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La figura e la vita di Plinio il Vecchio in un inedito racconto a Como
Mostre
«Plinio il Vecchio non ha scolpito statue, non ha dipinto quadri. Eppure, è presente indirettamente in molti di essi. Grazie a lui, infatti, è stata trasmessa la conoscenza e il contesto immateriale del sapere, fonte d’ispirazione per l’arte» ha dichiarato Luca Levrini, Presidente della Fondazione Alessandro Volta e Presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei duemila anni dalla nascita di Plinio il Vecchio, in occasione dell’apertura di Il catalogo del mondo: Plinio il Vecchio e la Storia della Natura.
La mostra, curata da Gianfranco Adornato – Professore di Archeologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa – ripercorre le vicende di Plinio il Vecchio, che fu cittadino comasco, mettendo in luce la straordinaria fortuna della sua opera attraverso i secoli e la sua attualità nella società contemporanea, impegnata in una profonda riflessione sulla salvaguardia dell’ambiente e sul rapporto dell’uomo con la natura. Con oltre quaranta opere provenienti dalle maggiori istituzioni museali italiane, tra cui le Gallerie degli Uffizi, i Musei Vaticani, la Biblioteca Palatina – Complesso monumentale della Pilotta, il Museo Archeologico di Firenze – Direzione Regionale Musei della Toscana, il Museo Archeologico Nazionale di Venezia – Direzione Regionale Musei Veneto, l’Opera della Primaziale Pisana e il Museo Palatino – Parco Archeologico del Colosseo, e dalle principali istituzioni cittadine come la Biblioteca Comunale di Como e la Diocesi di Como, il percorso muove dalle sedi dell’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e del Palazzo del Broletto e coinvolge i luoghi cittadini con una modalità open-air, arrivando fino al nuovo spazio multimediale Vis Comensis.
«La vera ambizione della mostra è quella di sensibilizzare a un Umanesimo pliniano, come riscoperta del sapere di Plinio il Vecchio e collocare nuovamente l’uomo al centro della natura e della vita», ha spiegato il Presidente Levrini, evidenziando la precisa volontà di restituire una sensazione materiale del pensiero di Plinio, delle sue idee, delle sue emozioni e dei suoi sentimenti, e la scelta di una mostra più che diffusa, inclusa, che coinvolge i cittadini con un auspicato messaggio di maggior consapevolezza. È evidente, fin da subito, che ciò che muove il progetto è un superamento del tempo: «La mostra intende ispirare il visitatore all’importanza della cultura classica, come elemento necessario per le sfide dell’oggi», ha concluso Levrini.
Nelle sedi dell’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e di Palazzo del Broletto la mostra si articola in sei sezioni e prende avvio attraverso una galleria di ritratti imperiali – tra cui il Ritratto di Nerone del Museo Palatino, il Ritratto di Giulio Cesare dell’Opera della Primaziale Pisana, il Ritratto di Caligola, dalla collezione Grimani del Museo Archeologico Nazionale di Venezia – e di ricostruzioni di alcuni luoghi iconici della Roma Flavia. Il racconto si concentra sul ruolo di Plinio nella società del suo tempo, sulla sua carriera politica e militare, sul rapporto con il potere e sui numerosi viaggi in Europa, ovvero quel contesto socio-culturale che è alla base delle vaste conoscenze messe in campo nella Naturalis Historia.
Proprio attraverso alcuni dei più importanti codici della Naturalis Historia viene ricostruita la fortuna di questa opera dall’epoca tardo antica a quella moderna, mettendo in luce alcuni momenti di svolta dalla prima traduzione in volgare da parte di Landino, che ne testimonia la pervasività nella cultura europea. Accanto a di manoscritti e incunabuli che testimoniano l’impatto sulla nascita di una storiografia storico-artistica moderna, da P. Giovio, a G. Vasari, fino a J.J. Winckelmann, sono esposti anche capolavori dell’arte antica, accessibili all’autore comasco nel contesto urbano di Roma o menzionati nei libri definiti storico-artistici perché si occupano degli artisti e delle opere d’arte nel mediterraneo greco, e una selezione di gemme, che incarnano al massimo grado le meraviglie della natura, e sono messe in relazione col testo pliniano per spiegare, tramite le parole di Plinio, la grandiosità di questi oggetti, della natura e degli artisti che li hanno lavorati.
Il fulcro storico e artistico dell’intero percorso è costituito da due tra le più celebri e discusse opere statuarie dell’antichità: la Statua di efebo nudo tipo Westmacott conservata a Castel Gandolfo e concessa dai Musei Vaticani e il Doriforo, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi. Ma c’è di più, perché «Plinio continua a ispirare scrittori e artisti contemporanei sia attraverso il mito della sua morte che attraverso l’unicità della sua opera, intesa a descrivere in maniera ordinata il mondo in tutte le sue manifestazioni naturali», come ha ben messo in evidenza il Professor Adornato.
Luigi Spina presenta, per la prima volta, il porgetto Interno Pompeiano, un viaggio all’interno delle abitazioni di Pompei che regala immagini mai viste di uno dei siti più sorprendenti dell’antichità classica attraverso angoli inediti, la varietà dei pavimenti musivi, le geometrie e i colori dell’opus sectile, la bellezza di pitture parietali fino a oggi sconosciute seppur talvolta frammentarie, nonché il ritmo alternato di elementi figurativi e puro decorativismo. Il dialogo con il contemporaneo passa anche attraverso la serigrafia Vesuvius di Andy Warhol, la Naturalis Historia di Giulio Paolini e le serie Natural History II, Six Latin Writers and Poets and Poets e Five Greek Poets and a Philosopher di Cy Twombly. E poi ci sono le sculture di Fabio Viale, come il Torso Belvedere, la cui schiena – come nel Laocoonte – è completamente ricoperta da un tatuaggio irezumi, dove spicca la figura di un samurai che trafigge un animale mostruoso con una spada, o la Venus, ricoperta di tatuaggi dei carcerati sovietici.
L’opera di Plinio è così concreata, tangibile e comprensibile, e non si può far altro che concordare con il Presidente Levrini: «Valorizzare tali principi significa esaltare convintamente la cultura come splendida identità nazionale italiana, oggi rappresentata nella mostra di Como dalle opere di alcuni dei più importanti musei nazionali».