Alle spalle dell’imponente Cimitero Monumentale di Milano sorge, in una vasta area, Scalo Farini, uno degli scali ferroviari dismessi più imponenti e grandi del capoluogo lombardo. Oggi, grazie a un processo di riqualificazione urbana, è diventato la sede di Lampo, progetto innovativo che si pone l’obiettivo di accogliere, all’interno dei suoi 9mila metri quadrati, creativi e artisti e di organizzare mostre, concerti, workshop ed eventi. Questa suggestiva location è stata scelta dalla Bianchizardin Contemporary Art, giovane galleria milanese fondata da Gaia Bianchi e Andrea Zardin, per presentare il lavoro di Alessandro Borgonovo, in un’ottica di collaborazione tra realtà differenti. La mostra personale – in corso fino al 3 febbraio 2024 – è stata concepita e realizzata appositamente per questo spazio, rendendo l’intera esperienza ancora più coinvolgente.
Nato nel 1980, Borgonovo inizia il suo percorso nel mondo dell’arte come assistente per una galleria milanese. L’interazione costante con gli artisti e con il loro lavoro lo spingono a sperimentare e a realizzare le prime opere che spaziano dal collage fino alla rielaborazione digitale delle immagini. A partire dal 2015, però, l’artista compie una significativa transizione abbracciando esclusivamente la pittura come mezzo espressivo. Questo cambio radicale rappresenta un distacco totale dal suo passato, avvicinandosi a una forma d’arte più libera e istintiva. Attraverso l’uso di smalti ampiamente diluiti e spray, abbandona la precisione delle linee grafiche, sostituendo i colori vivaci con tonalità più smorzate e prive di spessore materico.
La mostra riunisce 20 quadri di diverso formato in cui l’astrazione, suo linguaggio emblematico, diviene manifesto di spontaneità e crudo istinto, andando così a richiamare l’essenza del movimento urbano. Le linee, tracciate con la vernice spray nera, si muovono attraverso lo spazio della tela con una libertà e un dinamismo che catturano lo sguardo dello spettatore. La gestualità che permea i suoi lavori è palpabile: il gesto artistico è evidente, tangibile, ma vi è una particolare attenzione anche per il supporto utilizzato. Infatti, la tela non è semplicemente un supporto, essa diventa un elemento intrinseco dell’opera d’arte stessa. Borgonovo, dunque, enfatizza la struttura, come è visibile in alcuni dei suoi quadri dove le frange del tessuto vengono poste in primo piano.
In questo contesto artistico, colore e forma si fondono in una suggestiva danza visiva o, meglio, in una melodia. Non a caso, tra i principali stimoli che possono essere rintracciati nel suo lavoro, la musica ricopre un ruolo importante. Il rock and roll e la psichedelia britannica divengono uno spunto da cui poter partire per creare tali composizioni astratte. Inoltre, a livello estetico i suoi lavori richiamano il graffitismo e l’arte informale. In particolare vi è una similitudine con il lavoro di Martin Barré, uno dei massimi protagonisti dell’arte astratta del secondo Novecento, caratterizzato dall’attenzione per le linee e la gestualità .
In conclusione, come espresso da Mariaelena Maieron, a cui si deve la stesura del testo critico che accompagna la mostra: «BRGNV Cruda Astrazione è un viaggio attraverso la creatività senza confini che abbraccia l’astrazione come forma vitale e in continua evoluzione. L’arte di Borgonovo diventa così un sentiero senza fine, una ricerca in evoluzione di connessioni profonde tra il creatore, l’opera e chi si ferma ad osservare pronto a cogliere le sfumature inespresse di un linguaggio che supera (come in musica) il potere delle parole».
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