Oltre 180 opere d’arte, dal medioevo fino ai giorni nostri, provenienti da 80 prestatori di dieci Paesi diversi, per raccontare l’Inferno. Dopo la grande mostra in occasione del cinquecentenario della morte di Raffaello, le Scuderie del Quirinale partecipano anche alle celebrazioni di un altro anniversario fondativo, per la storia italiana, quello dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. «Dal 5 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022, “Inferno” alle Scuderie del Quirinale sarà una mostra potente, capace di condurre il visitatore in territori inattesi», ha dichiara Mario De Simoni, Presidente di Ales – Scuderie del Quirinale, intervenuto alla presentazione della mostra e delle iniziative dedicate all’anno dantesco, insieme al Ministro della Cultura Dario Franceschini, al Presidente e al Segretario Generale del Comitato nazionale per le celebrazioni, Carlo Ossola e Maria Ida Gaeta, ai Sindaci di Firenze, Ravenna e Verona, Dario Nardella, Michele de Pascale, Federico Sboarina, e alla Direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli.
Centinaia le iniziative che andranno a scandire il calendario promosso dal Comitato e dalle città dantesche, coniugando rigore scientifico e divulgazione popolare. Tra queste, Il 25 marzo, giorno del Dantedì, anche la lettura di Roberto Benigni di un canto della Divina Commedia, al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica. La lettura sarà trasmessa in diretta Rai. E un programma di attività sarà promosso anche dalle Scuderie del Quirinale, in parallelo alla mostra “Inferno”, tra incontri, letture e riflessioni sulle suggestioni e gli argomenti introdotti dalla più famosa cantica dantesca, anche in rapporto alla complessità dei nostri tempi.
La mostra sarà curata da Jean Clair, scrittore e storico dell’arte, Conservatore generale del Patrimonio francese, conosciuto anche per la sua appassionata vena polemica, oltre che per gli studi approfonditi sui temi del nichilismo, del male, della redenzione. Tra le dieci sale delle Scuderie si dipanerà il viaggio dantesco, come rappresentato nel corso dei secoli, dalle opere medievali, con la loro iconografia strutturata e tendente all’orrifico, passando per il Rinascimento e il Barocco, per arrivare al tormento delle tele romantiche e alle interpretazioni psicoanalitiche del Novecento. L’iconografia dell’Inferno dantesco, così, diventerà specchio delle idee e del gusto della società , nel corso dei secoli.  Due sale saranno dedicate alla traslitterazione dell’Inferno sulla terra: la follia, i totalitarismi, la guerra. In particolare, la Prima Guerra Mondiale e la sua immane tragedia.
Dopo questo intenso tragitto, la mostra si chiuderà con l’evocazione dell’idea di salvezza che Dante affida all’ultimo verso della Cantica: «e quindi uscimmo a riveder le stelle». Verso che, secondo quanto dichiarato da Franceschini, «Dovrà accompagnarci come un monito verso la speranza di tornare presto a teatro, al cinema, ai concerti e ad animare le nostre piazze in un clima di grande solidarietà ».
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