La ricerca di Juliana Cerqueira Leite (1981) pone l’accento sui limiti del corpo umano, andando a esplorare con attenzione tutti i suoi spazi ergonomici. È seguendo questa pratica che, in occasione della mostra al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, vengono messe a confronto le celebri pose accovacciate dei calchi di Pompei, il concetto di fisicità durante le esplorazioni spaziali e la tecnica della contrazione che si oppone al rilascio, alla base della danza moderna e della pedagogia del movimento, come proposta dalla ballerina e coreografa americana Martha Graham. Tre mondi apparentemente distanti ma che, in realtà, trovano nella corporeità dell’essere umano una grande e perfetta sintonia.
La prima personale europea dell’artista brasiliana, trova spazio nelle sale in cui sono esposti i reperti relativi alla famosa Villa dei Papiri di Ercolano, il giusto terreno in cui entrare in contatto con la sua pratica. Si ottengono così ambienti in cui le diverse sculture e installazioni fotografiche dialogano con il classico, definendo al meglio le dinamiche antropometriche relative al rapporto tra corpo e spazio.
In questa direzione si inserisce Antropometry, opera in cui vengono imitati ideologicamente e fisicamente gli studi proposti dalla NASA nel campo dell’ergonomia e del design applicati allo spazio.
Juliana Cerqueira Leite lavora all’interno di una struttura lignea in cui è presente un sedile al quale si legherà saldamente. Una volta congiunta entro la struttura sferica, l’artista tende il proprio braccio in ogni direzione fintanto che le è fisicamente possibile, creando dei segni nella superficie argillosa. Il risultato sarà una mappatura dell’estensione massima dell’arto in condizioni analoghe a quelle provate dai tecnici della NASA per la progettazione delle interfacce di comando che un astronauta attiva nel momento in cui si trova in assenza di gravità. Tale mappatura diventa il calco attraverso il quale viene realizzata la scultura vera e propria: «Una sfera grigia, una sorta di ameba che avviluppa sedia e corpo in un volume che risulta dall’attività produttiva».
Altrettanto interessanti i riferimenti visivi che vengono proposti. Gruppi di piccole fotografie prive di cornici e provenienti dagli archivi della NASA e da quelli di Martha Graham e del Parco Archeologico di Pompei e di Ercolano. Decine di immagini vengono accostate e ordinate, andando così a costruire una sorta di atlante in cui osservare le analogie.
Temi come la decostruzione del corpo e le sue infinite possibilità, la manipolazione della materia attraverso l’uso del modulo corporeo, risultano caratterizzanti nel lavoro di Juliana Cerqueira Leite, creano un vibrante contrasto visivo con i reperti archeologici del Museo Archeologico di Napoli, riuscendo così a superare le barriere del tempo e della storia.
Emanuele Castellano
Mostra visitata il 17 luglio
Dal 17 luglio al 23 settembre 2019
Juliana Cerqueira Leite, Orogenesi/Orogenesis
MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo, 19, 80135 Napoli
Info: 081 442 2149
Orari: dal mercoledì al lunedì, dalle 9 alle 19.30, chiuso il martedì.
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…