Come rappresentare, rendere leggibile, un percorso lungo e complesso come quello intrapreso da Yona Friedman? Visionario, qualcuno direbbe utopista, ma anche sensibile alla realtĂ storica delle cose, delle persone e degli eventi, Friedman è considerato tra i padri fondatori dellâarchitettura contemporanea, oltre che un influente teorico e urbanista e, per dare contezza della sua ricerca, la Galleria Minini presenta âSculpting the Void â une proposition de Yona Friedman avec Le Fonds de Dotation Denise et Yona Friedmanâ, un doppio progetto espositivo a cura di Maurizio Bortolotti, che riunirĂ la sede di Brescia, in via Apollonio 68, e la Galleria Francesca Minini di Milano, in via Privata Massimiano 25, in unâunica e ideale megastruttura. PerchĂŠ il lavoro dellâarchitetto nato a Budapest nel 1923 è incredibilmente sfaccettato ed esplorarlo vuol dire confrontarsi con una struttura di conoscenze e di linguaggi che comprende non solo lâarchitettura ma anche con lâarte, il design, la biologia, la filosofia, la sociologia.
Tanto piĂš significativo, allora, il patrocinio conferito dallâOrdine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia. Nellâambito di questa partnership, Bortolotti e Jean-Baptiste Decavèle, in rappresentanza del Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman, guideranno gli architetti dellâOrdine in una visita agli spazi della Galleria Minini, non ancora completamente allestita, per comprendere le dinamiche espositive e le scelte, cosĂŹ da esplorare in modo ancora piĂš accurato il lavoro di Yona Friedman.
Le due mostre alla galleria Minini prendono spunto dal recente libro di Yona Friedman, Untitled, incentrato sul suo materiale di lavoro che può essere inteso come arte. âšâšHo provato a riassumere le mie esplorazioni al di fuori dellâarchitettura in diversi libri precedenti. Alcuni riguardano lâecologia, alcuni la sociologia e uno persino i cani. Questo tuttavia è il primo riguardante lâarte. Sono una persona visiva: unâimmagine spiega, per me, molte cose. Sono conosciuto, nel mio lavoro professionale, per il mio uso di immagini semplici, cartoni animati o pittogrammi per sostituire testiâşâş, scrive Friedman.
Alcune delle immagini presentate in queste due mostre provengono dai due luoghi in cui Friedman ha sviluppato il suo lavoro: il vecchio studio-appartamento di Boulevard Pasteur e il suo ultimo appartamento in Boulevard Garibaldi, entrambi a Parigi.
âšâšLâavventura visiva di Yona Friedman trova unâimportante punto di partenza nei film di animazione sperimentali degli anni â60, a partire dai quali le sue immagini sono diventate sempre piĂš centrali nella sua riflessione sullâarchitettura nella sua visione del mondo, che rappresenta un radicale ripensamento del legame tra gli esservi viventi e i loro ambientiâşâş, ci ha spiegato Bortolotti.
âšâšI was often trying to define architecture as sculpting the void. Indeed, the material that makes architecture is penetrable empty space. You can appreciate it from inside. But emptiness in itself is not visible. Something must contain it. Architectural space is contained generally within a box. Architectsâ work is most often to conceive that box. Sculpting space can be achieved also by creating negative space, i.e. space around objects, that means space like a âmoldâ of those objects. That work also falls into the domain of architectureâşâş, ha raccontato a exibart Jean Baptiste Dècavele, citando il pensiero di Yona Friedman.
Nato a Budapest, il 5 giugno, 1923, Yona Friedman ha vissuto pienamente gli eventi segnanti del XX secolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale sfuggĂŹ ai rastrellamenti nazisti e ha trascorso dieci anni in Israele, ad Haifa, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, nel 1957. Erano anni in cui lâarchitettura stava sviluppando idee rivoluzionarie, in alcuni casi controverse, dal Postmoderno allâArchitettura Radicale, per citarne qualcuna.
E in questo contesto, Friedman contribuĂŹ a mettere in crisi le certezze della pianificazione architettonica e urbanistica, attraverso il suo âManifeste de lâarchitecture mobile, presentato nel 1956, al X Congresso Internazionale di Architettura Moderna di Dubrovnik. Emergevano concetti come quello dellâarchitettura mobile e, in questo senso, lâattenzione di Friedman è sempre stata rivolta alle modalitĂ dinamiche dellâabitare e degli abitanti.
Nel 1963 sviluppò lâidea di cittĂ ponte e partecipò attivamente al clima culturale e utopico dellâarchitettura degli anni â60 nota come EtĂ della megastruttura. Dalla metĂ degli anni â60 ha insegnato presso numerose universitĂ americane e, nel decennio successivo, ha lavorato intensamente per le Nazioni Unite e lâUnesco.
I suoi principi di autocostruzione, a partire dallâutlizzo di materiali locali, sono stati applicati nel Museum of Simple Technology di Madras, in India, realizzato da Freidman nel 1987. Ma fervida anche la sua attivitĂ di scrittore, sia di testi a indirizzo tecnico che sociologico, filosofico ed epistemologico, come Utopie Realizzabili e Lâordine complicato. Come costruire unâimmagine.
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