Il grande salone a volte della Cavana Gallery, un ex ricovero coperto per gondole, per la prima volta nella veste di spazio espositivo, sarà la cornice della mostra dell’artista taiwanese Pahsi Lin, visitabile fino al 7 luglio 2024.
Un ponte tra occidente e oriente. Nelle opere di Pahsi Lin è infatti la sua doppia appartenenza culturale tra Oriente e Occidente, il tema che accomuna le varie serie di dipinti. A cura di Alberto Barranco di Valdivieso,la mostra espone le ultime sperimentazioni artistiche di Pahsi Lin, che parlano di infinito e dualità.
Pahsi Lin porta avanti un lavoro che unisce la tecnica e la sua storia personale. Le sue opere sono infatti caratterizzate da una fusione di pittura e calligrafia, riflettendo una profonda comprensione dell’astrattismo occidentale e una sensibilità per l’arte cinese antica. È attraverso l’uso dell’inchiostro, delle pennellate rapide e dei colori vibrati, che Lin crea composizioni che rivelano un conflitto sottile tra idealismo e realismo, profondità e superficialità. Infinity Art presenta circa 20 grandi dipinti in cui Lin presenta al pubblico uno sguardo intimo sul suo mondo interiore e invita gli spettatori a riflettere sul concetto di infinito e dualità.
Pahsi Lin crea composizioni solo in apparenza casuali, dove traspare il conflitto, il contrasto tra idealismo e realismo, tra il profondo ed il superficiale. Il suo modo di dipingere oggi, dimostra uno studio delle tecniche pittoriche occidentali, ma anche una vicinanza con le opere di famosi artisti cinesi contemporanei, quali Zhang Daqian (1899-1983) e Zao Wou-ki (1921-2013), per il ruolo cruciale che il colore ebbe nella loro arte. La pittura di Pahsi Lin, come quella di Zhang Daqian, si ispira al loro particolare uso dei materiali naturali per realizzare colori più ricchi e sgargianti, che lo spingono sempre di più all’abbandono completo dell’oggetto reale.
Un ultimo, ma non meno importante, elemento che caratterizza le sue opere è l’utilizzo sapiente e raffinato dell’oro, anch’esso testimone di un’arte antica che riaffiora e non è mai dimenticata, che egli accosta a inchiostri e pigmenti colorati realizzati con minerali speciali e rari, provenienti da tutto il mondo.
La mostra è resa possibile grazie all’organizzazione di BIG Eyes international Vision, Milano, in collaborazione con Bai Yu Art Foundation di Taiwan, Casa Museo Pizzo Greco e Galleria Scoglio di Quarto di Milano.
Un legame con l’Italia. La mostra rappresenta infatti un ritorno di Lin in Italia dopo cinque anni dall’importante retrospettiva alla Villa Reale di Monza nel 2019. Il suo legame con l’Italia è infatti molto profondo, come dimostra il sostegno costante agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera tramite la Bai Yu Art Foundation, un’iniziativa biennale premia gli studenti meritevoli e celebra l’arte e la cultura italiana.
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