Fino al 24 luglio presso la galleria veneziana Marignana Arte è aperto al pubblico il solo show “Inner Landscapes” della poliedrica artista californiana Nancy Genn (1931, San Francisco).
La mostra, a cura di Francesca Valente, ripercorre cinquant’anni del percorso artistico di Nancy Genn, artista californiana tra le più significative del secondo dopoguerra. Genn viene riconosciuta dal filosofo Michel Tapiè in Morphologie Autre come una delle esponenti di punta della corrente di Arte Informale degli anni ’60 sviluppatasi intorno alla baia di San Francisco e accostata a nomi quali Carla Accardi, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Robert Motherwell, Louise Nevelson, Jackson Pollock, Mark Rothko, Emilio Vedova.
L’artista è profondamente legata all’Italia in quanto è più volte stata invitata come visiting artist all’American Academy di Roma; le sue opere sono oggi presenti nelle collezioni di importanti istituzioni culturali veneziane come la Fondazione Giorgio Cini, il Palazzo Fortuny e il Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna. Nel 2018 Palazzo Ferro Fini ha ospitato la più importante retrospettiva mai tributatale in Europa; tra il 2018 e il 2019 le sono stati dedicati, oltre a una mostra a Ca’ Pesaro, incontri interdisciplinari e seminari presso l’Ateneo Veneto e il MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma; nel 2020 il Festival delle Arti di Todi ha inteso includere una sua personale tra le iniziative in onore di Beverly Pepper, carismatica artista della sua stessa generazione, recentemente scomparsa.
Il percorso espositivo di “Inner Landscapes” segue le diverse fasi dell’opera di Nancy Genn: dalla carte d’autore tridimensionali degli inizi, alle rare vetrografie alle più recenti opere di tecnica mista, dimostrando come è stata in grado di dominare con uguale maestria le diverse tecniche artistiche. Il medium privilegiato rimane però la carta: con il solo precedente di Rauschenberg, Genn è tra le prime a utilizzare questo materiale per la creazione artistica e a sviluppare tecniche pionieristiche per il suo impiego. In particolare, nel 1979 vince una borsa di studio in Giappone, dove ha la possibilità di entrare a contatto con i produttori locali e apprenderne le tecniche di riproduzione, che farà poi convergere in quello che è stato ribattezzato il “metodo Genn”, una sua originale tecnica di strappo. La carta, realizzata a mano dalla stessa artista, perde la sua funzione di mero supporto e da una dimensione piatta passa alla tridimensionalità, come si può osservare in Saratoga 27 (1985). Sono poi presenti alcune opere del periodo romano dell’artista, caratterizzate dall’intreccio di piani di visione multipli e asimmetrici e colori che restituiscono i tramonti romani sulle architetture della città. La stessa cura per la realizzazione artigianale e audacia nella sperimentazione sono evidenti nelle opere mixed-media a matita e caseina di più recente realizzazione, come la serie Tidelines e The Shape of the Water, che mediante un ben calibrato impianto compositivo e una pacata tavolozza di tinte, invitano a un approccio di tipo contemplativo.
Un elemento caratterizzante dell’opera dell’artista è l’acqua, da cui spesso trae ispirazione: lo si può notare in Yosemite Waterfall (2016) e Patagonia (2014), opere di una più recente fase creativa, dove l’elemento della cascata evoca l’energia di una natura che si rinnova costantemente, ma anche di una forza rigeneratrice che viene dall’interno. Infatti, la curatrice Francesca Valente afferma «I suoi lavori si configurano come rarefatti paesaggi interiori che trascendono ogni riferimento al contingente e conducono lo spettatore all’interno di una dimensione che ispira una serena, seppur appassionata armonia, nata da un arcaico senso di meraviglia davanti al mistero della vita stessa».
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