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L’Eden Ulmo di Jaime Poblete immerso nelle campagne tra Ceglie Messapica e Martina Franca
Mostre
di redazione
Eden Ulmo è un progetto monografico di Jaime Poblete nel quale l’artista si relaziona intimamente con l’architettura ancestrale del trullo e rende omaggio al paesaggio complesso dell’area circostante della cosiddetta Pineta Ulmo, alla terra e alle cromie di un sud inesplorato e quindi ancora denso di stupore. La msotra nel trullo, sede di Dep Art Out a Ceglie Messapica – esplora l’interazione tra le opere in tessuto di Poblete e l’architettura in pietra a secco del trullo. Le sue tele- oggetto evocano la materialità e le cromie naturali dei trulli, creando un dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione locale. Le opere realizzate mediante un processo iniziale di piegatura e tintura per assorbimento, mimano quel processo naturale che nel trullo impregna la pietra antica, di piogge e ossidi, e mostrano come il colore trasforma lo spazio, richiamando i paesaggi riarsi e fondendo elementi minimalisti e arcaici.
Lorenzo Madaro, che cura la mostra, spiega: «L’artista concepisce strutture formali essenziali, che man mano cambiano conformazione in base al processo di formazione delle singole opere stesse. Poblete negli ultimi anni ha sostituito il gesto diretto della pittura attraverso specifici bagni cromatici, includendo un senso di accidentalità, considerando cuciture, slittamenti, incontri tra materiale tessile grezzo e pieghe come parte primaria della propria indagine: sono opere che da un lato ereditano uno stile formale di area minimalista, ma sempre mediato con un approccio visuale proveniente da culture precolombiane; e dall’altro divengono delle nuove architetture senza tempo da osservare, concentrandosi sulla radice primaria non solo della forma, ma anche della materia stessa, che diventa così una sorta di pelle capace ogni volta di cambiare conformazione in relazione ai contesti in cui viene installata».
Le opere esposte riflettono il legame profondo tra l’uomo e la terra, un tema centrale tanto nell’arte di Poblete, quanto nella costruzione dei trulli. L’utilizzo di pigmenti naturali e tecniche di tintura e ossidazione richiamano i processi tradizionali e naturali, creando un parallelo tra quegli “accidenti di tintura”, creati dal lavoro dell’uomo oppure del tempo. Il trullo si trasforma così in uno spazio scenico, riflettendo la duplice esperienzadell’artista come scenografo e restauratore. Poblete trasforma lo spazio espositivo e valorizza l’architettura del passato, creando un vero parallelo tra storicità e contemporaneità. Le sue opere dialogano con il trullo, esaltando la storia e la materialità della costruzione attraverso un’interazione profonda tra l’arte contemporanea e la tradizione secolare (in questo caso) pugliese.