A Bologna, LABS Contemporary Art inaugura la seconda mostra personale, interamente fotografica, di Giulia Marchi (Rimini, 1976), che offre un viaggio nella memoria e nella formazione dellâartista. La mostra, accompagnata da un testo di Fabiola Triolo sarĂ visitabile fino al 2 marzo 2024.
Il titolo, Bildungsroman (romanzo di formazione), fa riferimento alle colonne e ai mattoni che hanno contribuito a costruire la cattedrale della memoria di Giulia Marchi, emergendo attraverso lâobiettivo della sua macchina fotografica come drappi di stoffa colorata.
Tra le colonne portanti di questa cattedrale della memoria si annoverano il Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg, Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini, La montagna incantata di Thomas Mann, o il Bartolomeo Apostolo di El Greco. Di questi, Giulia Marchi ha scelto di rappresentare visivamente un dettaglio che si è fissato con forza nella sua memoria, come lâazzurro oltremare del velo dellâAnnunciata di Palermo di Antonello da Messina, che emerge come veritĂ tangibile, spesso al di lĂ delle forme principali. Le immagini sono pulite e dirette, in sintonia con il ricordo che lâartista ha dellâopera a cui si riferiscono. Si tratta di drappi colorati fotografati su un tavolo ricoperto di un tessuto bianco accecante, evocando unâatmosfera sacra e drammatica. Solo una fotografia si distingue dalle altre, è la foto-altare in fondo al white-cube di LABS, che peraltro sorge negli spazi di unâex chiesa sconsacrata. Su questâopera non compare alcun drappo, è la âcasella vuotaâ di Deleuze, il 4â33ââ di John Cage, il bianco denso che dĂ significato ai colori attorno a sĂŠ. La ricerca di Marchi si è giĂ ampiamente rivolta in passato a questo concetto di vuoto e sospensione.
Lâattrazione che le opere di Giulia Marchi esercitano si nasconde anche nellâappagamento che si prova una volta sciolto lâenigma dei riferimenti visuali o letterari, poichĂŠ tutto si rivela evidente, palpabile e fortemente condivisibile. Il punto di verde pastello delle acque del Giordano del Battesimo di Cristo di Masolino da Panicale vibra con la stessa intensitĂ di quello del drappo ritratto da Giulia Marchi. La scelta delle stoffe deriva dal suo coinvolgimento in unâassociazione che si occupava di dare un nuovo impiego a donne vittime di incidenti sul lavoro e che lavorava materiali recuperati da industrie tessili. Ă stato in quel momento che lâartista, colpita da questi drappi, ha deciso di utilizzarli come mezzo per realizzare e visualizzare la sua memoria.
à una mostra essenziale, che invita a scartabellare nelle migliaia di immagini dalle quali il nostro sguardo è bombardato quotidianamente, per distillare le opere o le parole che hanno lasciato un solco nella nostra storia personale. Bildungsroman stimola a cercare le proprie colonne portanti e come ha fatto Giulia Marchi, sceglierne il frammento piÚ significativo, posizionarlo sul tavolo bianco e sacralizzarlo.
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