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‘Immaginazione senza limiti’: Claudio Cintoli a Jesi. Intervista a Daniela Ferraria
Mostre
di Silvia Conta
A Jesi (AN), a Palazzo Bisaccioni, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi presenta l’antologica “Immaginazione senza limiti. 1962 – 1972”, a cura di Daniela Ferraria e Ludovico Pratesi, che offre un articolato percorso dedicato al lavoro di Claudio Cintoli (1935-1978), artista che ancora attende il pieno riconoscimento della propria ricerca.
«Attraverso il confronto tra i tre linguaggi espressivi propri dell’artista – pittura, scultura e performance – la mostra (visitabile fino al 25 luglio, ndr) intende ampliare la conoscenza dell’opera di Cintoli nella sua terra d’origine (era nato ad Imola ma la famiglia era originaria di Recanati) dopo un decennio dall’antologica di Claudio Cintoli “Incidenti Onirici” al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro», hanno spiegato gli organizzatori.
Intervista a Daniela Ferraria
Come è nato il progetto espositivo dedicato a Claudio Cintoli a Palazzo Bisaccioni di Jesi?
«“Marchigiano anche se nato a Imola” come dichiara Vittorio Rubiu, Cintoli ha trascorso la sua giovinezza a Recanati, nel palazzetto di famiglia, oggi casa museo a lui dedicata. E la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, da sempre attenta agli artisti che per le Marche sono passati, con questa mostra intende offrire un tributo a un artista forse non adeguatamente riconosciuto».
La mostra approfondisce la produzione pittorica di Cintoli e in particolare alcuni dipinti inediti o poco noti provenienti da collezioni private. Quali aspetti della ricerca di Cintoli si possono leggere, in particolare, attraverso queste opere?
«La mostra presenta opere di un periodo, 1962 – 1972, in cui la ricerca è concentrata sulla pittura di grandi dimensioni realizzata con un riferimento di matrice surrealista. Sono state presentate opere che attraverso il “collage pittorico” si raffrontano con i collage cartacei, in entrambi i casi è presente lo slittamento del significato delle immagini che crea analogie e contraddizioni insospettate. Cintoli conosce il valore evocativo della memoria e nelle composizioni unisce soggetti diversi e contrastanti con dei frammenti di realtà quotidiana. Le grandi tele dipinte presentano accostamenti inquietanti, con parti anatomiche inserite in paesaggi naturali. Egli chiama “immagini disturbo” la presenza di figure che emergono dagli sfondi di giardini o di mare. Spesso ricorrono gli stessi temi, quasi delle ossessioni, che costituiscono un repertorio che emerge dalla memoria della sua infanzia e adolescenza trascorsa nella casa di famiglia a Recanati. In questi lavori, Cintoli si esprime con grande autonomia e originalità rimanendo in ogni situazione profondamente fedele a se stesso, difendendo la propria individualità espressiva e rivendicando con orgoglio la libertà di mutare».
La mostra prosegue con sculture e un video che documenta un’azione del 1972, quali tasselli della ricerca di Cintoli rappresentano, in particolare, queste opere?
«Questa forma d’arte, in cui l’artista stesso si esibisce, nasce dal bisogno di coinvolgere il pubblico e da una attenzione verso la dimensione sociale, molto sentita in quel periodo di contestazione e di rinnovamento. Lo strumento di comunicazione è il corpo e l’azione assume un peso visivo in rapporto allo spazio in cui si svolge l’evento che accade in quella serata. In questo clima nascono le mostre alla galleria L’Attico, sono delle esperienze comportamentali delle quali rimangono a fine mostra degli oggetti-sculture come testimonianze dell’accaduto. Le sculture Nodo e Chiodo fisso fanno riferimento a delle performance realizzate da Cintoli al suo rientro in Italia dopo il soggiorno americano. Il video Crisalide è stato realizzato agli Incontri internazionali d’Arte nel 1972. Anche qui a essere protagonista è il corpo e il tema è la nascita: la lunga sequenza comunica una forte emozione e un disagio profondo. Cintoli è un artista colto ed esprime il suo talento affrontando molte tecniche che padroneggia con innata maestria, è padrone di ogni linguaggio, con la sua forza visionaria anticipa i tempi e per questo sarà compreso solo successivamente».
Nel comunicato stampa si legge che i curatori «si sono concentrati sugli snodi fondamentali della ricerca di Cintoli, un artista che non ha ancora avuto il giusto riconoscimento che gli è dovuto». Quali sono gli aspetti della ricerca di Cintoli che non gli sono stati ancora riconosciuti adeguatamente? Quali aspetti della sua ricerca rimangono da indagare maggiormente?
«Cintoli dopo un primo periodo di consenso e di attenzione da parte della migliore critica, e da prestigiose gallerie, ha avuto un periodo di minore attenzione fino alla sua morte, in seguito alla quale è stato ricordato con una mostra alla Biennale di Venezia. Il suo eclettismo esprime il bisogno di sfuggire all’omologazione, egli non fa parte di nessuna corrente artistica pur toccando varie esperienze di artisti a lui contemporanei, è testimone della sua epoca conservando il suo “bisogno di orizzonte” con stupore e con animo libero e questo lo ha isolato».
Al di fuori di questa mostra, dove è possibile incontrare consistenti nuclei di opere di Cintoli in modo permanente?
«Un importante testimonianza sul suo operato è conservata presso la Galleria Nazionale di Roma, si tratta del Fondo Claudio Cintoli che consta di 13 diari dove possiamo leggervi l’uomo e l’artista. Inoltre, negli ultimi anni, è stato protagonista di varie retrospettive, tra tutte, la più importante al Macro di Roma nel 2012».