Il 25 maggio, presso Palazzo Bronzo a Genova, apre la mostra dal titolo il disagio agiato e la nuova carne, curata da Benedetta Monti. La mostra inaugura nel capoluogo ligure durante i festeggiamenti del DIDE, la Design Week, e sarà possibile visitarla fino al 16 giugno 2024. L’obiettivo dell’esposizione è quello di far congiungere le tre diverse pratiche degli artisti Silvia Capuzzo, Vittorio Zeppillo e Davide Quartucci su un unico piano. Gli artisti citati svolgono le loro ricerche con medium e linguaggi differenti e lo scopo della curatrice è quello di raccontare lo stato dell’arte e la nostra quotidianità.
Non è un caso che sia stato scelto Palazzo Bronzo come luogo dell’esposizione, un artist-run space inaugurato nel 2022. Lo spazio, immerso nel tessuto urbano di Genova, nasce dall’esigenza, da parte della città, di un nuovo polo artistico e di un nuovo punto di riferimento per l’arte contemporanea emergente. Un luogo ideale per i propositi della mostra poiché si occupa di linguaggi e pratiche eterogenee con l’obiettivo di generare un dialogo tra discipline differenti. Lo spazio di Palazzo Bronzo diventa così non solamente contenitore espositivo ma altresì ambiente esperienziale, un luogo in cui siamo chiamati in causa come spettatori attivi.
Il titolo, come afferma la curatrice Benedetta Monti, si riferisce a uno dei capitoli che sono racchiusi nel libro di Vincenzo Susca intitolato Tecnomagia. In occasione di questo evento, le parole dello scrittore diventano inoltre statement curatoriale. L’esposizione, con intenzione esperienziale, include temi legati all’annullamento, alla rinascita e alla crisi, il tutto inquadrato da fantasie sull’instabilità. Durante l’iter espositivo non mancano momenti di sosta confortevole e scomodità controllata che ci consentono di riflettere e farci interrogare sull’idea soggettiva di casa e luogo sicuro ma anche di evoluzione e cambiamento. Inoltre, la performance di Vittorio Zeppillo diventa anche occasione di lascito installativo all’interno dello spazio generando un ulteriore modifica, evoluzione e oscillazione della mostra.
Il lavoro degli artisti infatti ruota attorno al concept scelto per la mostra. Sono presenti i lavori di Silvia Capuzzo (Merano, 1996) seguita dalla galleria VIN VIN e finalista del Premio Fondazione Francesco Fabbri nel 2022. Il medium che predilige è quello della pittura: i suoi soggetti ci appaiono tanto distanti che possiamo quasi definirla come la materializzazione del concetto dell’inafferrabile. Elabora la sua pratica attraverso la stratificazione della pittura a olio che solitamente unisce agli amidi: strato dopo strato acquisisce anch’essa la forma della materializzazione del tempo che è trascorso sulla tela. Il risultato è quello di far crescere nell’osservatore un senso di inquietudine scaturita dalla nostra impossibilità di cogliere i suoi soggetti sia dal punto di vista spaziale sia temporale.
Vittorio Zeppillo (San Severino nelle Marche, 1998) ha già collaborato con la curatrice Benedetta Monti durante il 2023 sia in occasione di HYPERBALLAD ad Ascoli Piceno, sia per la sua personale Dream Factory a Platea Palazzo Galeano, Lodi, dove Zeppillo ha portato un’installazione site specific che traduce in termini estetici la dimensione dell’ambiguo – come è tipico della ricerca visiva condotta dall’artista. La maggior parte delle sue installazioni ci ricordano una confusione senza freni e sfumata.
Davide Quartucci (Senigallia, 2000) si inserisce nel percorso espositivo con due quadri e una installazione che esplora l’immaginario simbolico del riposo. Rappresentato da Boccanera Gallery, è stato anch’esso in passato già presente in mostre a cura di Monti, quali The appearance formula (Andrea Festa Fine Art, Roma) e HYPERBALLAD. Quartucci indaga la natura esistenziale dell’essere umano attraverso uno sguardo demenziale, oscuro ed enigmatico, e la dimensione della senilità e caducità in un approccio algido, intimo e al tempo stesso ludico. Lo spettatore si trova accolto da narrazioni e scenari fiabeschi e popolati da bizzarri personaggi.
A completare l’appuntamento espositivo troviamo alcune riviste di Orlando Magazine, la prima rivista al mondo strutturata come un hotel e che si inserisce all’interno dell’esposizione in quanto allegoria dell’accoglienza e dell’idea di luogo sicuro, lontano dall’atmosfera della mostra e di conseguenza riaffermandone la centralità concettuale: assurda e al limite del paradossale. Santa Radio, su Spotify, pubblica una playlist dedicata che porta il nome della mostra, dove il percorso reclama ambiguità e oscillazione ed è caratterizzato da una sinusoide ritmica che accoglie al suo interno i brani Pasolini (Soundwalk Collective, Patti Smith) e Square Heart di 7038634357 (Neo Gibson).
Così i linguaggi degli artisti vengono condensati e mescolati assieme per creare un ambiente immersivo ed esperienziale dove il grottesco è malinconico, l’angoscia affoga nell’ironia, l’epifania si fa catarsi, passando dall’ambiente tossico a quello curativo possiamo esigere la nostra nuova rinascita.
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