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Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp e Max Bill. Alleanze a Locarno
Mostre
Sempre fonte di emozioni profonde e di serenità visitare a Locarno-Solduno – resa amena anche dai benefici effetti del lago Maggiore – la Fondazione Marguerite Arp, preziosa gemma incastonata in modo riservato e schivo nel territorio e fonte di straordinarie scoperte. È stata la collezionista Marguerite Arp-Hagenbach (Basilea1902-Locarno1994), seconda moglie e vedova dell’eclettico e vivace scultore, pittore e poeta Jean Arp (Strasburgo1886-Basilea1966), a crearla in Via alle Vigne 44 nel 1988 modificando Ronco dei Fiori – antica abitazione ticinese con vigneto e delizioso e verdeggiante giardino arricchitosi negli anni di sculture del Maestro – acquistato nel 1959 dalla coppia (che si sposa nello stesso anno) e ristrutturato dall’architetto Fritz Bähler il quale lo trasforma in Casa-Atelier abitata dagli Arp dal maggio 1960. Qui Arp che da tempo predilige il Ticino riprende a lavorare intensamente (mentre crea le sue opere plastiche a Locarno nell’atelier di Remo Rossi) dopo la lunga crisi determinata dalla tragica scomparsa della prima moglie – sposata nel 1922 – Sophie Taeuber-Arp (Davos 1889-Zurigo 1943), artista versatile e pittrice. Il Maestro vive un periodo fecondo e raggiunge grande notorietà sempre appoggiato da una donna eccezionale e profondamente generosa.
Ora la casa-atelier – che conserva intatti ambienti, arredi e buona parte della collezione che la adorna – è sede della Fondazione (comprendente Biblioteca e archivio) definita “Centro studi sull’opera di Jean Arp e Sophie Taeuber-Arp”. Nel 2014, questo storico complesso è ampliato dagli architetti Annette Gigon e Mike Guyer che in Via alle Vigne 46 progettano un nuovo edificio articolato in un ‘deposito d’arte’ dai moderni parametri conservativi e in uno ‘spazio espositivo’.
Qui fino al 3 novembre 2024 è presentata con elegante rigore Arp, Taeuber-Arp, Bill. Alleanze, mostra imperniata sull’amicizia e la collaborazione fra tre figure fondamentali dell’avanguardia artistica del ‘900: Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp e Max Bill (Winterthur 1908 – Berlino1994), poliedrico personaggio: architetto, pittore, scultore, designer e grafico. Dei tre artisti, figure centrali dell’avanguardia europea, sono esposti lavori dagli anni Trenta all’inizio dei Quaranta: rilievi, sculture, dipinti e opere su carta (alcune mai esposte al pubblico) provenienti dalla Fondazione e dalla Collezione di Chantal e Jakob Bill (figlio di Max Bill) oltre a portfolio, libri d’artista e altre chicche dall’archivio e dalla biblioteca della Fondazione.
Ideata e curata con competente sensibilità e profonda passione da Simona Martinoli, direttrice della Fondazione, persona di grande e viva umanità (coadiuvata da Stefanie Gschwend al Kunstmuseum Appenzell, “alleato” dal 2000 nel promuovere l’opera di Arp e approfondire il legame tra le regioni Ticino e Appenzello), l’esposizione tratta un periodo di grande vivacità con scambi internazionali dovuti anche a spostamenti forzati: nel mondo dell’arte nascono associazioni, riviste e opere innovative. A Parigi – all’epoca centro del surrealismo – a favorire gli scambi tra artisti, critici, collezionisti e scrittori tramite riviste e mostre sono i gruppi Cercle et Carré, Art concret e Abstraction-Création. Dopo la cessazione nel 1936 di quest’ultimo, la battaglia a favore dell’arte non figurativa passa in Svizzera attraverso l’associazione “Allianz. Vereinigung moderner Schweizer Künstler” creata nel 1937 a Zurigo. Nel 1941 nasce Allianz-Verlag, casa editrice diretta da Max Bill che promuove artisti associati pubblicando libri d’artista e portfolio di cui alcuni visibili nell’esposizione. Presente in mostra anche la rivista Plastique Plastic di cui tra il 1935 e il 1939 sono pubblicati cinque numeri concepiti da Sophie Taeuber-Arp, ma la guerra ne blocca l’attività. Taeuber-Arp progetta un sesto numero e pubblicandolo vuole fare rivivere Plastique Plastic. Alla sua tragica scomparsa nel 1943, il progetto è portato avanti senza successo (come evidenziato nella mostra), da Arp e Bill che si muovono con gli stessi intenti pur trovando il primo ispirazione nella natura e il secondo nel pensiero matematico (posizione costruttivista).
