aA29 Project Room fondata da Gerardo Giurin e Antonio Cecora si articola in due gallerie a Milano e Caserta, dirette da Lara Gaeta: «spazi multifunzionali, creati per promuovere con mostre, progetti site-specific e residenze, diverse forme di sperimentazione. Nasce con un indirizzo socio-politico, per estendere il suo raggio d’azione a un terreno di ricerca più ampio, che esplora differenti possibilità di dialogo e di interazione con l’altro, con l’intento di decostruire alcuni fondamenti del pensiero dominante», ha spiegato la galleria.
In particolare aA29 Project Room «sostiene ricerche sensibili alla questione ecologica e ambientale, che generano nuove possibilità di incontro e connessione tra i viventi» ed è in questo contesto che la sede di Milano ospita “IN COMMON”, la doppia personale di Isabella Pers e Nada Prlja a cura di Laura Cherubini, presenta una serie di opere recenti e inedite, realizzate appositamente per gli spazi della galleria (fino al 13 febbraio).
«Con un riferimento, già nel titolo della mostra, all’esplorazione di un terreno comune che si espande sugli assi spaziali e temporali a molteplici livelli di interconnessione e coesistenza con il resto dei viventi, le due artiste, con sguardi diversi ma complementari, intessono un dialogo e una riflessione su importanti questioni contemporanee, sociali e ambientali. Partendo dall’osservazione di un presente fragile e complesso, Isabella Pers e Nada Prlja arrivano ad analizzare le sovrastrutture mediatiche che influenzano la nostra percezione», ha raccontato la galleria.
«Il terreno comune di “IN COMMON” – ha proseguito – sta nella decostruzione delle pratiche tipiche dei mezzi di comunicazione di massa – come nella rielaborazione di pagine web della serie di disegni Te aba di Isabella Pers o nelle pagine sovra-dipinte dei quotidiani che compongono Disaster Diary II di Nada Prlja – e nelle nuove domande che pongono con il loro lavoro, alla ricerca di una lettura critica del presente e di una riflessione sull’uso e abuso dell’informazione.
“IN COMMON” mette in mostra una forma di resistenza dentro e fuori il mondo dell’arte: pensare nuove forme di vita comune è un punto di partenza da cui aprirsi a un futuro alternativo, che può ancora essere immaginato».
Isabella Pers è co-ideatrice di RAVE East Village Artist Residency, un meta- progetto che apre il dialogo sul ruolo dell’arte contemporanea nei confronti dell’alterità animale in una prospettiva biocentrica ed antispecista.
Le sue opere sono state presentate in diversi contesti, tra cui due edizioni di Manifesta (12, Palermo e 13 Marsiglia) e il la sua ricerca è presente nell’Agency of Unrealized Projects (AUP) archive, progetto di e-flux e Serpentine Gallery London.
I lavori di Isabella Pers in mostra, ha ricordato aA29 Project Room «interpretano il cambiamento climatico attraverso il linguaggio dell’acqua e la connessione di situazioni fisicamente molto distanti tra loro, ma dalle sorti simili: da un lato gli atolli paradisiaci di Kiribati nell’Oceano Pacifico che subiscono gli effetti di un repentino innalzamento del livello del mare e dall’altro il nord-est Italia, colpito violentemente dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018 che ha distrutto decine di migliaia di ettari di foreste alpine. Le opere raccontano di un tempo che non è più in grado di riallacciarsi al suo ciclico eterno ritorno, ma che prosegue linearmente, senza controllo, attraversando geografie lontane e quotidianità senza coscienza, fino all’immagine tanto impossibile quanto reale, dove “l’albero è capovolto, la radice è nell’aria” (Pierluigi Cappello, Piove)».
Nada Prlja ha rappresentato la Repubblica di Macedonia del Nord alla 58ma Biennale di Venezia nel 2019. Per “IN COMMON” partendo dalla domanda «”quando gli artisti cambieranno le modalità di produzione delle loro opere, per evitare gli sprechi?” – ha spiegato la galleria – l’artista dà voce a una critica al sistema stesso dell’arte. L’artista ricicla continuamente i suoi lavori per realizzarne di nuovi, in una sovrapposizione di significati, che arricchisce le opere esistenti di nuovi contenuti. Tra le opere in mostra troviamo infatti l’installazione Disaster Diary II (2021) che riutilizza e trasforma il precedente lavoro Non Commercial Agency (2004), su cui dipinge date e luoghi delle catastrofi naturali che si sono verificate tra il 2004 e il 2021: un progetto che critica e riesamina il contenuto delle informazioni che i giornali offrono quotidianamente al pubblico. I due lavori diventano un’unica opera, rimandando un’immagine realistica della situazione mondiale e della sovrapproduzione innaturale del capitalismo».
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