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La matericità della memoria collettiva. Dineo Seshee Bopape alla Fondazione Pirelli HangarBicocca
Mostre
di Livia Milani
Il 6 ottobre la fondazione Pirelli HangarBicocca apre le sue porte, inaugurando la mostra personale “Born in the first light of the morning [moswara’marapo]” dell’artista Dineo Seshee Bopape. Il percorso espositivo, curato da Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, è visitabile fino al 29 gennaio 2023 e invita lo spettatore a entrare nell’universo simbolico dell’artista attraverso un dialogo diretto con le sue installazioni ambientali.
La matericità del lavoro di Bopape, espressa attraverso un intreccio di narrazioni, si traduce nell’utilizzo di elementi naturali che chiamano in gioco sia archetipi ancestrali legati alle origini dell’artista sia eventi socio-politici traumatici di cui lei stessa si fa testimone.
Riprendendo il titolo, le opere in mostra oscillano su due piani tra loro interconnessi attraverso una continua alternanza tra presente e passato, concreto e simbolico, personale e collettivo. Così, l’approfondimento del concetto di memoria rappresenta una direttrice su cui poter avviare una narrazione storica che sia corale ed eterogenea in contrapposizione alla linearità cronologica degli eventi.
Infatti, attraverso l’utilizzo di materiali fortemente tattili e dalle forti potenziali trasformative e metamorfiche, come la terra, l’acqua e i minerali, l’artista crea un alfabeto espressivo in cui trovano spazio media differenti. All’interno del percorso espositivo, quindi, il linguaggio digitale e tecnologico, sviluppato grazie alle sperimentazioni video e sonore, si salda a lavori scultorei e installativi, aprendo nuove possibilità di rigenerazione ambientale e sociale.
Untitled apre la mostra con due disegni a parete – rispettivamente di forma uno piramidale e l’altro rettangolare – che richiamano la ciclicità del percorso espositivo attraverso l’utilizzo di due elementi naturali centrali nella pratica artistica di Bopape: la terra e l’acqua come forze in grado di imprimere una traccia tangibile nel reale.
L’acqua diventa non solo strumento simbolico per attivare la manipolazione scultorea della terra, ma incarna le caratteristiche del viaggio lirico in richiamo al fenomeno storico della diaspora africana. Cosi, in Ierato lana le a chela le a chela le a phela/ My love is alive, is alive, is alive l’artista presenta l’oceano come distesa d’acqua che muta in relazione al movimento impresso da una forza agente esterna. Presentata su tre grandi schermi dalla superficie in pietra calcarea, quest’opera mostra l’intervento diretto di Bopape che, con le sue mani, sfiora l’acqua mentre intona il testo della canzone da cui è tratto il titolo dell’opera stessa.
A tal proposito l’artista dichiara: «Rifletto sull’acqua come elemento e su come mi relaziono ad essa; l’acqua dell’oceano, l’acqua del mio corpo, ma anche l’acqua nel nostro corpo collettivo o coscienza collettiva». Le diverse componenti di questo lavoro si rifanno alla storia degli schiavi afroamericani del diciottesimo secolo, nello specifico a Peter Iacerata, e al tema del viaggio nell’oceano come ricordo della memoria storica condivisa.
La resistenza anticoloniale è, invece, la tematica portante di Lerole: footnotes (The struggle of memory against forgetting), l’installazione di grandi dimensioni composta da cumuli di mattoni in terra cruda disposti nello spazio secondo collocazioni geometriche. Si tratta di un’opera sensoriale in cui le diverse componenti contribuiscono alla creazione di un’esperienza immersiva per mezzo di stimoli olfattivi dati dalla combustione dell’incenso e uditivi per mezzo di giradischi che diffondono suoni ambientali naturali. L’installazione è disseminata da placche di legno su cui l’artista ha inciso brevi testi per ricordare e commemorare gli avvenimenti durante i quali i popoli locali hanno opposto resistenza agli eserciti coloniali europei.
La terra ha, per l’artista, una connotazione fortemente politica e sociale, oltre che simbolica e metafisica. Così, and- in. The light of this _ _ _ _ _ _ e Mothabeng, le due opere side specific realizzate con materiali grezzi quali pietre, sabbia, sterco e terra, sono un invito alla ricostruzione di rapporti equilibrati con la natura attraverso il riconoscimento della sua funzione rituale.
Il percorso espositivo si chiude, infine, con Mabu, mabu, mmu, sa_ _ ke lerole, (sa lerole ke), cinque blocchi di terra su cui Bopape pone cristalli, foglie d’oro e di argilla ed erbe curative, creando un collegamento diretto tra la sua memoria personale legata agli avi e il ruolo politico della terra. Infatti, ancora oggi, in Sudafrica l’appropriazione del suolo è al centro di violenti conflitti tra le popolazioni indigene e gli interessi neocoloniali provenienti dal Nord Globale e, per questo, la terra intesa come «Manifestazione metafisica della memoria» rappresenta una traiettoria centrale nella ricerca artistica di Dineo Seshee Bopape.