Che il futurismo abbia ricevuto gloria in Francia, come in altri paesi europei e non solo (pensando anche a Russia, Stati Uniti e Asia dove ha riscosso attenzione il movimento), è ormai noto ai più: ciò che forse è meno conosciuto è il ruolo che ha svolto un gruppo di futuristi dell’ultima ora, dalle Marche, con riflessi importanti anche oltre confine e in particolare proprio in Francia.
Ed è qui che concentra l’attenzione la mostra appena inaugurata a Macerata, nelle sale dei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi, dal titolo: Sante Monachesi tra Macerata e Parigi che racconta il legame del celebre artista maceratese con la capitale francese. Un’esposizione, promossa dal Comune di Macerata, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Macerata con Macerata Musei e a cura di Maurizio Faraoni, che proseguirà fino al 24 settembre.
Si, perché proprio Macerata fu la culla del Gruppo Futurista Boccioni: costituitosi nel 1932 nella città marchigiana, affermandosi ben presto sul territorio quale movimento di punta del secondo Futurismo, una delle più importanti Avanguardie storiche del Novecento. Salvo poi trovare gloria e non solo ispirazione anche in Francia. Il gruppo, com’è noto e non solo evidente, è intitolato a Umberto Boccioni (1882-1916), figura chiave per l’arte italiana e internazionale. Dopo che già nel 1922 l’artista maceratese Ivo Pannaggi aveva introdotto in città il nuovo linguaggio, grazie ad una fondamentale mostra nel Palazzo del Convitto Nazionale dal titolo Prima esposizione futurista, con opere di Giacomo Balla, Fortunato Depero, Boccioni, Enrico Prampolini e Mario Sironi.
Dall’incontro di un gruppo di artisti in un caffè del centro di Macerata, nasceva l’esigenza di sviluppare un linguaggio innovatore ispirato alle ideologie del Futurismo. Gli interessi portati avanti dagli artisti che partecipano a vario titolo alle attività del gruppo, spaziano nei vari campi della creazione artistica: dalla scultura alla grafica, dalla pittura alla poesia. Forti sono i legami con le tematiche della guerra, dalla velocità al dinamismo, che trovano espressione nell’aeroplano. Il veicolo diventa un simbolo in grado di generare una nuova visione della realtà restituita dai pittori e scultori in una molteplicità di rappresentazioni nell’aeropittura, aeroscultura, aeromusica e nel fotomontaggio. Al punto che la nascita del gruppo viene presentata nella rivista “Futurismo” (Roma, 18 dicembre 1932) da un breve scritto di Fernando Paolo Angeletti.
E se tra i maggiori esponenti troviamo Sante Monachesi, Rolando Bravi, Mario Buldorini, Arnaldo Bellabarba, Angeletti, Mario Monachesi e Bruno Tano, al primo della lista si dedicata la mostra corrente, che è però l’ultima di un ciclo più ampio, della durata di ben tre anni, dedicato interamente al Secondo Futurismo che ha visto già celebrare l’attività di Tullio Crali e Wladimiro Tulli. Ma oggi l’occasione dell’ultima mostra è ancora più rilevante per la donazione, fatta all’istituzione museale dalla figlia Donatella, di un considerevole nucleo di opere ad incremento della collezione permanente, un omaggio che va ad arricchire e completare la raccolta del museo che presenta già numerose opere degli artisti del Gruppo Boccioni.
Il percorso espositivo si sviluppa infatti attraverso una selezione di oltre 60 opere tra disegni e pitture, ripercorre gli anni in cui l’artista lascia la sua città alla volta di Parigi presentando una serie di documenti d’archivio, foto, lettere, sculture, disegni inediti, dipinti, alcuni dei quali esposti nella galleria Silvagni nel 1950 e che ritraggono i famosi Muri ciechi: opere pittoriche in cui Monachesi trasforma e reinterpreta i profili ciechi delle facciate parigine, chiaro esempio del “minimalismo dell’autore”, come illustra Faraoni.
«La tematica legata a Parigi – scrive il curatore – resta una costante nella produzione artistica di Monachesi e in questa mostra il mio compito, oggi, è quello di guardare con un occhio contemporaneo il lavoro di un artista che ha attraversato diverse epoche in maniera trasversale».
Le otto opere donate occupano una sezione specifica della mostra, messa in stretto dialogo con la collezione permanente del Novecento. L’attività dell’artista viene così documentata dagli esordi Futuristi al Neo Cubismo per approdare al movimento Agrà, abbreviazione di agravitazionale, da lui fondato all’insegna della libera energia espressiva, adottando forme nuove e materie lievi come l’evelpiuma e il perspex.
Per approfondire la conoscenza del poliedrico e geniale artista Sante Monachesi, altre sue opere possono anche essere ammirate in contemporanea a Civitanova Alta alla Pinacoteca Civica Moretti e a Macerata al Museo del Novecento di Palazzo Ricci a partire dalla metà del mese di luglio. Per un immersione completa sul Secondo Futurismo e sul ruolo svolto dal territorio marchigiano in questo particolare periodo storico di avanguardia e transizione.
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