Da tempo Ada Mazzei dipinge fiori. Primi piani di grandi corolle nello sbocciare fauve e matissiano di colori mediterranei. Sono fiori che crescono sotto il suo pennello, che raccontano negli anni un percorso pittorico che va via via raffinando i suoi mezzi fino a esiti sorprendenti, profondi, coinvolgenti. All’inizio – gli anni novanta del XX secolo – la sua pittura esprime una sorta di ottimismo sperimentale nella verifica dei propri mezzi tecnico-linguistici. L’ispirazione trova luogo nel tema di fiori e frutti colti a distanza ravvicinata nella loro irruente fisicità, in primi piani dettagliati che progressivamente si riducono (ma non nella dimensione del quadro) a “frammenti di natura”. Così procede sino a ora la sua ricerca limpida e coerente, ostinata e lungimirante che nel tema di sempre – il fiore – muove al di fuori di ogni servitù ideologica, in un’ampia indagine intorno alla propria specificità. E riqualificando i propri mezzi espressivi. Ancora oggi Ada Mazzei trova la sua motivazione nella natura, quella che da sempre ispira la pittura al di là delle mode del tempo, la grande natura nella bella pittura.
In questa mostra a Lecce sono esposte opere degli ultimi due anni, realizzate durante il lungo lockdown che ci ha tenuti fuori dal caos dispersivo del mondo, in un tempo coscienziosamente annotato su ogni tela. Una sorta di diario intimo. Ed ecco nell’immagine floreale apparire, in termini bergsoniani, materia e colore come sentimento e memoria. E gli strati diafani e palpitanti di colore indicano una natura non si sa se nascente o morente, in via di aggregarsi o dissolversi. Perché questo è il sottile timore del nostro tempo, nella consapevolezza colpevole e impotente di un male subdolo che distrugge alberi finora immortali come gli olivi, abbatte palme svettanti, sporca di nero lutto agrumi dorati, oleandri dal profumo dolceamaro. I bei disegni che sono la base formale dei grandi dipinti, nella dedizione alla pittura che caratterizza questo percorso artistico, ne rappresentano un aspetto non certamente minore.
Infatti se la pittura di Mazzei ha sempre un rigoroso impianto formale, questo impianto assume nel disegno la sua maggiore evidenza. È il disegno il primo mezzo di organizzazione di improvvise sensazioni, da cui successive meditazioni pittoriche. Disegnare – secondo Alexander Cozens – significa “delineare idee”. Idee che nascono da emozioni concrete, da visioni particolari, idee sorrette da un colore/luce estremamente duttile, sensibile, variabile, ragione ultima di questa pittura. Questi fiori della nostra artista salentina, non più riconducibili a precisi tipi naturali, assumono colori inediti, in una gamma artificiale, e paiono muoversi secondo linee curve e serpeggianti, affini al mondo animale, in preda a una misteriosa ibridazione.
Nella chiesa di San Francesco della Scarpa, adibita a spazio espositivo, avviene l’incontro tra opera e contesto, in una convivenza poetica tra una pittura dai toni silenti e dai colori pacati e l’arte del passato che decora altari e pareti. Un’esperienza di slow art in tempi di pandemia.
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