Vite interrotte, fili da riannodare, immagini sfogliate, voci da ascoltare. Si muove su più ambiti, spesso sovrapposti, la mostra presentata da Silvia Morin negli spazi virtuali della exibart digital gallery, curata da Daniele Perra. A partire dal titolo, “Incoronate”, che è un nome proprio e un attributo, un verbo, un’azione, una scelta, un riferimento a un evento di cronaca legato alla città di Cerignola e accaduto nell’aprile del 1998. Quando Incoronata Solazzo e Maria Incoronata Ramella, braccianti agricole, persero la vita in un incidente stradale viaggiando sul furgone sovraccarico del caporale, diretto ai campi di lavoro. La pratica di del caporalato, illegale ma ancora in uso in molte aree agricole in Italia, si innesta sul genere, l’organizzazione del lavoro è anche – soprattutto – egemonia sulla gestione dei corpi e la loro disponibilità.
edg exibart digital gallery è una piattaforma espositiva digitale dedicata a progetti artistici multimediali. Un luogo dove progettare, allestire e promuovere mostre di arte contemporanea, architettura, design e moda. Tutti i progetti ospitati sulla piattaforma edg sono ottimizzati per la visualizzazione a computer.
Silvia Morin ha fatto del proprio corpo lo strumento privilegiato col quale rimettere in scena biografie di donne interrotte dalla violenza maschile. Le sue fotografie sono il frutto di un lungo e laborioso processo d’identificazione empatica con le figure di cui indaga storie e vite. L’atto performativo si fa scatto che non è mai né autoritratto, né ritratto fedele. È una sorta di personale e sentito re-enactment che scaturisce dalla ricerca e dalla costruzione di un immaginario legato all’identità e alla condizione di figure femminili, storiche o contemporanee, che si sono scontrate con la violenza di un sistema egemonico.
«L’obiettivo del mio lavoro ha come finalità la costruzione visiva di una mappatura emotiva, fisica e virtuale delle donne del passato e della contemporaneità, protagoniste di esperienze legate a fatti di cronaca», spiega l’artista. «L’apertura all’esperienza è veicolata attraverso il mio corpo, inteso come mezzo di confronto diretto per la conoscenza delle storie». «Questa mostra amplia ed espande la ricerca e la costruzione di un immaginario legato all’identità e alla condizione di figure femminili, storiche o contemporanee, che si sono scontrate con la violenza di un sistema egemonico», continua Morin.
L’esposizione “racconta” quel processo creativo fatto di ricerca, studio dei materiali (visivi e sonori), bozzetti, disegni preparatori, performance, spesso a porte chiuse, fino alla formalizzazione conclusiva: la fotografia. “Incoronate”, secondo le parole dell’artista, approfondisce «L’analisi di quei fenomeni di criminalità organizzata che in una mappatura geopolitica rimangono ancora fortemente radicati nell’area del sud Italia, in tutte quelle regioni che storicamente hanno subito uno scambio culturale ed economico favorito dalla vicinanza con il mare. Un fenomeno che si radica, soprattutto in Puglia, a partire dal dopoguerra e che negli anni ’80 prende il nome di caporalato, quella pratica di reclutamento e sfruttamento dei braccianti e delle braccianti agricole a favore di un caporale».
Nata a Corato, nel 1988, Silvia Morin si è diplomata nel 2017 al Biennio Specialistico di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, nel 2013 in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bari. Frequenta nel 2020 il modulo Arti all’interno del master di Studi e Politiche di Genere dell’Università degli Studi Roma Tre. Il suo lavoro è stato esposto, tra gli altri, al Museo d’Arte Orientale di Torino nel 2023, Casa Flash Art a Milano nel 2021, nel 2019 all’interno di VIR Viafarini, Milano, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Corato e alla Pinacoteca di Arte Contemporanea a Ruvo di Puglia.
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