16 marzo 2024

Istrionico, profondo, dissacrante: Juergen Teller alla Triennale di Milano

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Rinomato fotografo di moda, Teller approda alla Triennale di Milano con la sua più ampia personale mai realizzata: un racconto non solo delle celebrità incontrate durante il suo percorso professionale, ma anche un diario intimo afferente alla sua sfera privata e personale

The Myth No.50, Grand Hotel Villa Serbelloni, Bellagio, 2022

Come vivere una vita piena senza dare mai nulla per scontato ce lo mostra il fotografo tedesco Juergen Teller (1964, Erlangen, Germania) nella sua più ampia retrospettiva mai realizzata, i need to live, portando nelle sale di Triennale Milano fino al 1 aprile 2024 il percorso della sua produzione creativa dalla prima metà degli anni Novanta ad oggi. Una mostra che non parla solo della carriera fotografica dell’artista nella moda, mondo nel quale è ampiamente conosciuto e rispettato per i suoi lavori, ma dove affiora la sua vita privata e intima, grazie all’affiancamento di storie personali. L’esposizione, a cura di Thomas Weski, famoso per aver organizzato numerose mostre di fotografia contemporanea, è stata presentata per la prima volta al Grand Palais Éphémère di Parigi nel gennaio scorso in collaborazione con l’artista e compagna di vita di Teller Dovile Drizyte, musa spesso protagonista dei suoi scatti.

Self-Portrait with pink shorts and balloons, Paris 2017

«Credo che il segreto per rendere la vita divertente sia riuscire a trovare eccezionali anche i momenti più normali e deprimenti della nostra quotidianità» dichiara l’artista. i need to live, realizzata con il supporto di Saint Laurent by Anthony Vaccarello, presenta oltre 1000 opere e riunisce sia lavori personali che opere su commissione, immagini note, nuove serie fotografiche, video e installazioni. Il percorso inizia con una serie concepita tra Napoli e Venezia, We Are Building our future “Together” (2021) frutto di un lavoro pensato con la compagna Dovile. I due hanno deciso di celebrare la costruzione di un percorso di vita insieme e la loro unione matrimoniale-lavorativa mostrandosi in una serie di pose bizzarre. Vengono immortalati tra i cantieri delle due città mentre indossano l’equipaggiamento di sicurezza una collezione di scatti che è stata racchiusa nel libro Auguri (2022), insieme alle foto del matrimonio e della loro luna di miele nel sud Italia. La seconda sala ci accoglie con una parete invasa da scatti di campagne pubblicitarie in cui appaiono borse, dal titolo Handbags (2019) e More Handbags (2023), dove spuntano numerose celebrità con le quali Teller ha collaborato e collabora tutt’ora.

Forest No.93, South Tyrol, Italy 2020

«Ho sempre amato fotografare le borse. Sono compagne piacevoli e silenziose e mi sono divertito a fotografarle in tutti questi anni»Agli scatti di moda si alternano foto personali quali una gigantografia del ritratto della moglie Dovile e una fotografia dello stesso Teller sdraiato sul dorso di un asino, Donkie Ride story (2016), immagine accompagnata da un passaggio scritto dell’omonimo libro dell’artista in cui parla di una sua disavventura avvenuta durante un viaggio in Turchia a metà degli anni ’80, un racconto esilarante che ha segnato la sua vita. Accanto a star della moda come Steve Mc Queen, vengono affiancati soggetti familiari, come il figlio in Smiling Ed (2005), ripreso durante un bagnetto. Domina la sala l’autoritratto Self-Portait with Balloons (2017), iconica copertina della mostra nella versione di nudo integrale, rigorosamente con indosso i calzini colorati, dove Teller posa sdraiato su un materasso poggiato in terra su di un marciapiede parigino. In una mano dei palloncini colorati che salgono verso l’alto, mentre con l’atra si regge il capo. L’artista riassume così il suo modo di affrontare la vita, ovvero sdrammatizzando e ironizzando sulle situazioni precarie e scomode.

