Candida Höfer è conosciuta per la magnificenza e il rigore formale delle fotografie con cui indaga i “paesaggi interni”, come musei, palazzi, biblioteche o teatri disseminati in tutta Europa.
«Il soggetto del mio lavoro sono gli spazi pubblici e istituzionali. Io li preferisco quando non sono ancora invasi dal pubblico. È allora che questi stessi sanno raccontare di più sulle persone che li vivono o li hanno vissuti. Gli spazi parlano di luce, ecco perché li immortalo nella luce stessa in cui li trovo, naturale o artificiale che sia. Gli spazi hanno delle funzioni. Le funzioni creano analogie. Io sono affascinata dalla differenza in queste analogie».
Attenta alla luce naturale, la Höfer si concentra su un approccio di tipo concettuale e senza ricorrere ad alcun tipo di ritocco digitale, realizzando così incredibili immagini di grande formato.
In concomitanza con gli ultimi mesi della 18a Biennale di Architettura, Patricia Low Venezia inaugura Inside Italian Architecture offrendo uno sguardo affascinante e unico sugli spazi pubblici italiani storici, tra cui Villa Borghese a Roma, Palazzo Vecchio a Firenze e il Teatro dell’Opera della Fenice a Venezia, proprio di fronte alla galleria stessa. Le opere, fotografate tra il 2008 e il 2012, sono esemplari del talento dell’artista nel catturare l’essenza degli spazi architettonici italiani. Ciò che rende queste fotografie ancora più speciali è la loro mancanza di presenze umane, permettendo ai dettagli architettonici, dipinti e sculture di emergere con una potente presenza.
«Ho iniziato fotografando gli stranieri in Germania. Ero interessata a come fossero influenzati dal nostro modo di vivere. Ho notato come avessero modificato i luoghi dove vivevano in base alle loro esigenze, mutando anche la consapevolezza del bello. Mi sentivo profondamente a disagio nell’interferire nelle loro vite, così mi sono avvicinata agli spazi. Con il tempo ho compreso che i luoghi mostrano con maggiore chiarezza la loro anima, se non ci sono le persone. Gli spazi parlano delle persone come quest’ultime parlerebbero di un ospite assente ad una cena»
Candida Höfer utilizza sapientemente la luce naturale o esistente nelle sue opere, il risultato è quello di immagini che emanano un bagliore quasi mistico e sacro. Le finestre e gli specchi di questi luoghi storici sembrano emanare una luce divina, trasformando gli spazi in veri e propri santuari dell’architettura italiana.
L’artista ci invita a riflettere sulla bellezza intrinseca degli spazi interni e sulla loro capacità di raccontare storie senza la presenza umana. La sua abilità nel catturare la “psicologia dell’architettura sociale” permette all’osservatore di immergersi completamente in un mondo di dettagli e atmosfere uniche.
Nata a Eberswalde, Germania, nel 1944, Candida Höfer ha studiato fotografia sotto la guida dei rinomati Bernd e Hilla Becher all’Accademia d’Arte di Düsseldorf negli anni ’70. La sua carriera fotografica è stata caratterizzata da una pratica concettuale centrata sugli interni vuoti degli edifici pubblici. Le sue mostre personali in importanti istituzioni di tutto il mondo, tra cui il Louvre di Parigi, il Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo e la Kunsthalle di Basilea, testimoniano la sua importanza nell’ambito dell’arte contemporanea. Le sue opere sono parte di importanti collezioni internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il Museum of Modern Art di New York e la Tate Modern di Londra.
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