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La Bellézza non esiste: Christian Fogarolli, Romina De Novellis e Giuseppe Stampone a Milano
Mostre
Prometeo Gallery Ida Pisani espone le opere di Christian Fogarolli (Trento, 1983), Romina De Novellis (Napoli, 1982) e Giuseppe Stampone (Cluses, 1974). Inaugurata il 3 aprile, La Bellézza non esiste rimarrà aperta al pubblico fino al 15 maggio. Il concetto di bellezza viene presentato dalla galleria secondo quella che è la definizione che ne comprende anche l’etimologia e ne ricostruisce la storia: la bellezza come una qualità, una prerogativa di ciò che “appare” o viene ritenuto bello dai sensi e dall’anima.
Christian Fogarolli si dedica dalla fine del proprio percorso accademico allo studio e alla ricerca di pratiche che spaziano dall’arte alla filosofia, dall’analisi archivistica a quella dei contesti museali. La sua è una poetica che punta alla valorizzazione di patrimoni sconosciuti ai più, attraverso l’intersezione di arte e varie altre discipline tecnico-scientifiche: la sua ricerca parte dagli archivi e mira a decostruire gli stereotipi legati al concetto di normalità, lavorando sulla stimolazione del pensiero critico e sui significati che vengono attribuiti abitualmente alla malattia, all’emarginazione e a tutto ciò che fuoriesce da quel campo ristretto rappresentato dalla condizione binaria.
Le opere di Fogarolli propongono un’ulteriore riflessione sul rapporto tra mente e cervello, su quelle connessioni che ci pongono dinnanzi alla domanda: che cosa è bello? Il progetto Infomi, una serie di collage digitali realizzati attraverso l’aiuto di algoritmi generativi mette in discussione le potenzialità dell’intelligenza artificiale nell’arte, sottolineandone la fragilità. Personaggi inesistenti, dai volti dilaniati e l’espressione indecifrabile compaiono sulle pareti della galleria come monito nei confronti di una tecnologia che rischia di compromettere la percezione che ognuno di noi ha verso gli altri. Individui “altri” che possono arrivare ad apparirci accattivanti e al contempo respingenti proprio come i soggetti rappresentati nella stampe di Fogarolli. Corredano la sezione dedicata all’artista trentino dei lavori site-specific realizzati appositamente per la mostra.
Romina De Novellis, performer e artista visuale, utilizza il proprio corpo da un punto di vista antropologico, denunciando la realtà odierna attraverso la traduzione in performance delle teorie eco-femministe che fungono da parametro contemporaneo per l’analisi delle forme di oppressione presenti ancora oggi nella società. L’esposizione della Prometeo Gallery accoglie fotografie, polaroid e video in cui è possibile rintracciare la parte più viscerale della poetica della De Novellis. L’artista nata a Napoli ma cresciuta a Roma riflette sulle dicotomie più evidenti e altresì difficili da combattere che persistono in una società segnata da dualismi, lotte di classe, in cui il potere rimane ben saldo nelle mani di pochi eletti. Dalle tracce delle sue performance si evince la forte volontà di denuncia di situazioni di oppressione – che permeano il tessuto culturale italiano ma non solo – quali la disparità di genere, la differenza tra Nord e Sud, la mancanza di punti di contatto tra il popolo e l’establishment.
Giuseppe Stampone ha curato un’esposizione che mette in risalto le differenze tra artisti con poetiche dissimili eppure in grande connessione negli spazi di Via Ventura. In mostra sono presenti alcuni suoi disegni realizzati con la consueta e ormai iconica penna Bic, tramite cui Stampone traccia segni e linee che compongono un’iconografia che unisce simboli del passato – gli stemmi dei principali partiti che hanno governato l’Italia nel secolo scorso – e personaggi dell’universo Disney. Un accostamento che a livello visivo può essere interpretato come espediente per mettere in luce le contraddizioni di una modernità segnata ancora oggi da conflitti e tensioni che, anziché placarsi, sono divenuti parte della nostra quotidianità. La Bandiera d’Europa che divide Pinocchio e un carrarmato: la bellezza esiste? Forse la domanda da porsi al termine di questa mostra collettiva dovrebbe piuttosto essere: la bellezza esiste ancora?