Self-portrait with tyres, London, 2021

La stanza cubica centrale rappresenta il cuore e l’anima di Teller: si tratta della sala più personale, dove parla dei suoi inizi da fotografo. Qui spicca una clamorosa gigantografia in bianco e nero del ’91 di Kurt Cobain intento in uno “stage diving” durante il concerto di Londra, mentre dall’altro lato viene affrontato il suo rapporto con le due figure genitoriali attraverso foto e racconti legati ai luoghi della sua infanzia, con particolare attenzione verso la natura e la foresta alla quale è molto legato. Su una delle pareti emerge l’ingrandimento di un estratto di un giornale che racconta di un presunto incidente mortale del padre sotto effetto di alcolici. Il rapporto con il padre ha segnato fortemente la vita e i lavori di Teller.

Legs, Saint Laurent Spring Summer 2019 campaign, Lake Como, Italy 2018

Una figura inesistente che però torna in molte opere come Dad Drinking (2015), Father and Son (2003) la foto iconica di Teller sulla tomba del padre completamente nudo, con un pallone da calcio sotto un piede e una birra in mano e il video Men (2023) che parla in maniera ironica di amicizia e fiducia, in forte contrasto con la sua relazione distaccata con il padre. Mentre il rapporto travagliato con il padre è riuscito in qualche modo a traghettarlo verso la sua carriera di fotografo, la madre al contrario è stata una guida dichiarata per l’artista, supportandolo non solo dal punto di vista motivazionale, ma anche da quello economico. Iconica la foto Mother with Crocodile (2002) scattata al museo tedesco, che la vede alle prese con un coccodrillo imbalsamato.

installazione della mostra Juergen Teller, i need to live
photo di Delfino Sisto Legnani DSL Studio © Triennale Milano

Singolare invece è la stanza interamente dedicata al progetto The Myth series (2022) dove Teller affronta il tema della nascita in modo eccentrico attraverso una serie di scatti della compagna Dovile nuda, sdraiata e con le sue gambe elegantissime alzate al cielo, in una posizione che aiuta il concepimento. La condivisione di un pensiero profondo come il desiderio di avere un figlio viene immortalata all’interno di ogni stanza della suntuosa Villa Serbelloni di Bellagio, posto del cuore per la coppia.

installazione della mostra Juergen Teller, i need to live
photo di Delfino Sisto Legnani DSL Studio © Triennale Milano

Tutti i genitori fanno degli album dei propri figli, perché non trasformarlo in un portfolio? Fa sorridere la sala dedicata alla figlia Iggy Teller, che si apre con una fotografia del cantante Iggy Pop, icona per Teller, tanto che ha deciso di chiamare la figlia con lo stesso nome. Qui vediamo un progetto autocelebrativo Iggy Teller does Teller series (2023) che vede come protagonista Ia figlia nei più famosi scatti iconici del padre. Una serie pop autocelebrativa che ricorda a tratti il lavoro del grande Andy Warhol su se stesso. Teller propone storie di vita vissuta dove anche la moda viene raccontata attraverso i rapporti e i legami che il fotografo ha instaurato nel tempo con i personaggi famosi. Ne è la riprova Vivienne Westwood, immortalata senza veli su un sofà, ma anche la cantante attrice Björk con il figlio e l’attrice Charlotte Rampling con la quale Teller ha avuto modo di lavorare a livello performativo. Retroscena umani dei personaggi famosi, mostrati durante le loro riflessioni, come in Can I Own Myself (1998) video in cui una giovanissima Kate Moss, intenta nel suo make-up, riflette sul concetto di desiderio e libertà.

Self-portrait for Business of Fashion, London 2015

Juergen Teller si mostra nella sua interezza e senza filtri, mettendo sul piatto i suoi più grandi successi, ma anche gli insuccessi, alternando la sua carriera professionale alla sua vita privata. Temi importanti come il rapporto con i genitori, il concepimento, la nascita, le critiche, le situazioni di disagio e la povertà vengono affrontati in chiave giocosa, probabilmente l’unico modo che Teller conosce per affrontare al meglio la propria vita. Privato e pubblico si mescolano in chiave ironica e scherzosa e noi possiamo solo che ringraziarlo per averci mostrato come sdrammatizzare sulle disavventure e averci raccontato cronache profonde trasmettendoci la sua urgenza di vivere.

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