Ritorniamo nella casa-atelier e immaginiamo di farci raccontare da Jean Arp – protagonista di questa straordinaria avventura nell’arte del ‘900 e del quale si respira la sua feconda vis creativa connotata dalla capacità di rinnovarsi pur conservando uno stile proprio che fluttua tra rappresentazione e astrazione – il suo iter esistenziale a cominciare dalla nascita nella martoriata terra alsaziana, alternativamente francese o tedesca, da padre della tedesca Kiel e madre alsaziana all’epoca francese per cui è bilingue tanto che, cresciuto, userà sia il nome francese Jean, sia quello tedesco Hans. Frequenta le scuole d’arte a Strasburgo e Weimar e l’Académie Julian a Parigi. A Weggis (Lucerna), è tra i fondatori del gruppo “Der Moderner Bund”. Durante la prima guerra mondiale, si rifugia in Svizzera e in particolare nel territorio di Ascona. Nel 1915, a Zurigo conosce Sophie Taeuber che sposerà a Pura in Ticino. Nel 1916 a Zurigo è tra i fondatori del movimento Dada al Cabaret Voltaire e l’anno successivo soggiorna con Sophie sul Monte Verità ad Ascona. Diviene poi cittadino francese. Espone alla prima mostra dei surrealisti nel 1925 a Parigi presso la Galerie Pierre. Quattro anni dopo, Jean e Sophie si stabiliscono a Clamart, a sud di Parigi, dove su un terreno ai margini della foresta è nata la loro casa-studio grazie alla capacità creativa di Sophie. Negli anni ’30 conoscono Marguerite Hagenbach con cui nasce un forte sodalizio. A Clamart, Marguerite creerà nel 1979 la Fondazione Arp cui lascia moltissime opere.
Drammatica per Jean la perdita per un incidente domestico dell’amata moglie, Sophie Taeuber Arp. che si forma alla scuola di Arti e mestieri di San Gallo e alla scuola Debschitz a Monaco di Baviera. Trasferitasi a Zurigo, nel 1915 conosce Arp che la introduce nel movimento Dada. Frequenta i corsi di danza espressiva di Rudolf von Laban a Zurigo e al Monte Verità e dal 1916 al 1929 insegna disegno tessile e ricamo alla Scuola delle Arti applicate di Zurigo. Dopo essersi sposata nel 1922, quattro anni dopo acquisisce con Arp la cittadinanza francese. Dopo il trasferimento in Francia si dedica all’architettura di interni e si afferma come pittrice, scultrice, designer ed editrice della rivista d’arte Plastique plastic rivelando poliedricità e accentuata capacità di innovazione.
Qualche notizia su Max Bill, terzo membro di questa singolare “Alleanza”, aiuta a comprenderne formazione e scelte. Figlio di un capostazione e di Marie Geiger appartenente a uno stimolante contesto culturale, Max, terminato il percorso scolastico obbligatorio, sceglie il corso di orafo e argentiere che frequenta presso la Kunstgewerbeschule dove insegna Sophie Taueber che sarà membro della giuria con il compito di scegliere lavori di alcuni allievi da inviare insieme ai giovani autori all’Esposizione internazionale di arti decorative di Parigi del 1925. Un’esperienza stimolante che lo spinge a partecipare e vincere gare finché si iscrive al Bauhaus di Dessau (1927-28). Rientrato a Zurigo nel 1929, si rivela veramente eclettico in quanto attivo quale architetto, pittore, grafico, scultore e pubblicista. Nel 1931 sposa la violoncellista e fotografa Binia Spoerri. Dal 1932 al 1936 è membro del movimento Abstraction-Création a Parigi. Progetta a Zurigo-Höngg la propria casa-atelier dove si trasferisce nel 1933. Nel 1936 è tra gli iniziatori dell’esposizione Zeitprobleme in der Schweizer Malerei und Plastik (Kunsthaus, Zurigo) e nel 1937 aderisce ad Allianz, la citata associazione svizzera degli artisti moderni. Nel 1942 nasce suo figlio Jakob che è oggi tra i collaboratori di questa mostra. Dal 1951 al 1956 è rettore del dipartimento di architettura alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, costruita secondo i suoi piani. Numerosi i premi e riconoscimenti a livello internazionale: la Triennale di Milano premia il suo Padiglione svizzero, mentre la Triennale di São Paulo gli conferisce il premio per la scultura. Oltre a dedicarsi all’attività artistica, cura la sezione “Educare e creare” all’Esposizione nazionale di Losanna. Dopo la scomparsa della moglie, si risposerà con la storica dell’arte Angela Thomas.
Vite intense e senza posa con produzioni, rapporti e stimoli senza fine… troviamo un po’ di quiete nella contemplazione delle opere in cui ogni visitatore può trovare assonanze e/o dissonanze penetrando nella sensibilità degli artisti fino a sentirsi attratto dall’osservazione di opere che procurano serenità: nella semplicità della loro complessità paiono fornire risposte profonde ai misteri della vita. In effetti, come si è visto. i punti di partenza sono diversi in quanto Bill pur fondandosi su principi matematici giunge a esiti dinamici e vari, Arp nella ricerca di un’arte semplice ed elementare crea opere che paiono generate dalla natura mentre Sophie partendo da un disegno geometrico basato su cerchi e quadrati è solo apparentemente soggetta a regole che rigetta.
Può succedere che nel rilievo in legno Forme d’interrègne (1942) di Jean Arp si possa vedere la forma della nostra penisola “corrugata” dalla paura di ritrovarsi divisa dopo tanto sangue versato per ricostruirla unita oppure che in Senza titolo (1941), xilografia di Max Bill si intuisca un qualsiasi simpatico essere vivente ancora protetto da un allegro ventre materno o ancora che Sophie Taeuber-Arp nella litografia Senza titolo (1941) abbia rubato al cielo una costellazione scapigliata da uno scherzoso vento cosmico… E per meglio analizzare le singole opere perché non sedersi su poltroncine che sembrano disegnate da Arp… in verità prodotte da un bravo artigiano locale?
Per approfondimenti preziosissimo il vivace catalogo Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, Max Bill. Alleanze coedito per la versione italiana da Casagrande, Bellinzona.