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La bellezza e la fragilità di un paesaggio azzurro in un progetto itinerante a Bologna
Mostre
Un paesaggio fragile, in equilibrio tra erosione e fascinazione, rivela la tensione costante tra la preziosità e la delicatezza che lo caratterizza. Il colore che affiora da questi sedimenti, sembra ancora evocare l’antica presenza marina, che Leonardo da Vinci descriveva nel Codice Hammer come un «azzurrigno terren di mare». Alle Collezioni Comunali d’Arte del Settore Musei Civici Bologna, la mostra Azzurro fragile. I calanchi delle argille azzurre nell’arte contemporanea, a cura di Matteo Zauli, pone l’attenzione su questo luogo tanto affascinante quanto vulnerabile. L’esposizione si articola in tre sezioni, ciascuna pensata per esplorare le diverse connessioni con un’identità geologica, che diventa materia e metafora nelle mani di artisti italiani e internazionali.

Nella prima sezione con un approccio documentaristico, fotografie e video di Riccardo Calamandrei, Claudio Betti e del Gruppo Fotografia Aula 21, indagano la geomorfologia del paesaggio e la sua relazione storica con l’artigianato ceramico. Si prosegue con una sezione storica che accoglie le xilografie e i disegni di Francesco Nonni, le sculture di Carlo Zauli e i collage di Giovanni Pini. Con linguaggi diversi, già dal primo Novecento, hanno visto nei calanchi un luogo poetico e simbolico, cogliendone la sua forza. La sezione contemporanea riunisce opere di artisti che hanno scelto di vivere o lavorare in quest’area: Sergia Avveduti, Gaia Carboni, Jacopo Casadei, Marco Ceroni, Silvia Chiarini, Barbara De Ponti, Oscar Dominguez, Filippo Maestroni, Cesare Reggiani, Andrea Salvatori, Marco Samorè, Juan Esteban Sandoval, Noriko Yamaguchi, Monica Zauli e Italo Zuffi. Pittura, fotografia, installazione e scultura operano per una narrazione stratificata, in cui le opere dialogano in una riflessione artistica attenta alla forma quanto al contenuto, senza rinunciare a una visione contemporanea.

In un dialogo con la materia e con la delicatezza richiesta da un materiale fragile come la cera, Sergia Avveduti in Calanchi, restituisce con un intervento minuzioso le pieghe naturali che caratterizzano il paesaggio. Diverso l’approccio di Juan Esteban Sandoval, che in Escuchador 08 trasforma l’argilla locale in un corno acustico. La partecipazione diventa così attiva e lo spettatore è chiamato a “sentire” il paesaggio, non attraverso un suono, ma mediato dalla materia stessa. Nella dimensione performativa si inserisce Cuneiforme di Italo Zuffi: un chiodo da montagna in ceramica conficcato nelle pendici dei calanchi. L’azione, documentata fotograficamente, si pone come un gesto artificiale che incide il suolo, lasciando una traccia nel paesaggio.
La mostra Azzurro fragile. I calanchi delle argille azzurre nell’arte contemporanea si inserisce nel Festival dei Calanchi e delle Argille Azzurre, nato da un’idea del Museo Carlo Zauli: un progetto che percorre un binomio di ricerca e valorizzazione, intrecciando storia e innovazione artistica, proiettando nel futuro una tradizione in continua evoluzione.
