12 novembre 2024

La banalità della cultura popolare nelle opere di Tomoo Gokita da ICA a Milano

di

Gumbo di Tomoo Gokita è un ritratto personale e molteplice di un immaginario pop e informale, in cui l’autore mescola mondi fittizi come un insieme di pietanze

Tomoo Gokita Gumbo A cura di Alberto Salvadori Ph. Andrea Rossetti Courtesy Fondazione ICA Milano

Gumbo è la mostra di Tomoo Gokita a cura di Alberto Salvadori in corso fino al 30 novembre 2024 presso Fondazione ICA a Milano. Il titolo fa riferimento a una pietanza tipica del Louisiana inventata dalla popolazione afroamericana: una zuppa stagionale che ha una sua preparazione specifica ma con molta libertà di realizzazione: un piatto che ha al suo interno una grande quantità di ingredienti. A partire da questa metafora, la mostra è un racconto curatoriale il cui tentativo principale è risaltare l’essenzialità formale di Gokita proponendo un effetto di straniamento allo spettatore.

Artista giapponese nato nel 1969 e cresciuto a Tokyo, ha elaborato la sua poetica attorno alle immagini della sottocultura pop americana degli anni Sessanta e Settanta, elaborando un immaginario unico; le cui forme sono mescolate con chiari riferimenti al movimento artistico dell’Informale. L’esposizione studiata per il secondo piano dell’istituzione sfrutta la natura semplice e spoglia dello spazio architettonico per esaltare i dipinti, utilizzando le piccole sale per i disegni e quattro sculture di cartapesta che fanno da legante intimo.

Nella sala più grande abbiamo le opere di grande dimensione a cui è dato grande respiro. I colori sono tenui all’interno di questa produzione specifica per Fondazione ICA, persino il giallo e il rosso risultano slavati. È proprio questo senso di appiattimento e di conformità il fulcro della pratica mostrata in Gumbo, quasi a indicare un miscuglio, una miscela inzuppata di tonalità di grigio, tipiche della sua pratica artistica iniziale.

Questa idea di flusso psicologico è esemplificata all’interno dei ritratti delle figure femminili, per citarne alcuni quali First Lady (2024) e Queen of Karaoke (2024). La prima opera è posizionata in un paesaggio indefinito con una figura femminile di profilo, in posizione istituzionale, con un dettaglio bizzarro: le gambe nude in posizione da subrette con a fianco un omino di pan di zenzero, a dimostrare un chiaro interesse surrealista dell’artista giapponese. La stessa posizione quasi di profilo la vediamo nella seconda opera, dove una donna in posa seducente, con un microfono in mano intenta a cantare, in uno spazio spoglio e senza pubblico. I due dipinti hanno in comune il fatto che le figure esprimono una forte tensione erotica per quanto non rappresentino figure riconoscibili poiché prive di contorni.

Tomoo Gokita
Gumbo
A cura di Alberto Salvadori
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Fondazione ICA Milano

La banalità in questo caso è da intendersi come una percezione che definisce l’appiattimento e la confusione dei riferimenti culturali, mischiati nell’inconscio dell’artista. Confusione che porta lo spettatore a guardare queste figure facendosi trascinare da questo insieme. Le starlette, le pornostar e i wrestler si mescolano in un immaginario deformato, in cui le figure sono come spogliate di riferimenti certi, dove l’artista pone al centro una lettura emotiva complicata, afferente a un disorientamento mentale rappresentato da aspetti culturali e la quotidianità vissuta.

Nell’esperienza sensoriale che viviamo ogni giorno ci restano impresse emozioni e percezioni restando attaccate alla nostra pelle. Così le sensazioni dell’artista sono immerse, come se fossero inserite nell’epidermide dei dipinti, all’interno dei colori.

Nel celebre testo di Kandinskij Punto, linea e superficie, in una citazione nella prefazione di Max Bill (1955) riguardo all’arte astratta e concreta vi è una critica esemplare rispetto alla perdita contenutistica dell’arte, dovuta a un’apparente non-lotta contemporanea nell’affermare nuove forme estetiche nell’arte. Ma il caso dell’opera di Gokita non segue questa via, bensì è dalla sintesi finale della forma che ne emerge il contenuto emotivo. La mostra è orchestrata in modo lineare, rispettando appieno la poetica dell’artista, proponendo questi pezzi unici all’interno del racconto di Tomoo Gokita, esaltandone l’informalità delle sue opere d’arte.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui