittura visiva di un bianco e nero che nei contrasti, con rara maestria, rende viva e corporea la leggerezza del passo dei personaggi e della trama scenica. Una cifra artistica capace di dialogare con la scenografia dell’allestimento espositivo, senza sovrapporsi o distaccarsi, ma intrecciando insieme una sintonia visiva. Una scelta curatoriale che si allontana dalla multimedialità intesa come sequenza di immagini suggestive ma pur sempre artefatte e guarda alla cifra stilistica di un’ opera totale, dove la sceneggiatura, l’arte teatrale, le riprese filmiche, le scenografie, le parole di poeti, scrittori, scienziati, filosofi, drammaturghi e la musica diventano un tutt’uno. Uno spettacolo da ascoltare, leggere e vedere, sotto la guida della voce narrante femminile, controcanto della presenza scenica del narratore principale. Scandito in diversi capitoli, dove la fine sembra svelarci l’inizio, e viceversa, un court métrage realizzato in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, per la scelta sia degli attori sia dei costumi, girato nelle dimore antiche del Trentino, con originarie e suggestive ambientazioni nei Castelli –  Castello del Buonconsiglio, Castel Thun, Castel Toblino  che hanno aperto per l’occasione le loro stanze, corti, appartamenti segreti, consentendo anche le riprese nei giardini, nei boschi, sulle rive dei laghi circostanti.  Un viaggio senza tempo, nel tempo. Tra sogno e realtà, dove, come dice Jean Cocteau, ognuno può immaginare come vuole, interpretare come desidera». (SC)

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