Una riflessione sulle principali esperienze artistiche avvenute in Italia dall’immediato dopoguerra fino all’avvento della cosiddetta “condizione postmoderna”, dell’era informatica e dell’avvio della globalizzazione. È quella proposta da Bruno Corà a Terni, con la mostra: “Immaginaria. Logiche d’arte in Italia dal 1949”, ospitata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni nella propria sede di palazzo Montani Leoni. Una mostra volta “a sottolineare il contributo delle singole logiche messe in atto con le proprie opere da parte di quelle personalità artistiche che si sono distinte in determinati momenti salienti nello sviluppo della cultura visiva in Italia”, come spiega il curatore. “Senza presumere – naturalmente – di poter rispecchiare totalmente il complesso tessuto artistico generatosi nel nostro Paese nel corso di oltre mezzo secolo, ma procedendo in modo esemplare ed esponendo per lo più singoli pronunciamenti linguistici distintivi di altrettante poetiche”. In effetti, nell’Immaginaria proposta da Corà, si fa sentire la mancanza di qualche artista che, nel periodo preso in considerazione, ha creato qualche opera degna di considerazione che forse avrebbe completato la carrellata proposta dalla Fondazione, all’intero di questa ricognizione di compagini artistiche aderenti a movimenti o indirizzi estetici condivisi.
Non che manchino nomi e opere di artisti di spicco, anzi. Basti pensare alla presenza di quadri o istallazioni di Fontana, Burri, Capogrossi, Afro, Cagli, Colla, Dorazio, Accardi negli anni Quaranta-Cinquanta e successivamente di Rotella, Lo Savio, Uncini, Schifano, Manzoni, Castellani, Agnetti negli anni Sessanta-Settanta, ma anche di Kounellis, Merz, Fabro, Boetti e inoltre, negli stessi anni Settanta di artisti come Spagnulo, Gastini, Carrino, De Dominicis, Alfano e numerosi altri distintisi fino al clima del ritorno alla pittura degli anni Ottanta. Riuscendo pertanto a dare conto delle produzioni pittoriche e plastiche di rilievo che nella seconda metà del Novecento si sono imposte a livello nazionale e internazionale, “indicando al contempo le aperture sulle culture visive di altri paesi”, come spiega il curatore. Avendo scelto artisti che hanno espresso una propria “logica” ideativa e formativa dell’opera sottolineando fortemente la propria individualità: “aspetto saliente nell’arte contemporanea e ancor più di quella maturata dal dopoguerra in Italia”. La mostra “Immaginaria” è dunque rivolta simultaneamente tanto al riscontro storico di queste singole esperienze, definitivamente compiute, quanto a voler cogliere gli elementi distintivi di ogni singola logica pittorica e plastica manifestatasi. Anche se, tra i nomi altisonanti, si individuano opere forse non del tutto rappresentative della grandezza dell’autore, ma la cui presenza consente alla mostra di mantenere coerentemente la propria vocazione.
Il risultato, comunque, è senz’altro piacevole, per una mostra che pone la città di Terni in risalto a livello nazionale, permettendo peraltro ai visitatori anche di scoprire (o riscoprire, per i residenti) il prezioso palazzo Montani Leoni, risalente al 1584 e situato nel cuore di Terni, dopo un lungo lavoro di restauro, che lo vede tornare a splendere ospitando una mostra di cartello e alla portata di tutti, avendo voluto la Fondazione offrire l’esposizione a titolo gratuito.
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