La mostra, che presenta per la prima volta al pubblico quindici tra i dipinti più significativi del nucleo di nature morte della collezione di BPER Banca, affiancati da altri undici capolavori provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche, propone un prezioso itinerario attraverso le principali Scuole artistiche e correnti emiliane-romagnole tra Seicento e Settecento.«Fiori variopinti, vasellame ricercato, mense aristocratiche piene di cibo elaborato, si alternano a mense frugali di gusto domestico» come dichiara la curatrice Lucia Peruzzi «gli oggetti escono dalla loro dimensione estetica e decorativa per ritrovare un forte legame con lo scorrere della vita».
Il filo conduttore della mostra è il genere artistico della natura morta e le sue trasformazioni nel corso del tempo. Un genere, questo delle nature morte, che trova faticosamente una sua autonomia solamente agli inizi del XVII con Caravaggio, ma che ci permette di osservare come un semplice oggetto possa assumere significati diversi a seconda del contesto storico e sociale di inserimento. Dalle raffigurazioni floreali agli interni delle dispense e alle tavole imbandite, lo studio del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico.
Il percorso espositivo si apre con la bellissima e dolce Madonna della rosa di Michele Desubleo, un dipinto quindi che non è propriamente una natura morta, ma la rosa, simbolo di purezza, che la Vergine tiene in mano e la passiflora, che il Bambino impugna al suo fianco a richiamare gli strumenti della Passione, enfatizzano il significato della narrazione diventando così, da semplici oggetti inanimati, i veri protagonisti del quadro. Così come in La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano di Giovanni Andrea Sirani l’autore richiama la straordinaria diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia.
Con il progressivo incremento degli studi di botanica e la realizzazione di ricercati giardini, nel corso del Seicento la pittura di fiori diviene una vera e propria moda. Ne sono testimonianza i quadri in mostra del nordico Monsù Aurora, che vedono ghirlande fare da cornice ai ritratti di due giovani fanciulli, oppure del bellissimo dipinto il Credenziere di Pier Francesco Cittadini, prestato per l’occasione dalla Civica Pinacoteca di Cento, raffigurante una tavola imbandita di dolciumi e bevande in linea con gli orientamenti della Corte Estense che dialoga con la Natura morta con frutta e spartito di Cristoforo Munari.
Un’attenzione particolare è dedicata alla variazione del tema della natura morta nella resa del quotidiano nella sua viva essenzialità. La tela di Bartolomeo Passerotti con il Contadino che suona il liuto è posta in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che raccontano una quotidianità umile ma solenne, lontana dallo sfarzo del barocco delle altre opere in mostra.
Una posizione centrale nel percorso espositivo è assegnata alla monumentale Natura morta con figure del fiammingo Adriaen van Utrecht vero capolavoro della mostra. L’opera, che raffigura una scena di mercato con una grandiosa composizione barocca di carne, frutta, verdura e cacciagione, restituisce uno scorcio della fioritura economica, che in quel periodo interessava Anversa, città natale dell’artista.
La mostra prosegue con delle opere del Settecento del romagnolo Nicola Levoli e dalle tempere di Giovanni Rivalta che si focalizzano sulle pietanze di “magro” e di “grasso” legate al rispetto della quaresima
Di grande interesse e rilevanza è il lavoro svolto da Chiara Pulini, curatrice dell’Archivio storico di BPER Banca, che fa dialogare i dipinti esposti con una selezione di documenti provenienti dall’Archivio di Stato di Modena e dall’Archivio privato Rangoni Machiavelli, che esprimono il profondo legame tra la vita vissuta del quotidiano con il lavoro degli artisti. Le parole dei documenti rendono ancora più viva ed esplicita la suggestione di essere partecipi della vita all’interno delle case nobiliari e aristocratiche della Val Padana.
Questo particolare dialogo tra dipinti e documenti offre, inoltre, l’opportunità di trasmettere un prezioso messaggio sociale, in particolar modo sulla consapevolezza dello spreco alimentare. Come afferma Sabrina Bianchi, Responsabile del Patrimonio Culturale di BPER Banca, «La Galleria vuole offrire al pubblico anche un messaggio concreto di riflessione su comportamenti sostenibili e consapevoli. La volontà» prosegue la Bianchi «è infatti quella di stimolare una riflessione critica sul nostro rapporto con gli alimenti e che possa connettersi alle molte sfide attuali legate all’alimentazione e al contrasto dello spreco alimentare».
Significative sono quindi le iniziative promosse da BPER Banca e dalla sua Galleria di proporre percorsi didattici per le scuole durante il periodo di apertura della mostra e il Catalogo dell’esposizione, edito da Sagep, diviene uno strumento di solidarietà esso stesso. Infatti, il ricavato della vendita, unitamente al contributo di BPER Banca, sarà devoluto alla Fondazione Dynamo Camp ETS, che focalizza le proprie attività sul diritto alla felicità di bambini e bambine, con gravi patologie.
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