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Souk mondano, un titolo che non solo rende omaggio all’humor dell’artista ma sottolinea anche l’importante influenza dell’Oriente in diverse serie di opere di Aldo Mondino. Una mostra dal forte carattere, con un allestimento che fornendosi degli spazi grezzi dell’edificio che la ospita, intende ricreare un ambiente orientaleggiante, come quello dei souk, i luoghi in cui si respira l’essenza più autentica e vitale di quel mondo sociale e culturale. Un artista eclettico che ha attraversato diversi stili ed influenze, tra le quali l’arte europea del XX secolo,l’arte povera, il surrealismo e la pop art, rifiutando sempre l’inquadramento in caselle storico-artistiche, ma riconoscendosi solo in un approccio ricco di sperimentazioni sia di materiali che di tecniche e soggetti.
Una figura eccentrica
Aldo Mondino nasce a Torino nel 1938, nel 1959 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’atelier di William Heyter, l’Ecole du Louvre e il corso di mosaico dell’Accademia di Belle Arti con Severini e Licata.
Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L’Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). Un incontro, quello con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, che risulterà fondamentale per la sua carriera artistica, con un sodalizio che prosegue tutt’oggi. Un periodo di importanti personali nelle gallerie più all’avanguardia dell’epoca, presso la Galleria Stein diTorino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino. Un’attenzione per il suo lavoro che cresce progressivamente anche a livello internazionale soprattutto a partire dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993 curata da Achille Bonito Oliva: in quell’occasione Mondino fu protagonista con una performance che vide coinvolti un gruppo di danzatori rotanti arrivati dalla Turchia.
La vena orientalista
La tematica dell’oriente così prsente nei lavori di Mondino deriva dai dipinti, e in particolare gli album di meravigliosi disegni ed acquerelli, realizzati da Delacroix nei sei mesi del suo viaggio in Marocco e Algeria nel 1832.
Anche opere in mostra alludono all’impatto che i viaggi compiuti dall’artista, in senso metaforico oltre che fisico, hanno avuto sullo sviluppo del suo lavoro. Mondino ha sempre accompagnato questa sua flânerie con la curiosità e l’ironia che sono la cifra stilistica del suo lavoro, traducendo in termini mondiniani ciò che aveva visto durante le sue peregrinazioni. A partire dagli anni Ottanta, gli spostamenti si intensificano, mettendolo di fronte a quello che lui stesso definisce «un Oriente che comincia dal Marocco e prosegue in Palestina, dove intravedo un affascinante parallelismo tra la preghiera e l’intensità dell’attenzione nel dipingere in modo concettuale.» Da quest’analogia tra spiritualità e gesto pittorico nascono le opere dei Dervisci, soggetti danzanti dipinti su linoleum. I dervisci praticano la danza rituale caratteristica della tradizione turca eseguendo movimenti fluidi e circolari. Fondamentali sono gli incontri durante i suoi viaggi, Mondino raffigura mercanti e souk locali, la vera essenza della città, un mercato capace di rivelare l’anima di un paese: ne cattura le fisionomie dei soggetti e i colori della frutta intervallati da pattern geometrici, punto di incontro tra la pittura figurativa di stampo occidentale e la sintassi decorativa geometrica di derivazione mediorientale e asiatica.
I materiali
La scelta del linoleum come supporto nella pittura è del tutto inconsueta ma conferma l’implacabile attitudine alla sperimentazione di Mondino. L’utilizzo di questo supporto sintetizza vari aspetti della poetica mondiniana a partire dall’utilizzo di una superficie altamente lavorata capace di rimandare all’orientalismo fino alla costante ironia (il gioco di parole che vede lino ed olio come materiali più comunemente associati alla tradizione pittorica occidentale).
Una rivalutazione della materia vale anche per Iznik, la tecnica dello smalto su vetro che vuole ricordare i manufatti in terracotta della città turca Nicea: in questa serie di lavori la pittura diventa ceramica, traendo in inganno lo sguardo in questa metamorfosi della pittura che diventa altro. Lo stesso trompe l’oeil dei tappeti stesi e appesi alle pareti come panni messi ad asciugare, vengono realizzati con colori vivaci su un materiale edile industriale, l’eraclite.Un’illusione che sfiora la perfezione e con questi lavori l’artista ci tramanda una narrazione composta da colori vividi e motivi decorativi di un affascinante universo sconosciuto.
Un approccio, quello di Mondino con l’altrove, che non può essere ricondotto solo ad un fascino per l’esotismo ma sottintende una velato consiglio a sperimentare la diversità culturale, in opposizione al turismo di massa e all’accelerazione globale occidentale.
ALDO MONDINO – SOUK MONDANO
18/03 > 27/05/2023*
NP-ArtLab
Vicolo dell’Osservatorio 1/C 35122 – Padova (PD)
*Spazio espositivo privato mercoledì – sabato, 12.00 – 19.00
Per maggiori informazioni: info@npartlab.com