Al suo secondo appuntamento presso gli spazi di Palazzo Lucarini a Trevi, Petr Davydtchenko (Arzamas-16, ora Sarov, 1986) utilizza il linguaggio espositivo per compiere una critica sui delicati equilibri geofinanziari e geopolitici che coinvolgono le multinazionali farmaceutiche. La mostra, curata da Maurizio Coccia, si riferisce sin dal titolo alle complesse dinamiche di potere che intrecciano consenso e censura scientifica.
“Perftoran” è il nome dell’emulsione di “sangue blu” scoperta in un laboratorio sovietico alla fine degli anni’70. Lo scienziato sovietico Beloyartsev, dopo essere stato perquisito e minacciato, è scomparso in un misterioso suicidio. Il prodotto è stato commercializzato solo più tardi a prezzi inaccessibili per la maggior parte degli ospedali russi. Genealogia e metafora hacker attraversano la crisi pandemica nell’opera dell’artista, in un’operazione di ricerca e smascheramento della farsa mediatica.
Se la mostra di Petr Davydtchenko a Palazzo Lucarini di Trevi si apre con un manifesto di una campagna medica, che si ripete in altre sale, è perché entriamo all’interno di un dispositivo scenico che ricalca la scena di un laboratorio. Orizzontalmente lo spazio è attraversato da tavoli e letti, grigi e asettici, che rimandano a un luogo dove il lavoro assorbe anche la vita. Sui tavoli sono poggiati ampolle e monitor, su quest’ultimi scorrono i testi di protocolli burocratici e scoperte farmaceutiche. Sui muri oltre ai manifesti “Innovative Health”, lo slogan di una nota casa farmaceutica: “Before it became a medicine, it was an idea”.
Se la necropoli delle guerre mondiali era stata la fucina del controllo della società civile a partire dal connubio sorveglianza-biotecnologie, oggi la necropoli pandemica offre al profitto la sua soluzione nella guerra alla cura offerta dalle aziende farmaceutiche. All’interno della mostra, l’artista ha inserito concetti medici suggerendo che la fonte di un vero vaccino contro la SARS-COV2 è nella sua stessa origine: un pipistrello.
Alcuni media, hanno infatti attribuito un ruolo centrale all’animale nella diffusione del morbo. E secondo l’artista ci sono buone probabilità di ricavare sostanze antibatteriche da questi animali. L’azione di mangiarlo vivo è documentata in una delle sale, dove un video mostra l’artista impegnato in questo gesto estremo. Il carattere perturbante e il valore “shock” di questa azione assumono una valenza simbolica in relazione a una possibile soluzione per la pandemia.
Allo stesso tempo è un appello attivista, che Davydtchenko riporta in due città simbolo della crisi pandemica italiana, a Roma e a Bergamo. A Roma, di fronte all’Altare della Patria, Davydtchenko ne ha mangiato uno vivo, per chiedere un cambio di passo al governo italiano a proposito della trattativa sulla produzione del vaccino. All’ospedale di Bergamo, invece, è stato consegnato un piccolo gruppi di pipistrelli, allo scopo di sperimentare un nuovo tipo di vaccino a partire proprio dal loro sangue.
L’artista utilizza informazioni mediche poco diffuse, dati acquisiti dalle grandi aziende farmaceutiche e ricavate con mezzi illeciti, grazie all’aiuto della comunità di pirati o entusiasti informatici che hanno deciso di pubblicarli. Nella ricerca di informazioni provenienti da fonti clandestine e non ufficiali, “Perftoran”, sul modello Wikileaks, ha utilizzato informazioni considerate una priorità di intelligence per gli Stati, data la necessità di combattere la pandemia. Un gruppo di volontari, attivisti, hacker, collaborano senza sosta al progetto dell’artista. All’interno della cappella sconsacrata di Palazzo Lucarini, questo gruppo di scienziati, come in grotta alchemica aggiornata al XXI secolo, sta sperimentando una serie di combinazioni tra differenti sostanze naturali per verificarne le potenzialità immunitarie.
Tutte le informazioni che circolano nel pubblico dominio sono uno strumento di un qualche tipo di potere, sia esso sottile o palese. Si propagano a scopo di lucro. La fonte è l’originale. L’origine è la soluzione, l’inizio della fine, come nel corpo del pipistrello e nell’azione estrema dell’artista.
«Il virus ha infettato oltre 20 milioni di persone, uccidendo più di 746644 persone in tutto il mondo, con numeri in aumento ogni giorno. È stato dispiegato sul campo di battaglia geopolitico come arma biologica per destabilizzare le economie. Un vaccino è la nostra unica speranza. Ma mentre le aziende farmaceutiche lavorano instancabilmente per trovare la cura, il benessere futuro della popolazione globale rimane nelle mani di queste corporazioni guidate dal profitto che ricattano la civiltà per ottenere profitti di una portata senza precedenti», ha dichiarato l’artista.
Petr Davydtchenko, Perftoran, Palazzo Lucarini, Trevi
Fino al 30 agosto 2020
Dal venerdì alla domenica, dalle 15:30 alle 18:30
Per info e prenotazioni: +39 3386772711; info@palazzolucarini.it
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