Fette di pane addentate, mozziconi di sigarette, pastiglie multicolori. Posate argentate oleose, tazzine rovesciate da cui fuoriescono fondi di caffè, biscotti inzuppati, frammenti di cioccolato lasciati sciogliere sopra a una tovaglia dalle linee blu-rosse e dalle sartorie confusionarie. Confezioni vuote di liquori e sigarette dai grandi marchi, lacerate, stropicciate, abbandonate. Tutto qui è abbandonato, destinato a un crudo destino. I commensali hanno appena finito il loro pasto. Si è già iniziato a raccogliere piatti e posate ma poi il tempo si è fermato, un attimo prima di sparecchiare. Una zuppiera, imbrattata del suo stesso contenuto, è sormontata da una testa di scimmia che dai tratti sofferenti domina la distopica tavolata di cui non rimane niente più che un ammasso di avanzi. Una tavola imbandita per un piccolo gruppo di potenti: i proprietari del mondo, che ne consumano la carne fino all’osso. Un’immagine perturbante, ripugnante, ai limiti dell’assurdo tanto seducente quanto curiosa per la raffinatezza dei dettagli minuziosi che la disegnano: tutto è finto, lo sappiamo, eppure tutto sembra così reale da rifiutarne la mancata veridicità e le nostre dita sono spinte da un desiderio voyeristico di toccare per credere.
L’opera Resistenza 2, posizionata nel cuore del percorso espositivo, incarna la ricerca del duo artistico emiliano-romagnolo composto da Gianpaolo Bertozzi e Stefano dal Monte Casoni, venuto a mancare lo scorso anno. «Da sculture e installazioni che sembrano semplicemente imitare il reale scaturisce invece un vertiginoso processo creativo più ampio: le opere non imitano e basta, ma creano nuovi mondi, nei quali si entra perché simili in maniera quasi rassicurante al nostro, e dei quali solo in un secondo momento si notano gli aspetti paradossali, le storture, le crepe… ma anche la ricchezza, la profondità» racconta delle loro opere Edoardo Pepino, direttore del Labirinto della Masone. A meravigliare lo sguardo dinanzi alle opere di Bertozzi & Casoni è sicuramente la perfetta padronanza della tecnica di realizzazione capace di creare delle composizioni mimetiche con il reale. Formatisi entrambi nell’ambito della ceramica faentina, il duo da sempre predilige questo medium espressivo anche per la capacità intrinseca della ceramica di prestarsi alla pittura. Dall’inizio del nuovo millennio, hanno abbandonato la tradizionale tecnica della maiolica dipinta a pennello, parzialmente presente in alcune opere come nel meticoloso guscio della tartaruga Caretta caretta impigliata su una rete da pesca di bronzo nella sala delle esposizioni temporanee, per sperimentare innovativi materiali e tecnologie di derivazione industriale. È il caso delle stampanti 3D per ceramica e della fotoceramica, che imprime immagini digitali direttamente sulla superficie materica permettendo una resa del manufatto sempre più verosimile. «Le loro opere possono apparire come “copie del reale”, straordinari virtuosismi. Bertozzi & Casoni, invece, sono dissacratori del reale, alludono piuttosto al concetto di sembiante (o di “apparenza”), di cui proclamano il rifiuto» continua Pepino.
Con la conclusione della pausa estiva, il Labirinto inaugura una nuova stagione espositiva con la mostra Bertozzi & Casoni. Non è quel che sembra visitabile fino al 7 gennaio 2025, termine con cui compie il suo decimo anniversario. L’esposizione, a cura della Fondazione Franco Maria Ricci e di Bertozzi & Casoni, si compone di circa una quarantina di sculture rigorosamente in ceramica: cartoline dal mondo e del disfacimento contemporaneo, che si snodano e si articolano non solo nella sala delle esposizioni temporanee ma anche all’interno di tutto il percorso museale adagiandosi sugli espositori della collezione di Franco Maria Ricci, come le lacerate calzature arancioni new balance di Nelle tue scarpe (un’epifania) tra le opere del Novecento; sui ripiani della casa editrice FMR da lui fondata con pile di libri dai contenuti disparati che fanno da piedistalli a giradischi, tazzine e biscotti, termos e una torre di carte da briscola dal saldo equilibrio di Architettura design; o imponendosi vertiginose e monumentali nel centro delle sale dove Flamingo e Sedia elettrica con farfalle trovano la loro dimensione di rinascita, circondate dalla delicatezza persuasiva di numerose farfalle di specie diverse.
Quelle di Bertozzi & Casoni sono opere dalle immagini impeccabili, cartoline del mondo che guardano al rifiuto, all’accumulazione consumistica con un occhio di stupore e meraviglia, trovando la bellezza lì dove si annulla la possibilità farne esperienza. Sono opere ambigue nel paradosso che contengono: di fronte all’equilibrio della forma di un candido pappagallo che si appoggia e si riflette nella profondità soffocante di un barile ricolmo di liquido color pece, non si può negare l’origine e le conseguenze disastrose da un punto di vista sociale, ambientale, politico ed economico della nostra contemporaneità. Non si può prescindere dal rifiuto consumistico il vero impatto che provoca nel mondo, la cui produzione è data da politiche violente di estrattivismo intensivo, deforestazione, espropriazione delle terre ai propri abitanti; il lavoro minorile, lo sfruttamento della manodopera a basso costo e il problema dello smaltimento dei rifiuti stessi, spesso a carico di quella parte del mondo a cui tutto è stato tolto in cambio di una discarica accumulativa di cui il volto inquietante della Quinta stagione (?), che insieme alla serie delle stagioni ispirate a quelle celebri di Arcimboldo inaugurano l’esposizione, rappresenta solo in minima parte. Bertozzi & Casoni. Non è quel che sembra è la paradossale veridicità dell’apparenza.
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