Vicende umane e ambientali catturate dalla lente di un fotografo internazionale. Una mostra, curata da Denis Curti e Annalisa D’Angelo in collaborazione con Magnum Photos, che presenta oltre 300 scatti che coprono un arco temporale dal 1995 al 2023. Una potente narrazione visiva quella di Pellegrin che si intreccia con la sua sensibilità e l’approfondita comprensione dell’umanità e dell’ambiente, rappresentando un invito a riflettere sulle sfide e le bellezze del mondo contemporaneo.
Testimone dei conflitti e delle sfide del nostro tempo, Paolo Pellegrin è uno dei più importanti fotografi internazionali. La sua esperienza come membro dell’agenzia Magnum sin dal 2005 e le numerose onorificenze che ha ricevuto, tra cui il W. Eugene Smith Grant in fotografia umanistica e il Robert Capa Gold Medal Award, testimoniano la sua abilità nel catturare momenti intensi e significativi attraverso la fotografia.
Il cuore della mostra si trova nella sua capacità di oltrepassare la superficie delle vicende umane ed entrare nell’intimità delle storie, andando oltre il confine visibile. Come afferma Annalisa D’Angelo, curatrice della mostra, L’orizzonte degli eventi, in fisica, è la zona teorica che circonda un buco nero, un confine oltre il quale anche la luce perde la sua capacità di fuga: una volta attraversato, un corpo non può più andarsene, se oltrepassa quel limite scompare del tutto dalla nostra vista. E in questa luce, Pellegrin si avventura oltre l’orizzonte, nel “buco nero della storia”, cercando di superare gli ostacoli e catturare l’essenza della condizione umana.
Attraverso una selezione di reportage che abbracciano situazioni di conflitto, come Iraq e Gaza, e tematiche ambientali, come lo tsunami in Giappone e gli incendi in Australia, la mostra traccia un percorso avvincente e coinvolgente. Gli spettatori sono portati a riflettere sulla complessità delle sfide globali, sulle interazioni tra l’uomo e l’ambiente e sulle profonde connessioni che legano l’umanità in tutte le sue sfaccettature.
Paolo Pellegrin, ex studente di architettura all’Università La Sapienza di Roma e successivamente all’Istituto Italiano di Fotografia, da sempre utilizza la fotografia come ponte per connettersi con le realtà che incontra, come “un passaporto straordinario”, come lui stesso lo definisce. La sua abilità nel catturare la vulnerabilità umana e la forza della natura emerge attraverso le immagini che ritraggono momenti di crisi e momenti di bellezza serena.
Una mostra che si integra perfettamente nel contesto di Venezia, sottolineandone la grande fragilità. La relazione tra l’uomo e l’ambiente, l’esistenza umana e la magnificenza della natura sono temi centrali che risuonano profondamente in questa esposizione. Come afferma Denis Curti,«La sua è una fotografia di denuncia e di racconto che spazia all’interno di tematiche riguardanti le condizioni di vita altrui, dalla povertà alla violenza, fino alla fragile maestosità della natura.»
Un ponte tra passato e presente, tra tradizione e contemporaneità. Il lavoro di Paolo Pellegrin trova una casa ideale nelle Stanze della Fotografia, dove le sue immagini affondano le radici nella storia ma si aprono alle grandi sfide del nostro tempo. In una mostra che non solo attira gli spettatori per la bellezza delle sue immagini, ma li spinge anche a riflettere sulle questioni globali che coinvolgono tutti.
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