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Antico Egitto contemporaneo: la mostra di Simona da Pozzo al MANN di Napoli
Mostre
Se è vero, come diceva Einstein, che nella fisica la divisione tra passato, presente e futuro è solo un’ostinata illusione, perché non potrebbe essere lo stesso nell’arte? Nell’indagine di Simona da Pozzo, il passato archeologico torna a parlaci in veste contemporanea, con azioni e allestimenti site-specific, attraversando trasversalmente lo spazio e il tempo. Fino al 7 marzo 2024, sarà infatti possibile visitare, presso la splendida cornice del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, It’s raining gods (& Goddesses), la nuova sorprendente personale di Simona da Pozzo.
Attraverso le opere realizzate appositamente per l’esposizione, l’artista si pone l’ambizioso progetto di mettere in relazione i reperti del Tempio di Iside (sale 83 e 84) e la Collezione Farnese (sala 13) del MANN in dialogo con il gruppo scultoreo Monumento Corpo di Napoli già perno della ricerca Atlas dei Corpi, che Simona da Pozzo conduce sin dal 2019 (con il sostegno di Ex-voto Association for Radical Public Culture).
Conosciuto anche come Statua del Nilo, il gruppo scultoreo è collocato nel cuore di Spaccanapoli, in quella che fu denominata la Regio Nilensis, ovvero la parte di città ai margini del nucleo centrale di Neapolis in cui, in epoca romana, si insediò una colonia di egiziani. Già a partire dal titolo, ispirato da una nota canzone disco anni Ottanta, la mostra esplora e narra gli spazi e la collezione del Museo Archeologico in maniera coinvolgente ed inedita.
Tre installazioni site specific prendono origine dall’affresco Navigium Isidis, dalla Statua di Iside e dalla Flora Farnese e, attraverso giochi di luce, trasparenza e rifrazione, pongono al centro la fragilità delle risorse idriche. Con Raccogliere l’acqua del Nilo quando piove, un vaso di vetro soffiato si sovrappone come una velatura pittorica alla cista mystica rappresentata nell’affresco intitolato Navigum Isidis. Il vaso riprende nelle sue forme le fattezze della cista, ma al posto della mezza luna rovesciata, porta incisa l’immagine del Nilo (Corpo di Napoli) con un umano che raccoglie l’acqua che sgocciola dal marmo durante la pioggia. L’acqua contenuta dal vaso è infatti il risultato delle molteplici azioni con cui l’artista ha raccolto, nell’arco del 2023, l’acqua dal monumento.
Simona Da Pozzo ci ha raccontato di aver «Attuato durante l’inaugurazione, l’ultimo movimento dell’opera Raccogliere l’acqua del Nilo Quando Piove: con il tubo in metacrilato utilizzato per la raccolta piovana dal Monumento al Nilo, ho versato l’acqua raccolta durante l’anno all’interno di un vaso che racconta la propria genesi. Raccogliere l’acqua del Nilo Quando Piove è un intervento quasi pittorico con cui all’affresco Navigium Isidis sovrappongo un vaso in vetro soffiato con incisa l’azione che ho reiterato quest’anno sul Monumento».
«Rita Di Maria, egittologa del MANN che in dialogo con Ex-voto Radical Public Culture ha curato la mia mostra, mi ha fatto notare che generalmente i visitatori non si soffermano molto nella sala dell’affresco mentre ora il mio intervento ha generato un nuovo sistema di attenzione ai reperti nella sala proprio a partire dalla presenza dell’acqua nel vaso. Il vaso si mimetizza con l’ambiente, quasi crea confusione tra opera e reperto, anche perché si trova alla fine della sezione dei vasi trovati a Pompei, ma la presenza dell’acqua e dell’insegna Led generano straniamento e curiosità», ha continuato l’artista.
Come il petricore per i cammelli ricolloca la statua di Iside in una posizione centrale nel museo, quasi a guardia dell’ingresso del suo tempio e del modellino di Pompei. L’ankh, segno del respiro vitale, viene reso palpabile invocando una sensazione olfattiva: il petricore, un profumo di pioggia che i cammelli sentono a grande distanza nel deserto. In questa stessa sala, in due vetrine, sono esposti oggetti, disegni e immagini preparatorie degli interventi con un testo esplicativo e qrcode che rimandano ad approfondimenti online.
Se queste due installazioni sono state visibili a partire dall’11 ottobre, la terza installazione, invece, Sham El Nassim, Fiutare il Vento d’Equinozio e una nuova opera video, saranno esposte a partire da dicembre, in occasione dell’apertura del progetto espositivo L’Egitto e Napoli tra Antico e Contemporaneo, di cui è parte integrante.
Le reazioni del pubblico, nei primi giorni di apertura e durante l’allestimento, sono state sorprendenti: «Il primo fatto osservato è stata la reazione degli archeologi, che sono passati durante l’allestimento: comprendevano in modo immediato il lavoro, anzi, quasi ci tenevano a spiegarmelo. Questa vicinanza all’opera lasciava loro di stucco e me timorosa. Questo aspetto è stato tanto forte infatti che prima di inaugurare ho “temuto” (perché il mio intento è quello di rivolgermi a un pubblico eterogeneo) di aver realizzato delle opere audience specific: opere contemporanee per egittologi (il che suona piuttosto buffo e divertente). Timore sfumato allegramente durante l’inaugurazione», ci ha raccontato ancora la stessa Simona da Pozzo.
Un QRcode fornisce l’accesso alla pubblicazione digitale che racconta le opere, i reperti e il processo di ricerca dell’artista, qui il link, inquadra inoltre la matrice del Monumento del Nilo nel contesto dei culti misterici dedicati a Iside e Osiride.